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“Asili nido, la riforma dei bonus alle famiglie è disastrosa e devastante per le casse comunali” #adessonews

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Viterbo – Il consigliere della Lega Andrea Micci: “Un fallimento che ha creato solo problemi e si rischia anche il buco in bilancio”

di Daniele Camilli

Viterbo – “La riforma che ha cancellato le convenzioni introducendo i bonus dati direttamente alle famiglie è una riforma disastrosa che non solo ha creato seri problemi alle strutture e alle famiglie, ma rischia anche di essere devastante per le casse comunali“. Il consigliere comunale della Lega Andrea Micci sulla riforma degli asili nido voluta dalla giunta della sindaca Chiara Frontini, in particolar modo dall’ex assessora alle politiche sociali Patrizia Notaristefano. 

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“Una riforma fallimentare – dice Micci – che ha semplicemente gettato tutto nel caos”.

“Chiedo alla nuova assessora Rosanna Giliberto – conclude Micci – di ritornare al sistema precedente, prima che sia troppo tardi, e cancellare una riforma degli asili nido e di farlo il prima possibile. Perché più si va avanti e più il comune dovrà mettere fondi propri sui bonus senza alcun ritorno. Con il rischio di creare un vero e proprio buco nel bilancio comunale”.


Andrea Micci

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Come funzionavano le convenzioni con gli asili nido prima della riforma Frontini-Notaristefano?
“Prima di questa riforma c’era una graduatoria che inizialmente usciva tra febbraio e giugno. Una graduatoria dove, in base al punteggio disciplinato da un regolamento comunale, venivano assegnati i posti in convenzione. I punteggi venivano assegnati in base al numero dei figli, ai redditi, ai genitori che lavoravano e ad altro. Fino all’anno precedente la riforma Frontini-Notaristefano i posti in convenzione erano 108. Con il sistema delle convenzioni gli asili emettevano fattura al comune e il comune pagava per ciascun bambino direttamente all’asilo nido. Dopodiché le famiglie aggiungevano un ulteriore somma a seconda dell’Isee che presentavano. Quota che poteva variare da 0 a un massimo di 500 euro, passando per 50, 100, 150 euro. Tutte somme che poi rientravano alle famiglie tramite i bonus Inps e il bonus regionale e-family. Quindi, a conti fatti, una famiglia l’asilo non lo pagava. Dopodiché il comune dava sì i soldi agli asili convenzionati, ma il 35% in media gli veniva rimborsato l0’anno successivo dalla regione e in più poteva beneficiare delle quote versate dalle famiglie. Quote che venivano corrisposte direttamente al comune”.

Quante erano le strutture convenzionate?
“Circa una decina”.

Quanti euro andavano, a bambino, alle strutture convenzionate?
“Inizialmente andavano 460 euro, poi è intervenuto il dpr del 2023 con cui la regione ha stabilito che la retta da corrispondere a un asilo per 8 ore, per assicurare il buon funzionamento dello stesso e uno stipendio adeguato agli operatori, fosse di 840 euro al mese”.  

Quali sono i costi di gestione di un asilo?
“Da quel che so, per poter gestire tutto al meglio, un asilo spende 600 euro a bambino ogni mese. dentro questa cifra ci sono gli stipendi dei dipendenti e tutti gli altri costi”.

Cosa cambia con la riforma voluta dall’amministrazione Frontini?
“Cambiano molte cose. Il comune, come tutti ben sappiamo, ha eliminato le convenzioni. Ciò significa che non dà più soldi agli asili ma direttamente alle famiglie che poi pagano l’asilo che scelgono. Un bonus che è di 550 euro per le famiglie con un’Isee da 0 a 5 mila euro, 350 euro da 5 mila a 15 mila euro di Isee, 300 da 15 mila a 25 mila e 200 da 25 mila a 40 mila. La cifra che manca per raggiungere il costo della retta, le famiglie la mettono poi di tasca loro corrispondendola direttamente agli asili, per poi rientrare di quello che hanno speso tramite i bonus Inps ed e-family, laddove ne hanno titolo. Tuttavia per poter erogare il bonus del mese successivo, il comune, così come l’Inps, e-family viene pagata ogni 4 mesi, hanno bisogno della fattura con l’intero versamento”.

