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La decisione di uno dei due coniugi di non lavorare influisce sull’assegno di mantenimento?

In caso di separazione, la donna che ha sempre fatto la casalinga e che perciò non ha un lavoro per mantenersi, si chiede spesso se chi si dedica alla casa e alla famiglia ha diritto al mantenimento per il solo fatto di aver rinunciato alla propria carriera per il bene del coniuge e dei figli. La risposta che usualmente si suole dare in questi casi è affermativa. In verità il diritto all’assegno divorzile non è così automatico e la spiegazione viene fornita in una sentenza del Tribunale di Salerno del 10 marzo 2024. Cerchiamo allora di fare il punto della situazione partendo da un esempio molto semplice.

Immaginiamo che due persone, Anna e Marco, siano sposate da molti anni. Durante il loro matrimonio, Anna ha deciso di dedicarsi principalmente alla gestione della casa e all’educazione dei figli, mentre Marco ha lavorato fuori casa, diventando la principale fonte di reddito della famiglia. Questa situazione non è rara e riflette una scelta di vita condivisa da molte coppie.

Tuttavia, se Anna e Marco decidono di divorziare, potrebbero sorgere delle questioni riguardanti il mantenimento economico post-divorzio. In Italia, esiste la regola secondo cui il coniuge con il reddito più alto deve versare all’ex un “assegno divorzile” solo se quest’ultimo non è in grado di mantenersi da solo. Se lo è, invece, al di là della sproporzione con di reddito con l’ex, viene meno ogni diritto al contributo economico.

Tuttavia il semplice fatto di non potersi mantenere da solo non è sufficiente per poter chiedere l’assegno divorzile. È necessario che questa indigenza dipenda da una causa non imputabile al coniuge in questione. E il più delle volte ciò deriva dal fatto che questi ha rinunciato alla propria carriera per badare alla casa e alla famiglia.

Nel 2018 le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che l’assegno di divorzio è sempre dovuto quando la scelta di dedicarsi al ménage domestico sia condivisa.

Il punto fondamentale da capire qui è che il semplice fatto che Anna si sia dedicata alla famiglia e ai figli non le garantisce automaticamente il diritto a ricevere l’assegno divorzile da Marco. Perché? Perché la legge non considera solo chi ha fatto cosa durante il matrimonio, ma guarda a una serie di fattori più complessi.

Per avere diritto all’assegno, la moglie deve dimostrare che:

  • la sua scelta di dedicarsi alla famiglia e di non lavorare o di lavorare meno, è stata una decisione presa insieme al marito;
  • e che questa scelta le ha fatto perdere delle concrete opportunità di lavoro, che avrebbero potuto migliorare la sua situazione economica personale.

Senza la prova di tali elementi la donna non ha diritto al mantenimento per la semplice circostanza di aver fatto la casalinga. La legge infatti vuol evitare che si possa accordare tutela a persone (donne, per lo più) che, una volta sposate, decidono di farsi mantenere dal coniuge e di non lavorare volontariamente. Come ha scritto nel 2017 la Quarta Sezione della Cassazione in una

storica sentenza (n. 11538/17), il matrimonio non è un’assicurazione sulla vita.

Ad esempio, se Anna avesse rinunciato a una promettente carriera professionale per stare a casa e prendersi cura dei figli, e potesse dimostrare che tale rinuncia è stata decisa assieme a Marco e ha avuto un impatto significativo sulle sue possibilità economiche future, allora potrebbe avere maggiori possibilità di ottenere l’assegno divorzile.

Dunque, se la moglie non riesce a dimostrare questi elementi, il giudice non può concederle l’assegno di divorzio, perché la legge non stabilisce automaticamente un obbligo di mantenimento basato solo sulla disparità di reddito tra gli ex coniugi o sul fatto che uno si sia dedicato di più alla famiglia.

In sostanza, il concetto di assegno divorzile in Italia è piuttosto complesso e non si basa su una regola fissa. Ogni situazione viene valutata individualmente, considerando diversi fattori, tra cui le decisioni prese insieme durante il matrimonio e le reali opportunità professionali perse a causa di queste decisioni.

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