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LA TRAGEDIA

Bisognerà attendere la fine di novembre per l’ultimo capitolo della vicenda dell’hotel Rigopiano, perlomeno per quanto riguarda il procedimento giuridico. È stata fissata per il 27 novembre, infatti, l’udienza in Cassazione, dove si discuterà del ricorso alla sentenza di secondo grado riguardo alla valanga abbattutasi a Farindola, provocando la morte di 29 persone nel gennaio 2017. Sarà l’ultima occasione per i superstiti e i familiari delle vittime per ottenere la tanto agognata giustizia, dopo aver duramente contestato quanto finora deciso dai giudici.

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LA PROTESTA
Al pronunciamento della sentenza di primo grado, era montata la protesta del comitato delle vittime della tragedia, che si era scagliata con urla e pianti contro il giudice del tribunale di Pescara, che aveva appena decretato cinque condanne lievi a fronte dei 150 anni di carcere chiesti dalla procura per i 30 imputati. La Corte d’Appello dell’Aquila, invece, il 23 febbraio 2023 ha sostanzialmente confermato quanto deciso in primo grado, ma decretando tre condanne in più: a essere giudicati colpevoli sono stati anche l’ex prefetto Francesco Provolo, il dirigente della prefettura di Pescara Leonardo Bianco e il tecnico comunale Enrico Colangeli, che rilasciò il permesso per ristrutturare il resort di Farindola.

LA PENA
Provolo è stato condannato per falso ideologico e rifiuto di atti d’ufficio a 2 anni e 8 mesi di reclusione con concessione dei benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale, «pur tuttavia non ritenendo ravvisabile – è scritto nella sentenza – il nesso di causalità tra le condotte di rifiuto e falsità ideologica e gli eventi dannosi». Confermata, invece, l’assoluzione per l’ex presidente della provincia di Pescara Antonio Di Marco, così come sono state ribadite le sentenze di condanna per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e i funzionari della protezione civile pescarese Mauro Di Blasio e Paolo D’Incecco, responsabili della viabilità e della pulizia della strada che conduceva all’hotel.

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RESPONSABILITÀ
Sebbene in secondo grado vi siano state tre assoluzioni in meno, il comitato delle vittime ritiene che siano ancora numero le responsabilità da accertare, specialmente quelle che riguardano i personaggi più illustri che sono stati coinvolti nella vicenda. A vario titolo, le accuse erano quelle di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi. Ora, l’ultima parola spetterà alla sesta sezione della Corte di Cassazione a Roma.
Intanto, il 18 gennaio saranno trascorsi otto anni da quando la valanga distrusse l’hotel Rigopiano, uccidendo 29 persone, tra ospiti e lavoratori del resort, e gettando nel lutto l’intero Paese. Quella struttura vacanziera avrebbe dovuto essere un luogo idilliaco, dove godersi qualche giorno di relax in montagna, ma si è rivelata una trappola mortale per chi non ce l’ha fatta e un incubo senza fine per chi è sopravvissuto alle macerie.

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