E se un bonus arriva in ritardo, come potrebbe accadere?
“Se una famiglia ha ricevuto soltanto il bonus comunale di 350 euro, ma non ancora quello Inps di 270 euro al massimo, e deve coprire una retta di 630 euro, ciò significa che deve anticipare 300 euro. Cosa che, se si considera un Isee ad esempio di 6 mila euro, con grandi difficoltà economiche sul budget familiare. Al punto che non sempre riesce ad anticipare la cifra mancante. E ci sono famiglie che, per poterlo fare e per poter presentare la fattura al completo e chiedere l’erogazione del bonus comunale del mese successivo e quello Inps, si sono indebitate, chiedendo un prestito alla banca o alle poste. Prima, con le convenzioni, una famiglia, sempre con un Isee tra i 5 mila e 6 mila euro metteva tra i 50 e i 100 euro. Cosa ben diversa. Non solo, ma erogando il bonus direttamente alle famiglie, da un lato, da quest’ultime il comune non riceve più niente, perché le famiglie pagano la quota mancante direttamente agli asili, dall’altra non beneficia più neanche del rimborso del 35% da parte della regione”.


Viterbo - Le spese sostenute dal comune per gli asili nido

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Cosa cambia per gli asili con il contributo erogato alle famiglie e non più alle strutture?
“Prima della riforma gli asili potevano far lavorare i dipendenti in maniera adeguata. Ad esempio, un’educatrice si occupa di 7 bambini, poi serve un bidello ogni 15 bambini. Un asilo con 60 bambini deve quindi avere 4 bidelli, che sono tanti. Ci sono poi pediatra e coordinatore. Un asilo richiede tanto personale. Ne va della qualità del servizio. Dopodiché ci sono i costi degli affitti dei locali, così come di luce, gas, acqua eccetera. Con le convenzioni era possibile gestire un asilo come si deve, dando agli operatori stipendi congrui al lavoro svolto. E uno stipendio è di circa 1100 euro ad insegnante. Chi lavora in un asilo deve avere almeno la laurea triennale in scienze dell’educazione. In sintesi, la riforma è stata deleteria. Prima avevano la possibilità di gestire e programmare le attività anche sul lungo periodo. Oggi invece vivono nell’incertezza più assoluta. Con un aumento impressionante della morosità, cioè di famiglie che non riescono a pagare la retta. Rette che sono aumentate perché, eliminando le convenzioni, i costi per gli asili sono aumentati”.

Da quel che sta dicendo, non c’è il rischio, secondo lei, che questa riforma possa mettere in crisi le casse comunali?
“Certo, il rischio è reale. Basta vedere i dati. Ultimamente ho presentato un’interrogazione consiliare per capire cosa sta succedendo con gli asili. Così come ho presentato una richiesta di accesso agli atti. Il comune ha appena risposto alla mia interrogazione inviandomi le spese che sosteneva prima della riforma e quelle che sta sostenendo una volta che quest’ultima è entrata a regime, vale a dire dall’anno educativo 2023-2024”.

E cosa risulta?
“Come abbiamo già detto, prima della riforma le somme approntate  dal comune venivano rimborsate mediamente per il 35% dalla regione e per una parte contribuivano anche le famiglie che facevano entrare dei soldi nelle casse comunali. Ad oggi invece il rimborso regionale per i bonus dati direttamente alle famiglie non c’è più, come pure non c’è più il contributo da parte delle famiglie. Numeri alla mano, prima della riforma il comune di Viterbo spendeva circa 700 mila euro per la gestione degli asili comunali, vale a dire i Cuccioli e il Nido a colori e circa 580 mila euro per 108 posti in convenzione. Con il primo anno di riforma, l’anno educativo 2023/2024, i comune ha dato alle famiglie 764 mila euro sotto forma di bonus. La stessa cifra viene spesa per le strutture comunali. Non solo, ma ci sono ancora dei posti in convenzione”.


