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di Valentina Consiglio e Antonella Cinelli
ROMA (Reuters) – Istat ha rivisto al ribasso oggi il tasso di crescita dell’economia italiana del 2023 ma anche il rapporto deficit/Pil e il debito/Pil relativi allo stesso anno, offrendo una sponda al governo Meloni impegnato in una complicata manovra per il 2024.
L’esecutivo attendeva questi numeri per poter definire i dettagli del Piano strutturale di bilancio di medio termine da inviare entro i primi di ottobre a Bruxelles – che impone a Roma una riduzione del deficit – dopo il varo da parte del Parlamento.
Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, vista la lieve entità delle revisioni, “non cambiano i principi e il quadro” del Piano esaminato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana.
Nel report sui “Conti economici nazionali”, Istat lima l’indebitamento netto per il 2023 al 7,2% dal 7,4% – il più elevato della zona euro, spinto verso l’alto dai cosiddetti ‘superbonus’ – mentre quello relativo al 2022 scende all’8,1% dall’8,6%.
L’Italia, che a giugno è stata posta sotto procedura di infrazione dall’Ue per deficit eccessivo, mira a un indebitamento netto pari al 4,3% del Pil quest’anno, al 3,6% nel 2025 e al 2,9% nel 2026, finalmente sotto il target comunitario del 3%.
Quanto al rapporto debito/Pil – il più alto della zona euro proporzionalmente dopo quello della Grecia – il dato è rivisto a 134,6% dal 137,3% per il 2023 e al 138,1% dal 140,5% per l’anno prima. Per quanto riguarda il saldo primario (indebitamento netto meno spesa per interessi), nel 2023 risulta pari a -3,5% del Pil.
Le odierne revisioni potrebbero consentire al governo di evitare il previsto incremento del rapporto debito/Pil nei prossimi anni, spiega a Reuters una fonte governativa.
PIL 2023 SOPRA LIVELLO PRE-CRISI 2008
In occasione della revisione delle stime con nuove fonti e classificazioni, che sposta l’anno benchmark dal 2015 al 2021, l’istituto di statistica ha ritoccato il Pil dello scorso anno portandolo a +0,7% da +0,9%, dopo il +4,7% (rivisto dal +4,0%) messo a segno nel 2022.
L’istituto spiega che il Pil nominale è andato sensibilmente meglio del previsto negli ultimi anni: nel 2021 è risultato superiore di circa 21 miliardi e nel 2022 e 2023, rispettivamente, di 34 e 43 miliardi.
“Per effetto della revisione, il Pil in volume del 2023 si è attestato a un livello per la prima volta superiore al massimo raggiunto prima della crisi finanziaria del 2008”, sottolinea Istat.
Ad aprile il governo aveva detto che l’economia dovrebbe crescere dell’1% quest’anno – obiettivo a portata di mano secondo la premier Giorgia Meloni – e dell’1,2% il prossimo.
(– ha collaborato Giuseppe Fonte, editing Stefano Bernabei, Andrea Mandalà )
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