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Stop 2035: Urso bocciato dalla Germania rilancia con proposte alla Draghi #adessonews


Parte in salita la richiesta del ministro Urso di rivedere, in anticipo, le regole per lo stop alla vendita al 2035 delle auto a benzina e diesel: la Germania è contraria e conferma il rispetto della scadenza. E la richiesta non è stata inserita all’ordine del giorno dell’incontro a Bruxelles sulla competitività Europa. Il ministro Urso tiene una porta aperta e in alternativa chiede fondi per il rilancio del settore…

Non proprio un successo, per usare un eufemismo. Sarà stato anche il primo appuntamento sul tema, ma per il governo di destra e il ministro delle Imprese Adolfo Urso che ha avanzato la proposta, il cammino non si preannuncia molto facile .

A Bruxelles, si è tenuto il 26 settembre il Consiglio Competitività della Ue. Ci si è arrivati con una campagna “preparatoria” da parte del governo italiano. In particolare, il ministro delle Imprese Adolfo Urso si è fatto promotore di una campagna per anticipare la discussione, tastando il terreno per una possibile modifica delle regole previsto per il 2035.

Al 2035 scatta il divieto per le auto che emettono CO2

Urso ufficialmente ha fatto sapere che chiederà “ufficialmente” di anticipare la discussione sulla verifica delle regole che scattano nel 2035 sul divieto di vendita delle auto più inquinanti (di fatto le auto a benzina e diesel), con l’Italia che chiede di inserire anche i motori alimentati a biodiesel.

Per molto osservatori, però, questo è solo un punto di partenza dell’Italia che potrebbe cercare un consenso più ampio per posticipare la data dei divieti: il governo Meloni viene orami visto come uno dei principali “antagonisti” alla transizione energetica nella Ue.

La Germania contro Urso: no al rinvio del divieto al 2035 e no ai biofuels perché inquinano

Ma che risultati ha ottenuto Urso? Non molti. L’Ungheria, presidente di turno della Ue, aveva già fatto sapere che l’anticipo della revisione delle regole al 2035 non era all’ordine del giorno e non sarebbe di certo cambiato.

Da parte sua la Germania – che secondo fonti vicine al governo sarebbe stata favorevole alle proposte italiane – ha fatto sapere prima dell’inizio dei lavori la sua posizione nettamente contraria.

La Germania non vuole indebolire le norme sul clima”

Ha parlato il sottosegretario all’Economia e all’Azione climatica tedesco, Sven Giegold, che in qualche modo ha smascherato la strategia di Urso: “Abbiamo visto la stampa italiana riportare alcune osservazioni dall’Italia, ma anche dalla Germania. Ma ci sono malintesi che vorrei chiarire: la Germania non vuole indebolire le norme sul clima”.

“Per noi – ha proseguito Giegold – gli obiettivi climatici sono fondamentali e vediamo già nel mercato automobilistico il grande pericolo che i produttori di auto europei vengano superati dai veicoli elettrici di altri Paesi. Quindi chiaramente non è nostro obiettivo mettere in discussione l’eliminazione del motore a combustione al 2035“.

Ma non è questa l’unica contrarietà della Germania ai piani italiani: “Non chiediamo nuovi biocarburanti che, se si calcola veramente, non sono climaticamente neutri, producono gas serra dal suolo. E quindi ciò di cui abbiamo bisogno è la neutralità tecnologica, sì, ma per soluzioni climatiche a zero emissioni di carbonio”.

La Germania, dopo la tirata d’orecchie, apre una porta all’Italia. A una condizione molto precisa: “Come ha annunciato la presidente della Commissione, la revisione ci sarà ema c’è bisogno della raccolta di dati. Abbiamo avuto una conversazione amichevole con il ministro Urso, ma non è lo stesso spirito: noi non prendiamo di mira il target 2035“.

Respinto su più punti, da uno dei principali “azionisti” della Ue, Urso ha provato a consolarsi con l’adesione di alcuni stati membri. Non certo di primo piano (dalla Lettonia alla Slovacchia) sull’anticipo della revisione delle regole al 2035.

L’Italia propone una soluzione alla Draghi: fondi per il settore e incentivi all’acquisto di auto elettriche

Ma non ufficiale, perché arrivata solo da incontri bilaterali, visto che il tema non era all’ordine del giorno della discussione collettiva.

Stando così la situazione, Urso ha fatto ufficialmente una proposta (una sorta di “piano b”) allineandosi con alcune delle proposte del Piano per la competitività appena presentato alla Commissione Ue dall’ex presidente della Bce, Mario Draghi

Per il settore automotive, Urso ha sostenuto l’introduzione di un ‘European Automotive Act’, evidenziando la necessità che la Commissione Europea anticipi dal 2026 ai primi mesi del 2025 la presentazione dei report sul settore previsti dal Regolamento sulle emissioni di CO2 per i veicoli leggeri.

Secondo il governo italiano, l’obiettivo del 2035 può essere raggiunto solo a tre condizioni. Primo punto: un fondo di sostegno per l’intera filiera e per i consumatori che acquistano vetture elettriche prodotte in Europa. Seconda condizione: neutralità tecnologica, riconoscendo un ruolo importante ai biofuels, agli e-fuels e all’idrogeno.

Terzo aspetto: una strategia per garantire l’autonomia europea nella produzione di batterie, utilizzando materie prime critiche estratte e lavorate nel continente.

Risultato? Sul terzo punto, la Commissione e il Parlamento europeo si sono già mosse e on ci saranno problemi. I fondi, siano aiuti o incentivi, fanno comodo a tutti. Su biofuel o idrogeno per le auto non ci sono consensi.

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