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Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha presentato agli omologhi europei, riuniti a Bruxelles per il Consiglio Competitività dell’Ue, le linee guida della proposta italiana per una nuova politica industriale del settore automotive. Il piano è coerente con le indicazioni del recente rapporto di Mario Draghi, ma per ora non è stato definito nella sua interezza: sarà formulato in un ‘non-paper’ con gli altri Paesi che condividono i contenuti della proposta. Tale proposta è incentrata su alcuni capisaldi più volte oggetto degli interventi dello stesso Urso, tra cui la neutralità tecnologica, fondi comuni per accompagnare le imprese nel processo di transizione e incentivi per i consumatori.
European Automotive Act. Nel suo intervento, il ministro ha sostenuto la necessità di introdurre un “European Automotive Act”, partendo dalla nota richiesta di anticipare dal 2026 ai primi mesi del 2025 la presentazione dei report sul settore previsti dal Regolamento sulle emissioni di CO2 per i veicoli leggeri: in pratica, l’attivazione della clausola di revisione (condivisa anche da Romania, Repubblica Ceca, Malta, Lituania e Slovacchia nel corso della discussione in Consiglio), con il fine di riesaminare le modalità che porteranno al bando delle vendite di auto diesel e benzina nel 2035. A tal proposito, il governo italiano considera raggiungibile la scadenza, ma a patto che si realizzino tre condizioni fondamentali: istituire un fondo di sostegno per l’intera filiera e per i consumatori che acquistano vetture elettriche prodotte in Europa; adottare un approccio che favorisca la neutralità tecnologica, riconoscendo un ruolo importante ai biocarburanti, agli e-fuel e all’idrogeno; definire una strategia per garantire l’autonomia europea nella produzione di batterie, utilizzando materie prime critiche estratte e lavorate nel continente.
Il settore non può aspettare. “Il rischio concreto che corre il settore è la scomparsa di interi segmenti industriali e la distruzione di numerosi posti di lavoro” ha detto Urso. “Se non interveniamo subito, tra qualche mese troveremo in piazza gli operai dell’industria europea, così come avvenuto qualche mese fa con gli agricoltorii. Come dice Draghi, è necessario affrontare la tematica senza paraocchi, senza ideologie, ma con una visione di neutralità tecnologica. Altrimenti l’Europa non reggerà la sfida. Dobbiamo quindi rivalutare il quadro in cui sono state assunte nel 2023 le decisioni correlate al settore dell’auto: i dati che emergono e gli allarmi che ci sono lanciati dall’industria automobilistica e dai sindacati sono già eloquenti e sufficienti per trarre un primo bilancio. Per questo, l’Italia intende accelerare il percorso creando nuove condizioni, affinché siano raggiunti gli obiettivi”. Tra l’altro, la proposta italiana riguarda anche altri settori strategici, come l’acciaio e la chimica: per il governo è necessario non compromettere la competitività  delle imprese europee e serve garantire che la decarbonizzazione sia sostenibile dal punto di vista produttivo. Inoltre, in linea con i suggerimenti di Draghi, il ministro ha proposto la creazione di un Fondo per la Competitività , una semplificazione degli Ipcei (grandi progetti di interesse comune nell’ambito della ricerca), la creazione di un nuovo strumento di politica industriale pensato per rispondere alle esigenze delle Pmi, una riduzione degli adempimenti normativi e la promozione del marchio “Made in Europe”.
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