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Patrizia Notaristefano


Cosa significa che ci sono ancora dei posti in convenzione?
“Significa che, chi ha segnato il proprio figlio al nido l’anno precedente l’entrata in vigore della riforma, lo ha segnato in regime di convenzione. Regime di convenzione che per quella persona resta finché il figlio non compie i tre anni e passa alla scuola dell’infanzia. Per questi posti nel ’23-24 il comune ha speso 450 mila euro. Posti su cui il comune prende il 35% di rimborso regionale. Posti che stanno andando ad esaurimento. Tant’è vero che si è passati dai 108 del ’22-23 ai 47 del ’23-24 fino ai 13 di quest’anno. A un certo punto non ci saranno più. Così come non ci sarà più, definitivamente, il rimborso regionale. Per quanto riguarda poi i soldi erogati per i bonus alle famiglie, l’amministrazione li prende direttamente dalle casse comunali. Senza rientrare di niente. Ci sono dunque 764 mila euro che escono e che nessuno rimborsa. Nemmeno in parte. E quello che uscirà dalle casse comunali sarà sempre di più e sempre senza alcun ritorno. Perché i posti in convenzione tenderanno ad esaurirsi, mentre aumenteranno di più i contributi diretti fino a coprire, per tutti gli iscritti, l’intero triennio del nido. Insomma, si tratta di una riforma disastrosa che rischia di essere devastante per le casse comunali. Una riforma fallimentare che ha semplicemente gettato tutto nel caos, senza aiutare né gli asili e né le famiglie. Anzi, creandogli solo difficoltà”.

Quindi sta dicendo che il comune, rispetto alle convenzioni del passato, sta spendendo di più per un sistema che avrebbe messo in crisi asili e famiglie?
“Esattamente questo. Il comune, rispetto alle convenzioni del passato, sta spendendo di più per un sistema che avrebbe messo in crisi asili e famiglie”. 

Quando viene pagato al comune il rimborso regionale del 35%?
“Viene pagato l’anno successivo. Ad esempio, per l’anno educativo 2022-2023, il rimborso è stato pagato nel 2023”.

Nell’anno educativo 2023-2024, quando è partita la riforma, il comune aveva a disposizione il rimborso regionale sui 108 posti in convenzione dell’anno precedente?
“Sì, aveva a disposizione il rimborso regionale dell’anno precedente, erogato appunto l’anno successivo”.

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E come li ha spesi se poi si è passati all’erogazione dei bonus direttamente alle famiglie?
“Li dovrebbe aver spesi per i posti ancora in convenzione, che però sono passati da 108 a 47. Il resto, visto che erano meno rispetto all’anno precedente, magari li potrebbe aver utilizzati per i bonus. Cosa che andrebbe verificata”.


Rosanna Gilberto

Rosanna Gilberto


Una volta che non ci saranno più né i rimborsi regionali, né le quote delle ultime famiglie in convenzione, ma tutto passerà attraverso il bonus, il comune dove troverà i soldi da mettere di tasca propria?
“Ce lo dovrebbero dire i colleghi della maggioranza e della giunta, in particolare modo l’ex assessora Patrizia Notaristefano alla quale ho rivolto diverse interrogazioni senza ricevere risposta. Per come è strutturato il bilancio comunale credo che per trovare i soldi necessari per garantire gli attuali bonus alle famiglie verrano tagliati altri servizi. Oppure, se il comune non taglia altri servizi, dovrà necessariamente ridurre il numero di famiglie che beneficeranno del bonus o ridurne l’importo. Con ulteriori costi aggiuntivi per coprire la retta da parte delle famiglie”.

