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Processo da rifare per padre Anello, arrestato quasi dieci anni fa con l’accusa di aver abusato di sei fedeli durante alcune “preghiere di liberazione” dal demonio. La Cassazione ha annullato con rinvio alla Corte d’Appello la sentenza di condanna per violenza sessuale a 6 anni e 10 mesi nei confronti di don Salvatore Anello. Dopo due sentenze a suo sfavore è arrivato un pronunciamento opposto dalla terza sezione penale. I giudici hanno condiviso la tesi dell’avvocato Fausto Maria Amato che, con un ricorso di oltre cento pagine, ha convinto la Suprema Corte che l’attendibilità delle vittime non fosse stata valutata né motivata adeguatamente.
L’inchiesta è nata dopo una prima denuncia e ruotava attorno alle dichiarazioni di alcune fedeli del gruppo religioso “Rinnovamento dello spirito” e alla figura di Salvatore Muratore, ex ufficiale dell’Esercito anche lui condannato in appello a sei anni e due mesi. Sei donne, fra le quali anche due minorenni, avevano raccontato di ciò che sarebbe accaduto durante le preghiere di liberazione del maligno e dei palpeggiamenti nelle zone intime che avrebbero subito durante gli incontri svolti alla presenza di altri. Di questi però, tra familiari, amici e fidanzati, nessuno avrebbe mai notato nulla di strano né denunciato eventuali attenzioni moleste.
L’arresto del 2016 era stato frutto delle indagini condotte dalla polizia che aveva raccolto la denuncia di una donna e della figlia, convocando poi le altre fedeli che, circa un anno dopo, avevano fornito delle versioni che sembravano inchiodare padre Anello. E proprio sull’attendibilità dei loro racconti si è basata buona parte dell’atto depositato in Cassazione. L’avvocato dell’imputato ha sottolineato alcuni dubbi, come fatto anche nei due precedenti gradi di giudizio, sulla credibilità delle persone offese descrivendole – e riprendendo alcuni passaggi delle perizie disposte dal pm – come soggetti fragili e con “un’intensa propensione a vivere intensamente le esperienze spirituali, che considerano come reale il mondo magico-superstizioso, i fenomeni paranormali, e che sono convinte dell’esistenza del satanismo e della possessione demoniaca”.
Padre Anello, che ha trascorso quasi due mesi in carcere e più di un anno ai domiciliari, ha sempre respinto le accuse sottolineando, così come poi indicato anche nel ricorso, la quantità di fedeli che riceveva settimanalmente (fino a 70) in qualità di guida spirituale che avrebbe fornito loro il proprio supporto per aiutarli con le preghiere di liberazione. Non esorcismi, per i quali non era abilitato, ma invocazioni che sarebbero servite ad allontanare il maligno che queste donne erano convinte di covare. Il frate dei Cappuccini, ormai da tempo residente in un convento in provincia di Benevento, ha accolto fra le lacrime il pronunciamento dei giudici della Cassazione che hanno disposto l’annullamento con rinvio a una nuova sezione della Corte d’Appello.Â
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