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Mentre il governo prepara, come richiesto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, una riforma delle concessioni, sul tavolo del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, arriva la richiesta di aprire un confronto sugli investimenti per le autostrade. A chiederlo sono gli stessi concessionari che, spiegano in una lettera inviata dalla loro associazione, l’Aiscat, allo stesso ministro, si trovano in circostanze definite “eccezionali”. Già oggi ci sarà un primo incontro con Salvini, appuntamento al quale i concessionari si presenteranno con una lista di proposte preceduta da una fotografia delle difficoltà che sta attraversando il settore. Di cosa si tratta? La stretta sulle norme per la sicurezza delle reti, a partire da ponti e viadotti, decisa dopo la tragedia del Morandi di Genova, ha portato alla necessità di introdurre nuovi e più efficaci sistemi di monitoraggio e gestione delle autostrade.

IL PASSAGGIO

Tutto ciò, ovviamente, ha comportato ingenti investimenti per le concessionarie delle autostrade con una conseguente lievitazione dei costi che gli stessi gestori definiscono “abnorme”. Ma soprattutto, ricordano, l’aggiornamento delle regole per le concessioni stabilita dall’Autorità per la regolazione dei trasporti ha comportato a un lungo ritardo nell’aggiornamento dei Piani economico-finanziari, il documento che serve tra le altre cose a fare da base per gli adeguamenti tariffari. Morale. Da sei anni a questa parte, cioè dal 2019 da quanto è stato introdotto il nuovo sistema regolatorio, soltanto sei concessionarie su 26 hanno ottenuto l’aggiornamento del piano economico-finanziario. E senza l’approvazione del piano, come detto, anche gli adeguamenti dei pedaggi sono stati congelati. Con quali effetti? Con un sostanziale disequilibrio, spiega l’Aiscat, dei conti a discapito dei concessionari. La dinamica delle tariffe autostradali sarebbe incongruente sia con gli investimenti effettuati negli ultimi anni, sia con quelli che dovranno essere effettuati da qui in avanti. A fronte di un incremento marginale dei pedaggi, in media dello 0,85 per cento annuo, ricordano i concessionari, nell’ultimo triennio il tasso di inflazione è cresciuto del 15 per cento.

Qual è dunque la richiesta? Quella di aprire un tavolo tecnico di confronto con il ministero, per discutere di come affrontare la situazione. A cominciare dalla necessità di trovare coperture economiche per gli investimenti già effettuati, di reperire risorse per quelli a venire e di adeguare la spesa per la manutenzione ordinaria in relazione ai nuovi standard normativi.

I MECCANISMI

Ma come fare in modo che queste spese per investimenti non gravino sulle casse dello Stato e non pesino eccessivamente sui pedaggi pagati dagli utenti? Al tavolo l’Aiscat ha intenzione di portare una serie di proposte. La prima è una proroga “tecnica” della durata delle concessioni autostradali. Una misura che, secondo gli stessi concessionari, non andrebbe contro le regole europee perché servirebbe soltanto a riequilibrare i conti e non comporterebbe un trasferimento di risorse pubbliche nei confronti degli attuali gestori. La seconda richiesta è quella di permettere operazioni cosiddette di «cross financing», ossia di finanziamento incrociato da parte di più concessionari. O ancora, permettere il trasferimento al periodo concessorio successivo di una parte del recupero tariffario degli investimenti. L’obiettivo del tavolo secondo le intenzioni dell’Aiscat, come detto, sarebbe quello di trovare un modo di finanziare gli investimenti senza contributi dello Stato e con un sistema tariffario che sia sostenibile sia per gli automobilisti sia per le concessionarie chiamate ad effettuare gli investimenti. E tutto questo senza aumentare il valore delle concessioni per non incorrere nella censura europea. Un’equazione con molte incognite che il tavolo tecnico dovrebbe essere chiamato a risolvere.

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