Ape sociale nel 2025, vecchiaia con 25 anni di contributi #adessonews

Ape sociale nel 2025, il governo sembra propenso a confermare la misura che è sperimentale da quasi un decennio. Si ragiona su novità per la pensione di vecchiaia, il minimo rischia di passare da 20 a 25 anni. – Scopri le nostre guide complete su invalidità, Legge 104 e pensione anticipata.

 Guida su come andare in pensione con l’invalidità: agevolazioni e e anticipi
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Le intenzioni del governo

Il governo sta pensando di prorogare le attuali possibilità di andare in pensione in modo flessibile. Significa che potremmo ancora usare le regole che ci permettono di scegliere quando andare in pensione in anticipo.

L’aumento degli assegni pensionistici potrebbe essere dell’1,6% l’anno prossimo. Ma la discussione sulle pensioni 2025 è ancora confusa, e l’autunno, invece di chiarire, potrebbe portare altre complicazioni.

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Durante l’estate, sono stati molti gli esponenti politici che hanno rilasciato dichiarazioni sulle pensioni. Parole che hanno confuso ancora di più gli italiani, soprattutto chi si appresta ad andare in pensione dopo una vita di lavoro.

La legge Fornero e i lavoratori

È sorprendente, ma molti lavoratori che per anni hanno criticato la Legge Fornero, ora quasi la difendono. Il motivo è chiaro: temono che le nuove regole per andare in pensione possano essere peggiori. Non sarebbe una novità.

Quando la Legge Fornero è stata introdotta, l’economia era in una situazione molto complicata. La normativa è stata aspramente criticata, anche da chi l’ha votata. Ma ora, nel Nadef 2023, viene riconosciuto che quella legge ha migliorato la sostenibilità del sistema pensionistico a lungo termine e ha reso più giusto il trattamento tra le varie generazioni.

Cosa significa “sostenibilità del sistema pensionistico”

Cosa significa sostenibilità del sistema pensionistico? Si intende che il sistema delle pensioni deve essere in grado di funzionare a lungo, senza rischiare il default. La Legge Fornero ha cercato di far sì che le pensioni possano essere pagate a tutte le persone, sia a chi va in pensione oggi, sia a chi ci andrà in futuro.

L’obiettivo era quello di creare più equità tra le generazioni. L’idea è che il sistema deve essere equo per tutti, sia per chi lavora oggi sia per chi lavorerà in futuro.

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Ape sociale nel 2025

L’Ape sociale dovrebbe essere confermata anche per l’anno prossimo. Si tratta di un trattamento che anticipa la pensione. Dal 2017 una misura sperimentale. Ogni anno potrebbe essere cancellata. Tuttavia, continua ad essere confermata perché aiuta i lavoratori in difficoltà senza costare troppo alla previdenza pubblica.

L’Ape sociale è pensata per chi si trova in situazioni difficili, come:

Requisiti per l’Ape sociale

Per usufruire di questa misura, bisogna avere almeno 63 anni e 5 mesi di età e aver versato almeno 30 anni di contributi (32 per i lavori gravosi).

Per le lavoratrici madri che rientrano nelle categorie indicate, è prevista una riduzione del requisito contributivo. Questa riduzione è di 12 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 24 mesi. Questa agevolazione si applica sui 32 anni di contributi richiesti per ottenere il beneficio.

L’importo massimo che si può ricevere è di 1.500 euro al mese fino al compimento dei 67 anni, quando si potrà ottenere la pensione completa.

Opzione donna

Per quanto riguarda Opzione donna, la situazione è un po’ più incerta. L’anno scorso ci sono state delle modifiche che ne hanno ristretto la platea delle possibili beneficiarie, infatti è stata utilizzata da poche lavoratrici per andare in pensione anticipata. Di conseguenza, il costo per lo Stato è stato molto basso.

Requisiti per Opzione donna

Hanno diritto a questa misura le donne che:

• Hanno almeno 61 anni.
• Rientrano nelle stesse categorie dell’Ape sociale (disabili, caregiver, disoccupate, lavori gravosi).
• Hanno versato almeno 35 anni di contributi, che verranno calcolati solo con il sistema contributivo.

