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«La mia tv era talento, arte e lavoro. Oggi vedo solo meteore isteriche» La Nuova Sardegna #finsubito richiedi mutuo fino 100%

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Icona di una tivù che non esiste più, di un decennio che ha rivoluzionato il costume. Il suo, un american dream al contrario, diventato realtà in Italia dove giovanissima è sbarcata dagli Stati Uniti diventando in poco tempo la regina del sabato sera. Heather Parisi manca da anni dal piccolo schermo, e da tempo vive anche lontana dall’Italia, ma le sue spaccate, le sue sigle, la sua energia, i suoi sketch con i giganti dello spettacolo sono storia della televisione, e in generale storia di questo Paese. E ogni volta che torna in Italia, come è accaduto in questi giorni, per lei è un bagno di folla. Come ai tempi di “Cicale”.

Heather, bentornata in Italia. Il suo nome è ormai sinonimo di perfezione nella danza: quando ha capito che voleva fare la ballerina?

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«Dentro alla pancia di mia madre che era ballerina e non ha mai smesso di ballare per tutta la gravidanza. A due anni già mi muovevo e a quattro sapevo fare la piroette e a 9 il grand jeté. La danza era nei miei geni e nel mio sangue. Credo di essere stata una predestinata, qualcuno altro aveva già scelto per me cosa avrei fatto».

Cosa prova quando pensa a quella ragazzina che arrivò in Italia dagli Usa e improvvisamente diventò una star tv?

«Penso di essere stata troppo ingenua e naif e per questo di essermi fidata troppo spesso di persone di cui non avrei mai dovuto fidarmi. Certo, non mi ha aiutato crescere da sola senza nessuno che mi insegnasse come funziona il mondo. Impararlo sulla propria pelle costa tantissimo, si fanno tanti sbagli. Ma alla fine sono comunque contenta di essere dove sono ora. Ho l’amore che ho sempre cercato e la gente continua ad amarmi per quello che realmente sono».

Pippo Baudo racconta sempre del suo provino sulla scrivania del dirigente Rai. Andò davvero così?

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«Andò esattamente così. Mi sono inventata una coreografia sulle note di Sweet Charity, “If they could see me now”. Lo spazio nell’ufficio non c’era e allora mi sono presa la scrivania. Le facce dei presenti non le dimenticherò mai. Non sono sicura se mi credevano una pazza o una extraterrestre».

Cosa è per lei Pippo Baudo? Lo sente ancora?

«Pippo è stato colui che mi ha insegnato la professionalità. Io ero già precisa e perfezionista di mio, ma lui mi ha fatto capire che il successo, quello vero, si raggiunge solo attraverso il lavoro, tanto lavoro e il sacrificio, giorno per giorno. L’ultima volta che l’ho visto è stato tanto tempo fa, penso nel 2009. L’ho intervistato scalzo, eravamo tutti e due scalzi sul divano di casa. Da allora ci siamo scritti un paio di volte».

A 19 anni diventa la star del sabato di Rai 1: 20 milioni di telespettatori a puntata.

«Per la precisione, erano 27 milioni a Fantastico con Beppe (Grillo, ndr) e Loretta (Goggi, ndr). Numeri incredibili che oggi non si riesce nemmeno a immaginare. Io non mi rendevo conto del successo. È accaduto tutto velocemente. Non c’è stato nemmeno il tempo di capire. Io dentro ero ancora una bambina e per me era tutto un gioco».

Disco bambina, Cicale, Ceralacca, Crilù: le sue sigle sono canzoni evergreen. Ha una sua preferita?

«Non ho dubbi, scelgo Crilù, ci sono tanti significati nascosti in quella canzone. Ha tanto da dire ancora oggi».

In tv ha affiancato i più grandi e molti di quei duetti fanno parte della storia della tv. Com’è stato lavorare con Adriano Celentano?

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«Se Pippo mi ha insegnato cosa significa la professionalità, Adriano mi ha insegnato cosa significa il talento, l’arte e l’estro. Per molti dei protagonisti di quel Fantastico è stato un incubo lavorare con Adriano perchè si viveva sull’improvvisazione. Per me è stata forse l’esperienza televisiva più affascinante e coinvolgente».

E con Raffaella Carrà?

«Con Raffaella ci frequentavamo anche al di fuori della televisione. Lei è una di quei personaggi che nel privato è completamente diverso da come appare in tv. Era tipicamente romagnola, pazzerella e ridevamo tantissimo tra di noi».

