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Premessa

La previdenza per il personale del comparto Difesa e Sicurezza è una questione cruciale e urgente.

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L’introduzione della previdenza dedicata rappresenta non solo una necessità a tutela dei lavoratori che quotidianamente garantiscono la sicurezza pubblica, ma anche un mezzo per compensare le disparità previdenziali introdotte con la riforma Dini del 1995 (Legge n. 335), che ha imposto il metodo di calcolo contributivo, penalizzante per chi si è arruolato dopo quella data.

L’Unione Sindacale Italiana Finanzieri (USIF) sostiene fermamente che l’attivazione di una previdenza dedicata sia la strada migliore, piuttosto che l’avvio tardivo di fondi pensionistici chiusi.

Di seguito, esamineremo le ragioni di questa posizione, confrontando le alternative e tenendo conto dei recenti disegni di legge, come il DDL 696.  

Previdenza Dedicata: una Necessità per il Comparto Difesa e Sicurezza

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L’introduzione di una previdenza dedicata per il personale del comparto Difesa e Sicurezza si basa su diversi elementi fondamentali:

a) Specificità del Settore

Il comparto Difesa e Sicurezza è caratterizzato da particolari condizioni lavorative che ne giustificano un trattamento previdenziale distinto:

  • Alto rischio: gli operatori del comparto sono esposti a condizioni di lavoro rischiose e spesso usuranti.  
  • Limitazioni personali: chi opera nel comparto è soggetto a forti limitazioni dei propri diritti personali (trasferimenti, limitazione del diritto di sciopero, ecc.), che richiedono adeguate contropartite.  
  • Efficienza operativa e arruolamenti precoci: la necessità di mantenere livelli di efficienza operativa impone arruolamenti in giovane età e un’uscita anticipata dal mondo del lavoro rispetto ad altri settori.

Questi elementi giustificano la necessità di una previdenza dedicata, che tenga conto delle peculiarità del lavoro nel comparto.  

b) Penalizzazione del Metodo Contributivo

L’applicazione del metodo contributivo a partire dalla riforma Dini penalizza gravemente i lavoratori del comparto Difesa e Sicurezza. Chi si è arruolato dopo il 1995 vede ridotto in maniera significativa il proprio trattamento pensionistico rispetto a chi beneficia del metodo retributivo o misto.

Tale disparità diventa ancora più marcata nel contesto di un lavoro che impone un’uscita anticipata dal mondo del lavoro, rendendo impraticabile accumulare contributi sufficienti per una pensione dignitosa.  

Perché evitare l’avvio oggi di fondi pensionistici chiusi

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Un’alternativa che viene discussa è quella di avviare oggi dei fondi pensionistici chiusi, come previsto dalla normativa della riforma Dini.

Tuttavia, ci sono diversi motivi per cui questa soluzione sarebbe inefficace e dannosa:

a) Ritardo nell’ avvio e conseguente penalizzazione: l’avvio di fondi pensionistici chiusi doveva essere effettuato oltre 25 anni fa, in concomitanza con la riforma Dini, ma è stato ripetutamente rimandato per inadempienze politiche. Avviarli oggi comporterebbe:  

  • accumulo di capitale insufficiente: iniziare oggi un percorso di previdenza complementare richiederebbe decenni per accumulare risorse sufficienti a compensare il taglio subito dal metodo contributivo. I lavoratori vicini alla pensione, o già arruolati da anni, ne trarrebbero ben pochi benefici.  
  • onere finanziario sui lavoratori: la previdenza complementare è basata su contributi personali aggiuntivi. In un contesto di stipendi già bassi e inadeguati rispetto al costo della vita, richiedere ulteriori sacrifici economici ai lavoratori sarebbe inaccettabile. 

 

b) Rischio di Gestione Inefficiente: la gestione di fondi chiusi richiede una struttura organizzativa complessa e costosa. Le inefficienze nella gestione potrebbero esporre il personale del comparto a rischi di cattiva amministrazione e scarsi rendimenti, aggravando ulteriormente la situazione.  

Differenze rispetto al Settore Pubblico Contrattualizzato

Altri settori del pubblico impiego hanno già avviato con successo fondi pensionistici complementari.

Tuttavia, la specificità del comparto Difesa e Sicurezza richiede una risposta differente.

Le condizioni lavorative particolari rendono impraticabile l’adozione di un modello previdenziale identico a quello del personale pubblico contrattualizzato.  

Esame dei disegni di legge inerenti la tematica tra cui il Disegno di Legge 696” avente come oggetto: disposizioni perequative in materia di calcolo del trattamento pensionistico del personale delle Forze armate e di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco”. Negli ultimi decenni ci sono stati vari disegni di legge, tra cui l’attuale Disegno di Legge 696  presentato in Parlamento, che mirano a colmare il vuoto normativo lasciato dalla riforma Dini e a tutelare il personale del comparto Difesa e Sicurezza.

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In particolare, quest’ultimo DDL propone:

  • L’introduzione di un meccanismo di adeguamento automatico del coefficiente di trasformazione, che tenga conto della specificità del comparto e delle limitazioni in termini di età pensionabile;  
  • Una tutela aggiuntiva per il personale arruolato dopo il 1995, che garantisca un trattamento previdenziale dignitoso, anche in assenza di contributi complementari sufficienti.  

 

Il DDL 696 rappresenta un passo in avanti nella giusta direzione, riconoscendo le peculiarità del comparto Difesa e Sicurezza e proponendo soluzioni legislative che mirano a correggere le disparità esistenti. L’USIF sostiene fortemente l’approvazione di tale legge e l’inserimento di queste misure nel rinnovo contrattuale.

Conclusione: La Necessità di una Previdenza Dedicata

L’adozione di una previdenza dedicata per il comparto Difesa e Sicurezza, anziché l’avvio tardivo di fondi pensionistici chiusi, è la soluzione più adeguata per garantire ai lavoratori del comparto un futuro previdenziale sicuro e dignitoso. È essenziale che il Governo prenda atto della specificità del lavoro svolto dagli appartenenti a questo comparto e adotti misure legislative urgenti e mirate.

L’USIF continuerà a battersi affinché queste richieste siano ascoltate e incluse nel rinnovo contrattuale del triennio 2022/2024, con l’obiettivo di evitare che i lavoratori del comparto Difesa e Sicurezza diventino vittime dell’inefficienza politica e della mancanza di una previdenza adeguata.    

LA SEGRETERIA GENERALE DELL’USIF

 

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