Vediamo meglio:

1. Caregiver: lavoratrici che assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente con disabilità grave (come definito dall’art. 3 co. 3 della Legge 104/1992) da almeno 6 mesi al momento della domanda. Possono anche assistere un parente o affine di secondo grado convivente, se i genitori o il coniuge della persona con disabilità grave hanno superato i 70 anni, sono affetti da patologie invalidanti permanenti, o sono deceduti o assenti (compresi divorzio o separazione legale certificata).
2. Invalidità civile: sono lavoratrici che hanno una invalidità civile pari o superiore al 74%, accertata dalle commissioni competenti, che hanno riconosciuto una significativa riduzione della capacità lavorativa.
3. Lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese in crisi: sono lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Per queste lavoratrici, la riduzione massima di 2 anni del requisito di 60 anni di età si applica, indipendentemente dal numero di figli. Se la lavoratrice è stata licenziata, il licenziamento deve essere avvenuto durante il periodo di apertura del tavolo di crisi e non deve aver ripreso un lavoro a tempo indeterminato dopo il licenziamento.

Requisiti per il comparto Scuola e AFAM

Le lavoratrici del comparto Scuola e AFAM devono possedere i requisiti al momento della presentazione della domanda di pensione. Questi requisiti non saranno ulteriormente verificati quando la pensione entrerà in vigore.

C’è anche uno sconto sull’età di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni.

L’anno scorso questa misura è stata in bilico per diversi mesi. Tuttavia, per il 2025, il governo sembra intenzionato a confermarla.

Pensione di vecchiaia con 25 anni di contribuzione

Il governo sta pensando di cambiare il requisito per andare in pensione di vecchiaia. Se questa decisione verrà confermata, molti lavoratori che stanno per compiere 67 anni potrebbero avere una spiacevole sorpresa.

Aumento del requisito contributivo

L’idea del governo è di aumentare il numero di anni di contributi necessari da 20 a 25 anni. Se questa modifica verrà approvata, molti lavoratori dovranno continuare a lavorare oltre l’età attuale per la pensione. In alternativa, dovranno accontentarsi dell’assegno sociale. Per andare in pensione anticipata, quindi, si dovrà avere un assegno previdenziale pari ad almeno una volta e mezza il trattamento minimo, cioè circa 800 euro al mese.

Differenza tra pensione e assegno sociale

Con 20 anni di contributi, la pensione media è di circa 8.000 euro lordi all’anno. Questa cifra è molto simile all’importo dell’assegno sociale, che viene dato a chi non ha contributi o non ha raggiunto il minimo necessario.

Ci sono seri dubbi però che questa proposta venga approvata nella prossima legge di bilancio.

L’eterno ritorno di quota 41

La Lega ha riproposto “41 per tutti”, che prevede la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Però, questa volta c’è una differenza importante: tutto verrebbe calcolato con il sistema contributivo.

Con questa nuova versione, il costo per lo Stato sarebbe molto più basso rispetto alla proposta originale, passando da 5 miliardi a 1,5 miliardi all’anno. Nonostante il risparmio, è difficile che questa proposta piaccia ai lavoratori e ai sindacati.

Tagli sull’assegno

Infatti, con il sistema contributivo, ci sarebbe un taglio permanente della pensione di circa il 20%. Una riduzione non sarebbe uguale per tutti, ma dipenderebbe dalla carriera di ogni lavoratore.

Via le quote e maggiore flessibilità

Un’altra proposta, proveniente dal CNEL, vorrebbe eliminare le attuali Quote 100, 102 e 103 e offrire più flessibilità per chi desidera andare in pensione. L’idea è permettere ai lavoratori di scegliere quando ritirarsi tra i 64 e i 72 anni.

Penalizzazioni e incentivi

Se si va in pensione prima dei 67 anni, ogni anno di anticipo comporterebbe una penalizzazione del 3% sulla parte retributiva della pensione. Al contrario, se si decide di restare al lavoro oltre i 67 anni, si riceverebbe un incentivo per ogni anno in più, fino a un massimo di 72 anni.

Più probabile la proroga di Quota 103

È più probabile che il governo scelga una soluzione diversa. Si prevede infatti una proroga dell’attuale Quota 103, che permette di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi. Questa proroga manterrebbe il calcolo contributivo e un limite massimo all’importo lordo della pensione (fino a 4 volte il trattamento minimo, o TM).

Per risparmiare, il governo potrebbe ritardare il primo pagamento della pensione, allungando ulteriormente i tempi di attesa (le cosiddette finestre mobili).

Previdenza complementare

Il governo potrebbe anche incentivare la partecipazione alla previdenza complementare per aumentare gli importi delle pensioni, soprattutto per i lavoratori più giovani. Il ministro Calderone ha proposto un nuovo semestre in cui il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) sarà versato nei fondi pensione automaticamente, a meno che il lavoratore non dica il contrario.

