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Dal 2 settembre 2024 potranno essere presentate allʼInps, in qualità di soggetto attuatore, le domande per gli incentivi al lavoro a favore dei giovani con disabilità, voluti dal Ministero per le Disabilità, come previsto dalla legge n.18 del 2024 che ha rafforzato la misura prevista dall’articolo 28 del decreto-legge n. 48 del 2023. La misura riconosce un contributo a favore di enti del terzo settore ed onlus per ogni persona con disabilità, di età inferiore a trentacinque anni, assunta ai sensi della legge 12 marzo 1999, n. 68, con contratto di lavoro a tempo indeterminato tra il 1° agosto 2020 e il 30 settembre 2024, per lo svolgimento di attività conformi allo statuto di detti enti.

Negli anni si è affermato un paradigma della disabilità che non è più soltanto medico, ma anche e soprattutto sociale: la disabilità non si identifica soltanto con una condizione di salute, ma anche nelle barriere, ambientali e sociali, che impediscono l’inclusione. L’ordinamento giuridico italiano ha introdotto ormai da tempo la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, un documento adottato nel 2006 dalle Nazioni Unite, e che ad oggi è ancora una guida fondamentale nell’affrontare tutti i problemi discriminatori a cui le persone con disabilità vanno incontro quotidianamente. Dal 2006 ad oggi sono cambiate molte cose, ma ci sono ancora tanti obiettivi basilari da raggiungere.

Stesse opportunitaʼ

Tutti conoscono il primo articolo della nostra Costituzione, e dunque l’importanza che ha il lavoro nella società italiana. Il problema sta però nel garantire a tutti le stesse opportunità. Secondo i più recenti dati Istat, infatti, nel nostro paese sono oltre 3 milioni le persone con una forma di disabilità, ma di questi solo il 32,2% risulta correttamente impiegato. Ad esempio, le persone cieche assolute o parziali sono più di 122mila e il loro tasso di disoccupazione è del 70%, contro il 10,5% della media nazionale. Il punto è che le aziende italiane sono ancora poco strutturate per gestire l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità e spesso non vanno oltre gli adempimenti previsti dalla legge. Il sondaggio realizzato da Jointly evidenzia come, a fronte di un’incidenza della disabilità che riguarda il 42% delle aziende intervistate, solo tre su dieci si sono dotate di una funzione dedicata a supportare l’inserimento lavorativo di questa tipologia di professionisti, mentre il 6% ammette di ricorrere al pagamento delle sanzioni per la mancata assunzione della quota di assunzioni prevista. Nell’ambito del campione di aziende intervistate, le forme di disabilità più rappresentate sono quella fisica (42%), viscerale (come per esempio diabete, malattie cardiache o metaboliche (40%)), seguite da quelle di tipo sensoriale (33%), multipla (25%), intellettiva (20%) e mentale (20%). Riguardo i settori di impiego, quelli che contano una maggiore presenza delle persone con disabilità sono quelli dedicati alle attività di backoffice, come i servizi generali e di facility management (26%) e quelli di amministrazione e finance (23%), seguite dai servizi informatici (18%), risorse umane (18%) e vendite (8%).

Ma questi risultati saranno il punto di partenza di un lavoro profondo, guidato dal Ministero per le Disabilità e dallʼInps. “L’inclusione lavorativa è un tema cruciale per assicurare a ogni persona una vita dignitosa e partecipata, come previsto dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Gli enti del Terzo settore svolgono un ruolo fondamentale, come dimostrano le tante esperienze positive in tutto il territorio nazionale e serve continuare a lavorare in questa direzione con ancora più coraggio. L’obiettivo è promuovere un cambio di sguardo, che vuol dire investire sempre di più nelle persone e nelle loro competenze.” Così ha dichiarato la Ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli.

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