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Roberto Tomasi, CEO di Autostrade per l’Italia, in occasione del centenario dell’autostrada Milano- Varese, ha dichiarato Il Giornale d’Italia:
“L’evento meglio di così non poteva andare. La presenza del Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture, oltre al Presidente della Regione e le autorità locali ci ha onorato non solo per l’importanza dei cent’anni della prima autostrada nel mondo ma proprio per immaginare quello che è il futuro di sviluppo di queste infrastrutture che sono così strategiche per il benessere di tutti noi, quindi quelli che sono gli assi portanti del Paese. I numeri credo che dimostrano chiaramente l’importanza della visione che bisogna avere nel fare le infrastrutture, ovvero non serve il bisogno del subito ma serve il bisogno dei decenni che seguiranno e questo credo sia l’esempio. Il fatto di vedere cinque corsie per senso di marcia quando 100 anni fa avevamo una corsia per senso di marcia, dà la dimensione di quanto questo sia stato un abilitatore alla crescita dell’economia del Paese e delle comunità che attraversa.”
Qual è il valore di questo compleanno?
“Il valore di questo compleanno è che noi dobbiamo oggi immaginare come sostenere un’infrastruttura che rimarrà centrale per i prossimi 100 anni. Come renderla sostenibile, abbiamo detto, e come renderla digitale e andare a potenziare quelli che sono i nodi fondamentali del Paese. Mentre facevamo questo compleanno sentivamo i mezzi che passavano, il volume di traffico importantissimo. Se non avessimo fatto la quinta corsia saremmo in grande difficoltà. Ma questo vale per altri nodi del paese Bologna, Genova, Firenze stessa, tutto il potenziamento degli assi relativi alla Milano Lodi che abbiamo detto durante l’incontro della 14. Quindi abbiamo bisogno ancora di immaginare come investire sostenendo il finanziamento e non andando a caricare sugli utenti tutti gli oneri relativi alle nuove opere.”
Guardando al futuro l’infrastruttura strategica è il ponte sullo Stretto?
“In realtà non è solo l’unica infrastruttura ma ce ne sono tante, lo si vede, c’è bisogno di una rete interconnessa. Questo è l’esempio che dove noi facciamo infrastruttura l’economia cresce e poi successivamente, sarebbe un errore pianificare infrastrutture immaginando che debba servire il bisogno dell’anno o degli anni dopo. L’infrastruttura viene fatta per servire i bisogni dei decenni successivi quindi il ponte se inserito all’interno, così come è pianificato, di una rete nazionale è certamente strategico per il Paese.”
Avremo beneficio ora con l’autonomia perché i proventi dei pedaggi serviranno a rafforzare la crescita del territorio, voi come la gestirete?
“Oggi ricordiamo che i pedaggi del sistema italiano sono i più bassi in Europa e che le infrastrutture sono sempre state realizzate senza andare sulla fiscalità general, quindi sul debito dello Stato; sono modelli economici che oggi funzionano. Bisogna individuare i sistemi finanziari di lungo periodo in modo tale da poter vedere se si riescono a raccogliere risorse anche per sostenere i territori. I progetti che noi stiamo sviluppando sono sempre di più progetti di territorio, non sono solo progetti di attraversamento, ma di riqualifica territoriale; quindi, anche le opere che poi vanno a realizzarsi sui territori non direttamente connesse col sistema autostradale sono un’opportunità di crescita, sia per le competenze ingegneristiche sia per le competenze realizzative.”
Ci sarà dunque un aumento dei pedaggi?
“Sfatiamo questo ragionamento del pedaggio perché gli altri sistemi delle concessioni sono aumentati di gran lunga molto di più rispetto al sistema autostradale. C’è una piccola differenza che negli altri sistemi non si vede direttamente perché l’incremento è annegato in una bolletta. Nel sistema autostradale negli ultimi anni gli incrementi sono stati tendenzialmente, se vado a memoria, 0,85% medi all’anno negli ultimi cinque anni con un’inflazione che ha superato le due cifre quindi andremo ad avere un incremento moderato rispetto a quelle che sono le necessità le necessità del Paese.”
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