Il ministro Zangrillo, invece, sta pensando di permettere alle amministrazioni pubbliche di trattenere fino al 10% dei dipendenti fino ai 70 anni su base volontaria, permettendo loro di continuare a lavorare.

Perequazione

Quest’anno l’inflazione dovrebbe fermarsi intorno all’1,6%, il governo sembra intenzionato a mantenere lo stesso sistema degli ultimi due anni. Questo significa che solo le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo saranno rivalutate al 100% in base all’inflazione, mentre le pensioni più alte avranno un aumento solo parziale.

Su questo punto, però, c’è un ricorso pendente presso la Corte Costituzionale, che potrebbe costringere il governo a modificare il sistema di rivalutazione delle pensioni. Sarebbe un altro problema da aggiungere alla questione del ritardo nel pagamento della buonuscita ai dipendenti pubblici.

FAQ (domande e risposte sull’Ape sociale 2024)

Cosa è l’Ape sociale?

L’Ape sociale è un’indennità economica pagata dallo Stato e gestita dall’INPS. Serve ad aiutare alcune categorie di lavoratori in difficoltà, permettendo loro di andare in pensione anticipata. L’Ape sociale accompagna questi lavoratori fino a quando non raggiungono l’età per la pensione di vecchiaia. I beneficiari sono, tra gli altri, disoccupati, caregiver (persone che assistono familiari disabili), invalidi civili con una percentuale superiore al 75%, e chi fa lavori gravosi.

Fino a quando si può richiedere l’Ape sociale?

Con la Legge di Bilancio 2024, il governo ha prorogato la possibilità di accedere all’Ape sociale fino al 31 dicembre 2024. Questo significa che le persone che hanno i requisiti possono fare domanda entro quella data. Le regole per l’accesso restano valide anche per chi ha raggiunto i requisiti negli anni precedenti, ma non ha presentato la domanda in tempo, o per chi è decaduto dal beneficio, ad esempio, per superamento dei limiti di reddito.

Quali sono i requisiti per l’Ape sociale?

Per ottenere l’Ape sociale, bisogna avere almeno 63 anni e 5 mesi. Questo è il nuovo requisito di età introdotto dalla Legge di Bilancio 2024. Inoltre, non ci sono cambiamenti per quanto riguarda il requisito di contributi o le condizioni per l’accesso al beneficio rispetto agli anni precedenti. Si continua a richiedere un certo numero di anni di contributi e appartenenza a una delle categorie specifiche previste dalla legge.

Cosa succede se si supera il limite di reddito?

Chi beneficia dell’Ape sociale non può guadagnare più di 5.000 euro lordi all’anno da lavoro autonomo occasionale. Se si superano questi limiti, si perde il diritto all’indennità. Inoltre, non si può lavorare come dipendente o autonomo mentre si riceve l’Ape sociale. Se si inizia a lavorare o si superano i limiti di reddito, bisogna comunicarlo all’INPS entro 5 giorni. Se non lo si fa, si rischia di dover restituire il denaro ricevuto in modo indebido, con l’aggiunta di interessi legali.

È possibile cumulare l’Ape sociale con altri redditi?

No, il comma 137 della Legge di Bilancio 2024 stabilisce che l’Ape sociale non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo. L’unica eccezione è il lavoro autonomo occasionale, che è permesso solo fino al limite di 5.000 euro lordi all’anno. Se si guadagna di più o si inizia un altro tipo di lavoro, si perde il diritto a ricevere l’indennità.

Cosa succede se si inizia un lavoro durante l’Ape sociale?

Se si inizia a lavorare mentre si riceve l’Ape sociale, si perde il diritto all’indennità. Questo vale sia per il lavoro dipendente sia per il lavoro autonomo. L’unica eccezione è il lavoro autonomo occasionale entro il limite di 5.000 euro lordi all’anno. Chi riprende a lavorare deve informare l’INPS entro 5 giorni. Se non lo fa, dovrà restituire le somme indebitamente ricevute, con l’aggiunta di interessi legali.

Quanto dura l’Ape sociale?

L’Ape sociale dura fino a quando il beneficiario raggiunge l’età per la pensione di vecchiaia. In questo modo, l’Ape sociale è un ponte che aiuta i lavoratori in difficoltà ad arrivare alla pensione vera e propria, senza dover continuare a lavorare.

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