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diVincenzo Brunelli
I giudici hanno sottolineato che i vertici dell’ospedale e dell’azienda sanitaria avrebbero dovuto vigilare meglio visto che si erano già verificati altri decessi sospetti
L’Asl Toscana nord ovest dovrà pagare 925 mila euro, tra danni e spese legali, ai familiari di una delle persone decedute all’ospedale di Piombino nel 2015 per colpa di una iniezione killer di eparina che gli era stata somministrata dall’infermiera Fausta Bonino.Â
Si tratta di una delle 4 vittime accertate per cui l’ex infermiera è stata condannata a maggio scorso all’ergastolo dalla corte d’Appello di Firenze. Per i giudici del Tribunale di Livorno, a prescindere da una eventuale assoluzione in Cassazione, l’ospedale e quindi l’Asl sono responsabili «come datore di lavoro per il fatto illecito commesso da una dipendente».Â
Nella sentenza pubblicata nei giorni scorsi e anticipata da Repubblica, i giudici hanno sottolineato che i vertici del nosocomio e dell’azienda avrebbero dovuto vigilare meglio visto che si erano già verificati altri decessi sospetti. E’, infatti, sufficiente considerare che il tipo di sostanza somministrata, cioè eparina frazionata sodica, e la modalità di somministrazione in endovena, per il Tribunale livornese, «presuppongono il possesso di competenze tecniche, quantomeno a livello infermieristico.Â
E’ quindi certo che, anche a voler ipotizzare una eventuale sentenza definitiva di assoluzione, che la somministrazione di eparina, a scopo non terapeutico, è comunque da addebitare a qualcuno in grado di reperire, all’interno dell’ospedale di Piombino, l’eparina stessa, di accedere al reparto di rianimazione».Â
Questa la parte cruciale delle motivazioni della sentenza di condanna. Il decesso dell’uomo era avvenuto il primo luglio del 2015, a seguito dell’ingresso nel reparto di rianimazione del giorno prima. Ma a quella data nell’ospedale di Piombino si erano già verificati altri 10 decessi, tutti con le medesime modalità (sanguinamento improvviso e inspiegabile alla luce delle preesistenti patologie). E per il Tribunale di Livorno questa circostanza è già di per sé estremamente significativa, perché i vertici sanitari avrebbero dovuto immediatamente assumere iniziative per individuare le cause di questa impennata di queste morti anomali, stando al resoconto processuale, ma c’è di più.Â
Infatti, l’ematologo che aveva in cura un’altra vittima, deceduta a gennaio dl 2015, aveva chiesto e ottenuto che i campioni fossero inviati al laboratorio del centro regionale di riferimento dell’ospedale Careggi di Firenze, e successivamente l’11 marzo dello stesso anno l’ospedale di Piombino, per un altro decesso sospetto, aveva chiesto e ottenuto l’analisi dei campioni ematici e i risultati erano «di natura tale da evidenziare l’anomalia dei valori ematici e la incompatibilità della emorragia con le preesistenti patologie», secondo i giudici livornesi che quindi si sono persuasi della responsabilità civile dell’ospedale e dell’Asl.Â
Da queste risultanze processuali la condanna al maxi risarcimento per i familiari di una delle vittime dell’infermiera killer dell’ospedale di Piombino. Un caso per cui il ministero della Salute aveva creato una task force per fare chiarezza sugli inquietanti decessi avvenuti in quegli anni, che ha agito parallelamente ai processi giudiziari, le cui conclusioni sono riportate in sentenza e che puntano il dito sulla inadeguatezza organizzativa del nosocomio in quegli anni.Â
In attesa delle decisioni definitive della Cassazione sul fronte penale, queste le decisioni del Tribunale civile di Livorno su una delle vittime dei quelle morti assurde.
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