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L’azienda di Castrovillari chiude un round da 400 mila euro e mette in piano l’approdo nei mercati internazionali con i suoi prodotti di bellezza al 100% naturali e un mix di frutta secca disidratata pensato per i consumatori dell’alto di gamma. La filiera corta e la ricerca con l’università Â
È nata sei mesi fa e punta a diventare l’Hermes italiana dei cosmetici naturali. La startup calabrese Bhica — acronimo di Biological Healthy Italian Calabrian Attitude — si è prefissa il compito di esportare la bellezza del territorio del Sud Italia attraverso prodotti di nutraceutica innovativa e cosmesi naturale, e ha già conquistato gli investitori: ha chiuso un round di finanziamento da 400 mila euro e ha ricevuto una valutazione post money da 4 milioni. Il tutto ispirato dalla cornice della natura incontaminata del Parco Nazionale del Pollino, patrimonio Unesco e custode dell’albero più antico d’Europa, e dalla cultura dell’antica colonia di Sibari.
SostenibiltÃ
L’azienda si muove tra nutraceutica — prodotti studiati per fornire il corretto apporto vitaminico e il benessere psicofisico — e cosmesi naturale, tutto con attenzione alla sostenibilità , dalle materie prime utilizzate ai packaging riciclabili. Ogni prodotto vuole ricalcare il medesimo equilibrio presente in natura, secondo una visione della cura di sé che già appartiene a Ippocrate: «fa che il cibo sia la tua prima medicina e che la tua prima medicina sia il tuo cibo».
Ed è in quest’ottica che nasce Nutrisol, il prodotto di punta della nutraceutica di Bhica: un mix di frutta disidratata che contiene in 30 grammi di prodotto l’apporto giornaliero di frutta consigliato per un adulto (400 grammi secondo l’Oms). Tra le sfide, quella di combattere lo spreco alimentare, specialmente per un prodotto altamente deperibile come la frutta: nella lavorazione della materia prima vengono mantenute anche le bucce, dove risiede la parte principale dei nutrienti, e sfruttata quella parte del raccolto che, seppur di buona qualità , non ha una taglia che rispetta gli standard per la grande distribuzione ed è per questo destinata al macero.
La catena di fornitura è tutta italiana, e la produzione è in buona parte concentrata all’interno della provincia di Cosenza. La sede di Bhica è a Castrovillari, uno dei comuni più popolosi del Parco del Pollino e città natale di Simone Botta, ceo della Startup, e di Alessandro Di Callo, chief operation officer, cui si è aggiunto nei lavori Matteo Brunetti, chief marketing officer. «Vogliamo esportare la bellezza autentica di casa nostra: la natura incontaminata e la cultura plurimillenaria che proviene dalla Magna Grecia — racconta Simone Botta —. Ma puntare sulla Calabria ha anche voluto dire allontanarsi dai centri nevralgici del business e lottare con i problemi infrastrutturali. Ai giovani del territorio manca la fiducia, anche perché non hanno molti esempi di imprese costruite da giovani negli ultimi anni. Noi vogliamo mantenere il cuore da startup e la mente da maison del lusso strutturata con una vocazione internazionale».
Verso gli Usa
Il supporto scientifico proviene dall’Università della Calabria, con la quale Bhica ha intenzione di aprire in futuro nuove borse di studio per giovani interessati a ricerca e innovazione.
Il piano è chiaro: entro la fine dell’anno verranno introdotti nella linea cosmetica due nuovi prodotti skincare, cui si aggiungeranno, all’inizio del 2025, i primi prodotti per il corpo, con i quali l’azienda punta a entrare nel mondo delle spa di lusso. L’anno prossimo anche il grande salto verso il mercato internazionale, specialmente in quello turco e statunitense, con il quale il primo contatto sarà al Cosmoprof di Miami di gennaio. Si pensa anche al mercato degli Emirati.
Più di lungo periodo i piani per ricerca e sviluppo: agli oltre 100 mila euro già investiti in questo settore si aggiungeranno nei prossimi due anni investimenti per mezzo milione di euro. «In futuro vogliamo anche ampliare la sede dell’azienda di Castrovillari, aprendo un polo di ricerca interno in collaborazione con l’Università della Calabria e uno stabilimento produttivo di proprietà sul territorio» conclude Botta.
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