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UDINE Cerca di estinguere un mutuo con la Banca popolare di Vicenza, ma non riesce a pagare. È la singolare vicenda che, a quanto dichiarato dalla stessa interessata, sta mettendo in difficoltà Juna Bortoluzzi con la società Sga di Napoli, incaricata di recuperare i crediti di Bpv. La vicenda, racconta Juna, nasce quando Andrea, suo fratello, apre un’attività contraendo un mutuo con Bpv e a garanzia entrambi ipotecano una casa di San Pietro di Ragogna a firma del padre che viene, però, a mancare. A questo punto gli eredi diventano di fatto garanti e contestualmente, ricorda Juna «a causa dell’andamento non positivo dell’attività, Andrea non ha pagato il mutuo per circa due anni e la Bpv, già in difficoltà, ha cercato di recuperare il debito residuo». Fin qui nulla di strano e per evitare il rischio di un pignoramento, «la famiglia, d’intesa con la Bpv e Primacassa di Ragogna, concorda l’operazione di vendita della casa alla moglie di Andrea che si accolla il mutuo dell’acquisto della casa». Con il mutuo verrebbe contestualmente sanato il debito verso la Popolare di Vicenza e di seguito cancellata l’ipoteca. «Primacassa – prosegue nel racconto Juna – che eroga il mutuo attende di emettere tre assegni: due per gli eredi e uno per Bpv per l’estinzione del mutuo, ma non lo può fare perché manca l’importo preciso che deve corrispondere all’ammontare del debito, dunque gli assegni sono disponibili ma fermi». Ed è presto spiegato il perché. Dopo il fallimento di Bpv i crediti della Popolare passano a una società incaricata dal Ministero di recuperare i crediti e gestire i debiti di Bpv e Veneto Banca, la Società per la gestione di attività, nata in origine per gestire il recupero crediti del Banco di Napoli. Arriviamo a maggio 2018 e la famiglia cerca un riscontro per avere la cifra del mutuo residuo di Andrea, in modo da comunicarlo al notaio per il rogito. Senza quella cifra non si può rogitare, visto che non si può cancellare l’ipoteca. Scatta una serie di mail certificate in cui Juna chiede alla società di recupero crediti il saldo calcolato al 5 giugno, giorno fissato per il rogito. Dopo una prima risposta con la richiesta di ulteriori informazioni e una seconda comunicazione per dire che un gestore avrebbe preso in carico la richiesta, Juna racconta di non essere più riuscita a comunicare con la società in questione precisando, in una mail successiva, che la mancanza di risposta sul saldo del debito stava facendo aumentare i costi per la famiglia dovendo rimandare il rogito notarile. «Mail cadute nel vuoto precisa Juna – che si sommano alle telefonate fatte al call center, che rimbalza ogni richiesta con la spiegazione che loro non possono fare nulla e che comunicheranno tutto agli operatori oberati di lavoro, che si occupano delle pratiche. Abbiamo già cancellato due appuntamenti dal notaio, a causa della mancanza di quel dato e dalla fine di giugno non abbiamo avuto altre risposte. Quello che è assurdo aggiunge – è che non vogliamo pagare. A breve interesserò anche un avvocato, che scriva a loro e alla Banca d’Italia, in quanto non vorremmo che il debito di Andrea continuasse a salire per cause non sue, ma che venisse fissato alla data del 14 maggio 2018, data della richiesta dell’importo. Inoltre chiarisce ho dovuto contrarre un’ulteriore finanziamento oneroso per concludere un acquisto, che non avrei dovuto fare se il rogito fosse andato a buon fine l’8 giugno. Penso che chiederemo ristoro anche di questo».
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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