La sindaca Frontini dichiara sul suo profilo Facebook: “In due anni abbiamo triplicato il numero delle famiglie, da 108 a 302, che beneficiano di un contributo economico per la retta degli asili comunali”. È così?
“Non lo so. Per questo ho fatto richiesta di accesso agli atti per capire quanto è stato dato e quante famiglie hanno beneficiato del bonus”. 

Ci sono famiglie che ricevono il bonus comunale e poi all’asilo non gli versano niente tenendoseli per se?
“Sì, ci sono. La morosità infatti è aumentata a dismisura. E questa è un’ulteriore difficoltà per gli asili. Cosa che prima non accadeva perché i soldi il comune li dava direttamente alle strutture”. 

E un asilo come può difendersi? Cosa può fare per averli?
“Può soltanto avviare un’azione legale con tutti i tempi e le spese che la cosa comporta. Dopodiché, si tratta soprattutto di famiglie a basso o bassissimo reddito. Quindi, di fatto, il recupero delle somme non versate pre gli asili che vivono queste situazioni risulta impossibile”.


Viterbo - La sindaca Chiara Frontini

Chiara Frontini


La riforma Frontini-Notaristefano prevedeva comunque un periodo sperimentale.
“Sì, e sarebbe dovuto durare un anno”. 

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Non dovrebbero esserci dei riscontri su come sia andato questo anno sperimentale?
“Abbiamo letto su Facebook che i riscontri sono stati postivi. Il post che citava prima”.

Qualcosa di più approfondito?
“No, nient’altro. Ci sono anche dei comitati di gestione degli asili che hanno chiesto di poter incontrare l’amministrazione per capire come è andato l’anno di sperimentazione, ma non sono mai state ricevute. Le famiglie hanno chiesto anche degli incontri per evidenziare le difficoltà di cui abbiamo parlato. Ma anche in tal caso la sindaca e l’ex assessora Notaristefano non li hanno mai convocati. Praticamente non se ne vuole parlare”.

Viterbo, con l’eliminazione delle convenzioni, nel Lazio fa caso a se oppure ci sono altri esempi simili a livello regionale?
“No, non ci sono esempi simili. A Roma tutti gli asili hanno le convenzioni con il comune. Viterbo è l’unica realtà regionale che ha tagliato le convenzioni. Non solo, ma siamo anche la quarta provincia del Lazio per numero di asili”.

Rosanna Giliberto è diventata la nuova assessora alle politiche sociali. Una persona che viene dal mondo dell’istruzione. Che cosa ha da chiederle in merito alla questione degli asili?
“Chiedo alla nuova assessora di ritornare al sistema precedente, prima che sia troppo tardi, e cancellare una riforma degli asili nido che è disastrosa e di farlo il prima possibile. Perché più si va avanti e più il comune dovrà mettere fondi propri sui bonus senza alcun ritorno. Con il rischio di creare un vero e proprio buco nel bilancio comunale”. 

E in che modo, secondo lei, si potrebbe ritornare al sistema delle convenzioni?
“La prima soluzione è tornare alle convenzioni e aprirle a tutti gli asili nido che ne fanno richiesta. In questo modo si garantisce anche la libertà di scelta delle famiglie. Oppure si potrebbe percorrere la strada di una soluzione mista. Da un lato si torna a dare il contributo direttamente agli asili nido, sempre allargando le convenzioni, dall’altro la quota parte delle fasce di reddito più alte che dovrebbero pagare le famiglie viene data direttamente agli asili senza passare per le casse comunali. Comunque sia, bisogna tornare al sistema precedente. Considerando però che per l’anno educativo in corso non ci sarà più il rimborso regionale né i soldi versati dalle famiglie, il prossimo anno il comune dovrà coprire tutte le spese con fondi propri”.

Daniele Camilli


Articoli: “Asili nido, sistema al collasso e famiglie scontente” – “Asili nido… la soppressione delle convenzioni sta danneggiando famiglie, strutture e lavoratrici” – Chiara Frontini: “Asili, tema di cui a me notoriamente non me frega un cazzo, perché i figli non ce l’ho…”

29 settembre, 2024





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