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I carabinieri davanti alla palazzina di viale Brodolini il 3 febbraio del 2018

La casa di Luca Traini torna agibile. Si tratta di una palazzina di 50 appartamenti dove i lavori di sistemazione sono stati completati. E proprio lì potrebbe tornare a vivere il 30enne, condannato a 12 anni per strage, se martedì venisse accolta dal tribunale del Riesame la richiesta del suo legale: domiciliari con braccialetto elettronico.

La palazzina si trova in viale Brodolini, a Tolentino, e per sistemarla sono stati stanziati 4 milioni e 300mila euro. Nel periodo dei lavori, i residenti hanno dovuto lasciare le loro case per sei mesi. Dal civico 96 di quella palazzina il 3 febbraio dello scorso anno era uscito Luca Traini, che abitava in un appartamento con la mamma e la nonna. Con sé il 30enne maceratese aveva la pistola Glock presa dalla cassaforte che usò per compiere il suo raid in giro per Macerata. Nella sua stanza quando venne fatta una perquisizione dai carabinieri dopo la cattura, venne scoperto il suo mondo segreto: il Mein Kampf sulla scrivania, un testo sulla Repubblica sociale italiana, la bandiera nera con la croce celtica bianca. Traini quel 3 febbraio sparò a sei persone di origine africana, ferendole, per poi avvolgersi in una bandiera tricolore e salire sull’altare dei caduti di Macerata. Da quella maledetta mattina di febbraio Traini non ha più visto la sua casa e la stanza.

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L’avvocato Giancarlo Giulianelli

E’ finito in carcere e in seguito è stato condannato a 12 anni per strage al tribunale di Macerata. Ma in quella casa potrebbe tornarci in tempi brevi. Almeno è l’idea del suo legale, l’avvocato Giancarlo Giulianelli, che ha presentato al tribunale del Riesame la richiesta di domiciliari con braccialetto elettronico. L’udienza si svolgerà martedì dopo che in precedenza i giudici avevano respinto la richiesta per una questione tecnica. Al momento il legale ha chiesto per Traini i domiciliari a casa del padre, che vive a Macerata, ma dovesse essere accolta la richiesta in seguito potrebbe tornare a vivere proprio a Tolentino. Per Traini il suo legale ha anche presentato appello «sarà fissato a breve. Si fonda sul fatto che ritengo non ci sia il reato di strage, che quando ha agito la sua capacità di volere fosse grandemente scemata, che non c’è l’odio razziale, che dovevano essere concesse le attenuanti generiche» dice l’avvocato Giulianelli. Traini è solo uno dei circa 300 residenti della palazzina, tutti costretti a lasciare la loro casa nel periodo in cui ci sono stati i lavori, durati sei mesi. Si trattava di opere per sistemare danni classificati in categoria “B” (lievi). Per completarli c’è voluto un finanziamento di 4 milioni e 300mila euro, il costo maggiore sin qui affrontato nel cratere per un condominio. Cinquanta appartamenti e undici attività commerciali fanno parte del complesso.

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La palazzina dopo il completamento dei lavori



 

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