Gli sketch con Sandra e Raimondo, con Alberto Sordi fanno ancora il pieno di ascolti. Ha nostalgia di quella tv?

«Chi tra quelli che hanno potuto vivere quella televisione, non ne ha nostalgia? C’era talento, arte, educazione, lavoro, professionalità. Oggi assistiamo solo a meteore isteriche che brillano lo spazio di un battito di ciglia e non lasciano alcuna traccia».

Nel 1986 c’è anche il cinema, “Grandi magazzini” con Villaggio, Banfi, Pozzetto, Montesano, De Sica, la Muti. Avrebbe voluto di più dal cinema?

«Il cinema mi ha cercato e molto, in Italia e nel mio paese, gli Usa. Ho detto tanti no, anche quando volevo dire sì e la colpa è di chi mi stava a fianco e non mi ha lasciato scegliere».

Un no di cui si è pentita o un sì di troppo?

«Come per il cinema, sono stata obbligata a certi no che io non avrei voluto dire. Il più clamoroso? Fantastico 6 e 7. Pippo mi aveva chiesto di partecipare con Lorella e a me sarebbe piaciuto tantissimo».

A un certo punto ha diradato la sua presenza in tv: è stata una sua scelta o di altri?

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«Mi sono dedicata a fare la mamma. Con la nascita di Jacqueline il mio unico pensiero è stato quello di dedicarmi a Rebecca Jewel e a Jacqueline, morning noon and night».

Oggi guarda la tv italiana?

«Perdonami, ma no, non la guardo. Mi pare di capire che i programmi siano quasi tutti ancora quelli di 15 anni fa o reality. Senza offendere nessuno, ma non fanno per me».

Per quale programma sarebbe disposta a tornare?

«Mi piacerebbe un one-woman show alla americana, ricco di ironia e autoironia, alternando momenti con ospiti che sanno prendersi in giro a momenti di riflessione».

Ci sarà mai una riconciliazione con Lorella Cuccarini?

«Credo che certe sue affermazioni sul piano umano e personale nei miei confronti dopo Nemica Amatissima siano state inopportune e ingiuste. Una cosa è criticare un collega per l’approccio sul lavoro e nel team work, un’altra è farmi passare, come ha cercato di fare lei nei miei confronti, per una pazza squilibrata mentale. Non si fa».

In tanti anni in Italia ha frequentato anche la Sardegna. Che ricordi ha?

«La mia prima tappa al mio arrivo in Italia è stata la Sardegna. Ci sono arrivata d’estate con amici di Stanford University ospite in una splendida villa vista mare. Rimarrà per sempre nel mio immaginario e nei miei ricordi. Quando ci tornerò? Spero presto, è un posto incantevole».

In questi anni ha spesso posizioni controcorrente: dal Covid alle guerre, alla politica internazionale. Questa scelta ha avuto conseguenze sul piano artistico?

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«Ti posso dire che le mie scelte non hanno avuto alcuna conseguenza sul piano dell’affetto del pubblico che anzi apprezza molto il fatto che io sia schietta, vera, un grillo parlante insomma. Quando torno in Italia e sono fermata per strada una delle frasi più ricorrenti è: “ieri eri il mio mito per come danzavi, oggi ti ringrazio per tutto quello che dici”. Non faccio parte del tv system, non faccio parte delle agenzie o degli agenti che decidono i palinsesti televisivi, non mi sono mai schierata per un partito, dico pubblicamente quello che penso contro il sistema. Secondo te, ci possono essere conseguenze?»

Donald Trump e Kamala Harris: come finirà?

«Non ho mai votato nel mio Paese. Ho una totale sfiducia nel sistema politico attuale. Non sono nemmeno sicura che alla fine siano davvero i cittadini americani a decidere le sorti del voto. Penso che la maggioranza degli americani sia oggi per Trump ma temo che vinca la Harris».

Usa, Italia, Hong Kong: quale sente più di tutti casa sua?

«Tutte e nessuna. Rappresentano momenti diversi della mia vita e in quei momenti sono state sicuramente la mia casa. Ma io mi ritengo una cittadina del mondo, aperta a scoprire sempre nuove realtà, nuovi luoghi. Credo che il mondo sia pieno di luoghi e culture, tutte a loro modo straordinarie e tutte meriterebbero di essere vissute. Oggi vivo a Hong Kong e adoro la mia vita qui. Ma dove sarò domani non lo so. Sicuramente sarà in qualche posto per me nuovo».



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