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Monumenti sardi: il tempio di Antas, il santuario prima nuragico, poi punico e infine romano, immerso in una splendida vallata.

 

Il Tempio di Antas è un antico santuario situato in una splendida vallata nel sud-ovest della Sardegna, un luogo di culto che attraversò diverse epoche storiche, prima nuragica, poi punica e infine romana. Immerso nella tranquillità di una valle dominata dal monte Conca s’Omu, il tempio è circondato da una natura lussureggiante che in primavera si trasforma in un tappeto di margherite e rosmarino.

Il tempio di Antas immerso in una vegetazione lussureggiante

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Il tempio di Antas

Questo affascinante monumento, situato a circa 10 chilometri da Fluminimaggiore, si affaccia sui tornanti della strada che collega Iglesias e il paese. Il sito che oggi possiamo visitare è principalmente di epoca romana, scoperto nel 1836 dal generale Alberto La Marmora e restaurato nel 1967. Il tempio, costruito con pietra calcarea locale, presenta una gradinata, un podio e colonne che testimoniano la raffinatezza architettonica romana. Questo luogo sacro era già noto nell’antichità, citato dal geografo Tolomeo nel II secolo d.C.

L'architrave del tempio di Antas

L’architrave del tempio di Antas

Le origini del sito risalgono però molto più indietro nel tempo. Già nel IX secolo a.C., in età nuragica, qui esisteva un santuario, poi utilizzato dai cartaginesi verso la fine dell’età del Ferro e, infine, dai romani nel III secolo a.C. L’area era molto frequentata per la ricchezza di minerali, come piombo e ferro, tanto che si ipotizza che qui potesse sorgere la leggendaria città mineraria di Metalla, mai localizzata ma celebrata nella storia. Il tempio fu un luogo di culto per diverse divinità: dapprima il dio punico Sid Addir, legato alla guerra e alla caccia, e successivamente il Sardus Pater, venerato dai sardi. Di fronte al tempio romano si trovano ancora i resti del santuario punico. In origine, il primo luogo sacro era costruito su una roccia calcarea considerata sacra, dove si svolgevano sacrifici rituali, come dimostrano i resti di fuochi.

Il tempio circondato dalle nuvole basse

Il tempio conobbe il suo massimo splendore in epoca romana, voluto dall’imperatore Augusto e successivamente restaurato sotto Caracalla, come ricorda l’iscrizione sul frontone. La facciata è caratterizzata da quattro colonne principali e due laterali, alte circa otto metri, con capitelli ionici. La cella interna, profonda undici metri, conserva parte del mosaico bianco che un tempo rivestiva il pavimento. L’adyton, la zona dedicata ai riti, contiene due vasche utilizzate per i rituali di purificazione. Il tempio era originariamente sormontato da un frontone triangolare, e restano ancora visibili tre ripiani della scalinata d’accesso. Si suppone che qui potesse esserci una statua del Sardus Pater, la divinità protettrice del popolo sardo.

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Il tempio visto di lato

A breve distanza dal tempio, si trovano piccole tombe risalenti all’inizio dell’età del Ferro, tra cui è stata scoperta una statuetta di bronzo raffigurante una divinità maschile armata di lancia, probabilmente Sardus Pater o Sid Addir. Poco lontano, i resti di un villaggio nuragico (XIII-IX secolo a.C.) offrono un ulteriore esempio di insediamento antico, riutilizzato anche in epoca romana. A venti minuti di cammino dal tempio si può raggiungere una cava romana da cui venivano estratte le pietre utilizzate per la costruzione del monumento.


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