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Con le elezioni presidenziali statunitensi a un mese di distanza, la retorica politica si sta intensificando, mentre i candidati si concentrano sul miglioramento del Paese e della sua economia.
Dave Ramsay, CEO di Ramsay Solutions, ha intervistato l’ex presidente degli Stati Uniti e candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump, discutendo di argomenti che interessano l’americano medio.
Ramsay ha sottolineato che molti sono alle prese con “uova a 8 dollari, benzina a 5 dollari, tassi di interesse al 7% e una casa che non possono permettersi, con stipendi in calo rispetto all’aumento dei prezzi delle case”.
Ha chiesto il parere di Trump sul suo piano economico per affrontare queste urgenti preoccupazioni.
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Ecco i punti chiave:
‘Drill baby drill’: promessa di dimezzare i costi energetici in meno di un anno
Trump ha promesso di ridurre i costi energetici al 50% rispetto ai livelli attuali entro meno di un anno, per ridurre l’inflazione.
Per raggiungere questo obiettivo, Trump ha affermato che avrebbe ordinato trivellazioni e fracking, eliminando le normative non necessarie e riemettendo le concessioni governative per lo sviluppo energetico.
Ritiene che la riduzione dei costi energetici avrà un effetto a catena, facendo scendere i prezzi di altri beni e servizi.
Alla domanda di Ramsay se rinuncerà agli oleodotti Keystone e rimarrà fedele alla frase usata nel suo discorso di accettazione alla convention, “drill baby drill”, Trump ha detto:
“Dice tutto, vorrei usare un’altra battuta, migliore, e ora andiamo a fare il drill baby drill.”
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Ha sottolineato che le precedenti misure volte a bloccare la produzione di energia, come la chiusura dell’oleodotto Keystone e dei progetti di trivellazione, hanno avuto un impatto grave sull’economia.
Trump ha affermato che se non fosse stato per le azioni intraprese dall’amministrazione Biden, gli Stati Uniti avrebbero dominato il mondo intero in materia di energia.
Abbasserà l’aliquota dell’imposta sulle società al 15%
Trump ha condiviso i piani per ridurre ulteriormente le tasse nella sua amministrazione.
Ha sottolineato il successo della riduzione dell’aliquota dell’imposta sulle società dal 39% al 21%, che ha stimolato la crescita economica.
Ora il suo obiettivo è di abbassarla ulteriormente al 15%, ma a una condizione: le aziende devono fabbricare i loro prodotti negli Stati Uniti per beneficiare di questa aliquota ridotta.
Oltre a questo taglio delle tasse, saranno imposte tariffe ai paesi stranieri per impedire loro di indebolire le industrie statunitensi, in particolare nei settori dell’arredamento e dell’acciaio, dove in precedenza la Cina aveva dominato.
Trump ha spiegato come i dazi abbiano contribuito a salvare l’industria siderurgica statunitense e i tagli fiscali da lui proposti mirano a rendere le aziende americane più competitive a livello globale.
Le aliquote fiscali ridotte probabilmente si tradurrebbero anche in maggiori entrate federali, simili agli effetti osservati durante le amministrazioni di Trump e di Reagan.
Come ha sottolineato, ridurre l’aliquota d’imposta al 21% era considerato impossibile, eppure ci è riuscito, e ora l’obiettivo è di abbassarla ulteriormente, mantenendo comunque posti di lavoro e produzione all’interno del Paese.
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Nel primo anno completo di riduzione delle imposte, gli Stati Uniti hanno registrato un aumento delle entrate nonostante le aliquote ridotte, il che ha contribuito a ridurre il deficit.
Trump ha paragonato questa situazione all’amministrazione di Bill Clinton, sottolineando come le misure di riduzione dei costi, insieme alle politiche fiscali, abbiano quasi pareggiato il bilancio.
Su Elon Musk e il taglio dei costi
Trump ha anche evidenziato potenziali aree per ulteriori tagli ai costi senza danneggiare servizi essenziali come la previdenza sociale, che intende proteggere da tagli o aumenti di età. Ha affermato,
“Abbiamo anche un sacco di tagli ai costi da fare e va bene così. Infatti, chiederò a Elon, che è un bravo ragazzo… e ha un buon senso in questo.”
Ha tuttavia espresso preoccupazione per la pressione esercitata sulla previdenza sociale e sul sistema sanitario nazionale (Medicare), attribuendola all’afflusso di migranti e alle scarse politiche economiche dell’attuale amministrazione.
Tariffe per proteggere le piccole imprese
Ha sottolineato l’importanza di garantire alle piccole imprese condizioni di parità affinché possano sopravvivere.
Il suo approccio per sostenerli include la creazione di condizioni di parità attraverso tariffe doganali, che ritiene fondamentali per proteggere le industrie americane.
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Ha ricordato come la Cina abbia aggressivamente indebolito le aziende americane, in particolare in settori come l’acciaio e l’arredamento.
Imponendo tariffe, sosteneva Trump, le industrie americane avrebbero potuto rimanere competitive e impedire ai paesi stranieri di cacciare dal mercato le aziende statunitensi.
“Per me la parola tariffa è una parola molto bella perché può salvare davvero il nostro Paese.”
Ha poi parlato del successo storico dei dazi, citando gli anni ’90 dell’Ottocento, quando gli Stati Uniti erano al culmine della loro ricchezza grazie alle politiche tariffarie del presidente McKinley.
Le tariffe erano così efficaci nel generare entrate che il governo istituì delle commissioni per decidere come spendere il surplus, ha affermato.
Trump ritiene che strategie simili potrebbero rivitalizzare le moderne industrie americane e riportare ricchezza nel Paese.
“Il nostro paese era così ricco. Non sapevano cosa fare con i soldi… possiamo far tornare il nostro paese, renderlo forte e poi proteggerlo con le tariffe.”
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