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La direttiva europea sulle case green è entrata in vigore il 28 maggio, per recepire il provvedimento gli Stati Membri hanno tempo 24 mesi. Entro gennaio 2026 l’Italia dovrà lavorare per predisporre il proprio piano di rinnovamento degli edifici che abbia come obiettivo le emissioni zero entro il 2050 e che preveda i passaggi obbligatori stabiliti dalla direttiva. In questo quadro, quali sono i piani del governo? Ne ha parlato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
Nel corso di un’intervista rilasciata ad Affari&Finanza del quotidiano La Repubblica, il ministro Pichetto Fratin ha fatto riferimento a un sistema di detrazioni fiscali maggiormente orientate verso l’efficientamento energetico, ad appositi finanziamenti per gli incapienti, a mutui agevolati per le comunità energetiche e i condomini e ha parlato di un’apertura alle partnership pubblico-privato. Tutte queste azioni puntano non solo ad attuare quanto stabilito dalla direttiva sulle case green, ma anche a tutelare l’interesse nazionale, “perché avere edifici che consumano di meno significa anche permettere alle famiglie di risparmiare sulle bollette”.
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha sottolineato il fatto che l’Italia è un Paese in cui “non è facile avviare interventi di questo tipo”, dal momento che il 75% degli immobili ha più di 70 anni e oltre l’80% delle famiglie possiede almeno una proprietà immobiliare. Quindi Fratin ha ricordato di essersi espresso contro il provvedimento anche in occasione del voto finale, spiegando che “l’Unione Europea non può imporre vincoli senza dare un aiuto, perlomeno per sostenere le famiglie in situazioni di difficoltà” e affermando che confida nella nuova Commissione.
Ma il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza ha anche detto che, al di là della nuova direttiva, “è di interesse nazionale avere i fabbricati più efficienti, non solo perché così si salvaguarda l’ambiente, emettendo minori emissioni, ma anche perché per le famiglie significa spendere meno in bollette dell’energia”.
Se dunque si ritiene che sia di interesse nazionale avere dei fabbricati più efficienti, è lecito domandarsi in che modo si pensa di arrivare ad immobili con una migliore efficienza energetica. A tal proposito, Fratin ha spiegato ad Affari&Finanza: “Ho istituito già alcuni mesi fa un gruppo di lavoro, con la rappresentanza dell’Ance e vari stakeholder, per fare un ragionamento complessivo partendo dai dati Enea, che costituiscono la classificazione più aggiornata sugli edifici. Su quella stiamo costruendo il modello di percorso, tenendo conto anche delle indicazioni della direttiva, che prevede l’esclusione dagli obblighi di efficientamento di alcune tipologie di edifici, dagli appartamenti al di sotto dei 50 metri quadrati a quelli classificati come storici”.
In merito agli interventi a cui si pensa, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza ha detto che “per raggiungere gli obiettivi indicati dalla direttiva ci sono diverse possibilità, dalle pompe di calore ai doppi vetri al riscaldamento a pavimento, fino al teleriscaldamento”. Chiaramente il grande problema è quello dei finanziamenti. Il governo come intende finanziare questi interventi? A tal proposito il ministro ha detto: “Già con la prossima legge di Bilancio ribaltiamo il meccanismo della detrazione fiscale, che verrà maggiormente finalizzata agli interventi di efficientamento energetico: si tratta di una parte strutturale della riforma fiscale. Non abbiamo ancora definito però con che percentuali si intende intervenire: le misure devono essere compatibile con il bilancio dello Stato. L’obiettivo è di contribuire al numero più alto possibile di interventi. Per gli incapienti le detrazioni non funzionano, e quindi bisogna intervenire con le sovvenzioni”.
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