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Rappresentazione della scena in cui Amleto tiene in mano un teschio. Crediti foto: Getty Images
Verde come il prato da cui Ofelia coglie le margherite. Blu come il mare solcato dal duca Prospero nella sua fuga da Milano. La vita è un caleidoscopio di colori e pochi sono riusciti a portarne in scena ogni sfumatura come ha fatto William Shakespeare. In un’epoca di sfide, guardare il mondo con i suoi occhi potrebbe aiutarci ad affrontare al meglio la crisi ambientale. È quanto emerge da Pianeta Ofelia. Fare Shakespeare nell’Antropocene, il nuovo saggio di Shaul Bassi, professore ordinario di Letteratura inglese all’Università Ca’ Foscari di Venezia, edito da Bollati Boringhieri.
L’Ofelia in copertina, opera dell’artista Sara Lando, è nata come una fotografia stampata su carta fotografica e carta cartone e fissata al fondo di una capsula di Petri poi ricoperta di uno strato nutritizio di gel di agarosio. Infine, la piastra è stata lasciata a solidificare in un ambiente a contatto con muffe e batteri
Il nuovo saggio dell’anglista Shaul Bassi, intitolato “Pianeta Ofelia. Fare Shakespeare nell’Antropocene”, prova a rispondere alla domanda «Shakespeare può salvare la Terra?». Il quesito è provocatorio, ma il teatro – vivo più che mai – è pronto a stimolare nuove riflessioni
L’esortazione dell’autore è chiara: «Chiediamo (a Shakespeare) di stupirci, scuoterci dal torpore, dalla paralisi e dal diniego, di spostare un po’ più in là il nostro immaginario». Il libro, la cui copertina presenta un ritratto di Ofelia realizzato dalla fotografa Sara Lando su una capsula di Petri, si articola in sei capitoli dedicati ad altrettante opere del Bardo, ognuno dei quali ne declina la prospettiva ecologica. A far da cornice è l’Antropocene, ovvero l’attuale epoca geologica in cui l’umanità ha modificato in modo irrimediabile la Terra, iniziata secondo alcuni proprio ai tempi di Shakespeare (1564-1616). Non si scampa alla verità: «Siamo tutti implicati nella crisi e dobbiamo adattarci alle sue nuove condizioni». Il teatro shakespeariano, lungi dall’avere pretese scientifiche, con la sua intensa sensibilità verso il mondo naturale, si configura come una scuola di rinnovamento e reinvenzione. «Quando si accostano arte ed ecologia può scattare un campanello d’allarme. Attenzione: è in arrivo un bel messaggio edificante, oppure un agghiacciante monito apocalittico […]. Il rischio è quello di oscillare tra lo sbadiglio e l’angoscia».
I batteri letterari
Ciascuna opera scenica proposta da Bassi offre differenti modi di rapportarsi all’ambiente, permettendo al lettore di riconnettersi a esso e superare così la dicotomia delle reazioni. Se nel cuore del principe Amleto alligna il timore ossessivo della putrefazione (l’ecofobia), in quello di Ofelia, invece, c’è una ecofilia così spiccata da permetterle di conoscere doviziosamente le proprietà curative delle piante; se il Sogno di una notte di mezza estate può essere interpretato come «una preveggente allegoria della moderna visione scientifica che vede il nostro corpo come un ecosistema complesso abitato da microbi e batteri», mai come in Re Lear appare evidente l’insondabilità della natura e la possibilità di sovvertire gli ordinamenti precostituiti. Il sesto e ultimo capitolo, invece, è dedicato a Il mercante di Venezia e Otello. Quest’ultima tragedia, l’unica che si sviluppa a partire da una storia inesistente, è l’occasione per fare il punto sulle fake news.
Tutti assieme
«Oggi riguardano anche il cambiamento climatico», precisa Bassi: «con la massiccia operazione di avvelenamento dei pozzi informativi da parte dei negazionisti della crisi, che difendono gli interessi di pochi e dell’oggi a scapito dei più e del loro/nostro futuro». Il mercante di Venezia si presta, invece, a una riflessione di ampio respiro sul ruolo dei viventi non umani in un contesto industriale. I protagonisti dell’immaginario shakespeariano sono mutuati da racconti, miti e leggende precedenti: un processo di economia circolare che non ha eguali in letteratura. Attraverso una magistrale selezione di estratti filosofico-letterari, e con un linguaggio accessibile a tutti, Bassi conferisce centralità al teatro, individuando in esso uno strumento necessario alla comprensione della questione ecologica e dei suoi addentellati con le problematiche sociali. Sfide che interessano tutti, adulti e bambini, uomini e donne, poveri e ricchi. Qui e ora.
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