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Mentre il governo Meloni studia la nuova tassa, Abi apre a un contributo sugli extraprofitti. Mercoledì 25 il Comitato esecutivo dell’associazione bancaria, presieduto da Antonio Patuelli, ha incaricato all’unanimità il direttore generale Marco Elio Rottigni di «approfondire eventuali misure che possano mettere a disposizione una maggiore liquidità per il bilancio dello Stato», spiega una nota.
Ma sia una misura temporanea
Queste misure, puntualizza Abi, «dovranno essere di natura temporanea e predeterminata, con effetti esclusivamente finanziari, salvaguardando il patrimonio e i bilanci delle banche e senza effetti retroattivi, per non penalizzare la competitività delle banche operanti in Italia rispetto alle banche degli altri mercati bancari europei e quindi consentire di continuare a fornire il pieno sostegno a famiglie e imprese».
L’ipotesi allo studio del governo
All’interno del governo Meloni è in corso il dibattito su come strutturare la nuova misura. L’obiettivo è evitare gli errori dello scorso anno (quando le banche invece di versare l’imposta hanno optato per un incremento delle riserve) e percorrere la strada del dialogo con gli istituti.
L’ultima ipotesi allo studio, secondo le indiscrezioni, sarebbe quella di un prelievo solidale dell’1-2% sugli utili degli ultimi 12-24 mesi, per contribuire al finanziamento di misure come il taglio del cuneo fiscale, gli sgravi Irpef o il Bonus tredicesima.
La posizione dell’Abi
Pur essendo disponibile al dialogo, Abi ha più volte sottolineato come sul reddito prodotto dalle banche si sommano già varie e maggiori imposte rispetto alle imprese degli altri settori economici: l’Ires al 24%, l’addizionale Ires per le banche al 3,5%, l’Irap al 5,45% e la cedolare secca sui dividendi al 26%. (riproduzione riservata)
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