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Sassari Partiamo da ciò che è più lontano dalla bellezza: i freddi numeri. 27mila sardi occupati in imprese produttive culturali e creative o in attività che però usufruiscono di questo settore. E ancora, un indotto attestato nel 2023 dall’ultimo report di Symbola che vale 1,3 miliardi di euro. Non male.
A riguardo, l’assessora regionale alla Cultura, Ilaria Portas, ha una visione ben precisa. Se deve puntare su un comparto, strizza l’occhio al cinema, «in grado di raccontare la Sardegna e portarla nel mondo». Se deve trovare una formula di cultura e lavoro, pensa però anche al patrimonio storico che incontra il digitale e coinvolge le nuove generazioni.
«Dal principio del mio mandato ho parlato di assessorato del futuro perché ho in carico moltissime competenze e tutte si intrecciano tra di loro: la scuola e l’istruzione, la cultura e i beni culturali, lo sport e l’informazione – spiega in proposito Portas –. Il mio assessorato dunque guarda alla parola cultura e la traduce come “motore”. Il motore è ciò che ci porta avanti, solitamente, e anche nel futuro se vogliamo stare dentro e fuor di metafora. Ma per farlo ha necessità della benzina. E la benzina sono le buone pratiche, le giuste decisioni della politica, il confronto costante sia con il nostro patrimonio del passato e le nostre risorse attuali e sia con le altre realtà».
Ed è per questo che secondo Portas «la cultura non è solo una parola astratta», e la declina sotto forma di «impresa culturale». Si ma come si fa? Sugli investimenti prioritari, l’assessora spiega: «Quando parlo di investire sulla bellezza, intendo la messa in rete del patrimonio artistico e archeologico, anche attraverso i nuovi strumenti digitali. Abbiamo da poco inaugurato il progetto “Andalas de Cultura” per rafforzare una offerta moderna e condivisa del nostro patrimonio culturale». Si tratta di una piattaforma inaugurata nel 2022, un metamotore di ricerca collegato alle banche dati nazionali e locali relativi ad archivi, biblioteche e musei. Ma è chiaro che non basti. Chiamata a parlare di un micro-ambito, nello specifico Portas si concentra sul «grande potenziale» delle nuove professioni dell’audiovisivo: «Possono nascere dal settore cinematografico e delle arti, che sono inoltre in grado di raccontare la Sardegna e portala nel mondo, con un ritorno importante in termini anche di turismo».
Come si creano profili specializzati? Nell’isola, rispetto ad altre regioni italiane, non esistono Dams e istituzioni accademiche analoghe. L’assessora punta sui percorsi post-diploma: «È necessario ancora mettere insieme la formazione accademica con la formazione professionale: attraverso gli Its Academy si ha una implementazione della formazione professionale di tecnici specializzati». E infine, su quanto incide concretamente la cultura, Portas non ha dubbi: «Da donna del Sulcis, mi viene da pensare alle aree spesso abbandonate, post minerarie e post industriali che possono essere strategiche inserite in un contesto di economia creativa. Già alcuni festival le hanno scelte. Ma ancora molti o forse troppi luoghi andrebbero bonificati, messi in sicurezza e restituiti in tutto il loro splendore». (paolo ardovino)
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