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Un quadro poco confortante per il futuro pensionistico dei giovani che appare complesso e piuttosto incerto.
Le dinamiche demografiche, con un progressivo invecchiamento della popolazione dovuto all’aumento dell’aspettativa di vita e alla diminuzione del tasso di fecondità, si combinano con le difficoltà delle nuove generazioni nel trovare un lavoro stabile e ben retribuito. A questo si aggiunge un basso tasso di accesso all’istruzione universitaria e le sfide legate alla creazione di nuove famiglie. Si delinea così una vera e propria “questione giovanile” in Italia.
Il rapporto INPS e la questione previdenziale
Questi temi sono stati al centro del XXIII rapporto annuale dell’INPS, presentato dal presidente Gabriele Fava. Fava ha ricordato come l’INPS, nel corso degli anni, sia diventato un pilastro del welfare italiano, ampliando le proprie competenze nel settore assistenziale e di sostegno alle famiglie. “L’Istituto accompagna gli italiani lungo tutto il ciclo di vita“, ha dichiarato Fava, sottolineando l’importanza crescente del ruolo dell’INPS come partner istituzionale.
Nel 2023, il numero di pensionati è rimasto stabile, attorno ai 16 milioni, con una spesa complessiva vicina ai 347 miliardi di euro. Tuttavia, il deterioramento del rapporto tra pensionati e lavoratori attivi, a causa dell’invecchiamento della popolazione e del calo della natalità, rappresenta una criticità sempre più evidente. In questo contesto, il presidente Fava ha evidenziato l’importanza di coinvolgere maggiormente i giovani nella costruzione del loro futuro previdenziale, anche attraverso un rafforzamento dell’educazione finanziaria nelle scuole e nelle università.
Disparità regionali e trend previdenziali
Il rapporto segnala significative differenze territoriali nei trattamenti pensionistici: le pensioni più alte si registrano nel Nord e nel Lazio, mentre le più basse sono in Calabria e nel resto del Mezzogiorno. Il 96% dei pensionati riceve almeno una prestazione dall’INPS, con la maggior parte della spesa destinata alle pensioni di anzianità o anticipate.
Nel 2023, il numero di nuove pensioni previdenziali è diminuito del 4,7%, principalmente a causa della riduzione delle pensioni anticipate, legata all’inasprimento dei requisiti di Quota 100. Al contrario, le prestazioni assistenziali, come le invalidità civili, sono aumentate del 5,7%, con un’incidenza maggiore nelle regioni meridionali come Campania, Calabria e Sicilia.
Il ruolo dell’INPS nel mercato del lavoro
Oltre al settore pensionistico, l’INPS svolge un ruolo cruciale nel mercato del lavoro, che nel 2023 ha visto un numero record di 26,6 milioni di assicurati, con un incremento sostenuto dall’aumento dei lavoratori dipendenti, saliti a 21,8 milioni. Questo trend positivo rappresenta un segnale di crescita e stabilizzazione dell’occupazione, confermato anche dall’aumento del numero medio di settimane lavorate.
Una sfida demografica per il futuro
Un tema centrale nel rapporto è la questione demografica. Secondo le stime, entro il 2050, il 35% della popolazione italiana potrebbe avere 65 anni o più, una proiezione che impone una riflessione sul futuro del sistema di welfare. Fava ha sottolineato come gli anziani rappresentino una risorsa preziosa per la società, in particolare nel ruolo svolto dai nonni nel sostenere le famiglie e prendersi cura dei nipoti.
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