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L’economia circolare nei serramenti, e più in generale in edilizia, continua ad avanzare come modello, rispetto a quello “usa e getta” ormai sempre più ai margini come modus operandi. Questo significa riutilizzare e riciclare materiali, progettare prodotti più duraturi e ridurre l’impatto ambientale. Il settore sta sicuramente diventando più sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

Negli ultimi anni, il settore delle costruzioni si sta orientando sempre più rapidamente verso i concetti di economia circolare e di Design for Disassembly. L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti, il più a lungo possibile. In questo modo, si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico, in modo da poterli continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo, generando ulteriore valore.

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I principi dell’economia circolare si contrappongono al tradizionale modello economico lineare, fondato sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”. Il modello economico tradizionale dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materie prime e di energia, mentre avvicinarsi a un modello di economia circolare in edilizia significa innovare i processi, dalla produzione alla trasformazione dello scarto, e cambiare il modo in cui si concepiscono i prodotti stessi. Il maggiore riutilizzo e riciclaggio di prodotti, componenti e materiali comporta una riduzione dell’uso di risorse naturali, così come un minore impatto su paesaggi e habitat naturali, contribuendo a limitare anche la perdita di biodiversità.

Un ulteriore vantaggio dell’economia circolare è la riduzione delle emissioni annuali totali di gas a effetto serra. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), i processi industriali e l’uso dei prodotti sono responsabili di più del 9% delle emissioni di gas serra nell’Unione Europea, mentre la gestione dei rifiuti rappresenta oltre il 3,30%. Creare prodotti più efficienti e sostenibili fin dall’inizio contribuisce alla riduzione del consumo di energia e risorse, poiché si stima che oltre l’80% dell’impatto ambientale di un prodotto sia determinato durante la fase di progettazione. Da questo punto di vista, il passaggio a prodotti più affidabili, che possono essere riutilizzati, aggiornati e riparati, insieme al riciclo delle materie prime, riduce la produzione di rifiuti e mitiga i rischi associati all’approvvigionamento, come la volatilità dei prezzi, la disponibilità e la dipendenza dalle importazioni.

Design for Disassembly ed economia circolare

Nell’ambito dell’economia circolare, e in particolare nel settore dei serramenti, ben si inserisce il Design for Disassembly (DfD), cioè un approccio che mira a creare prodotti con l’intenzione di minimizzarne la perdita di valore a fine vita tramite la semplificazione del processo di smontaggio. Facilitare il modo in cui i prodotti possono essere disassemblati migliora e semplifica le procedure di riutilizzo e riciclo, riducendo di conseguenza il loro impatto ambientale e promuovendo i principi dell’economia circolare. In generale, il Design for Disassembly si propone di:

  • Semplificare il processo di de-manufacturing
  • Ridurre il tempo e i costi necessari per lo smontaggio
  • Consentire il massimo recupero di componenti e materiali

Pertanto, il Design for Disassembly rappresenta un cambiamento fondamentale nel modo in cui i prodotti vengono concepiti, assemblati e trattati al termine del loro ciclo di vita, configurandosi come una strategia fondamentale nel promuovere i principi dell’economia circolare, mitigare l’esaurimento delle risorse e ridurre il degrado ambientale.

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Esempio di componente di facciata progettato secondo l’approccio DfD. Fonte Shareyourgreendesign.com

 

In generale, le tecniche di DfD si dividono in due categorie: la progettazione con smontaggio integrato o incorporato e il disassemblaggio attivo. La prima consiste in un meccanismo di smontaggio progettato per essere implementato direttamente nel prodotto. Questo meccanismo può essere attivato per avviare il processo di smontaggio utilizzando uno stimolo termico, elettrico, meccanico o elettromagnetico. Il cosiddetto smontaggio attivo, invece, consente la separazione degli assemblaggi utilizzando materiali o strutture intelligenti presenti nel prodotto che possono essere attivati mediante uno o più stimoli esterni.

Tuttavia, ad oggi, l’implementazione del DfD nel settore delle costruzioni si confronta con diverse sfide. Uno degli ostacoli principali è la resistenza al cambiamento all’interno delle pratiche di progettazione tradizionali, dove l’accento è stato posto sulla funzionalità e sull’estetica piuttosto che sullo smontaggio e sulle considerazioni di fine ciclo di vita. La complessità del problema consiste nel bilanciare vari aspetti del design, come l’integrità strutturale, le prestazioni e i requisiti di smontaggio, senza compromettere la qualità, anche estetica, e la fruibilità del prodotto. Inoltre, possono sorgere complessità nell’istituire sistemi efficienti di logistica inversa per la raccolta, lo smontaggio e il trattamento dei prodotti a fine ciclo di vita, richiedendo la collaborazione tra gli attori lungo la catena di approvvigionamento.

Oltre ai benefici ambientali, per tutti gli attori della filiera e per il consumatore, il vantaggio è anche economico. Progettare un elemento in questo modo riduce infatti i tempi di assemblaggio e disassemblaggio ed aumenta l’efficienza produttiva.

Life Cycle Assessment (LCA)

Tra gli strumenti utilizzati per valutare l’impatto ambientale di un componente costruttivo, la Life Cycle Assessment (LCA) costituisce un metodo standardizzato e riconosciuto a livello internazionale, di valutazione quantitativa degli effetti ambientali dovuti a un prodotto, un processo, un’attività o un servizio.

Uno studio LCA completo dovrebbe comprendere tutte le fasi del ciclo di vita: produzione, trasporto, costruzione, uso/riuso, manutenzione, demolizione/riqualificazione, riciclaggio/smaltimento, richiedendo un notevole dispendio di risorse. Per tale motivo, spesso l’analisi è limitata solamente ad alcune fasi, avendo l’accortezza di specificare i confini del sistema considerato e i processi trascurati.

L’analisi LCA viene svolta in funzione di obiettivi prestabiliti. La corretta impostazione dello studio è fondamentale, poiché a obiettivi diversi corrisponde un differente approccio al problema e una diversa modalità di svolgimento dell’analisi LCA stessa.

Tale caratteristica consente una notevole capacità di adattamento e flessibilità del metodo, ma può anche comportare una distorsione dei risultati. Per questo motivo è fondamentale esplicitare tutte le assunzioni effettuate durante lo svolgimento del processo, senza la pretesa di eliminare la componente di soggettività, ma con il tentativo di rendere lo studio il più trasparente possibile.

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Economia circolare nei serramenti
Fasi del ciclo di vita di un prodotto

 

La parte più complessa e delicata della LCA è la raccolta dei dati relativi ai processi da analizzare, a causa della difficoltà nel reperire informazioni affidabili ed aggiornate. Per questo motivo, negli ultimi anni, alcuni istituti di ricerca si sono impegnati nella creazione di banche dati il più possibile esaustive, che raccolgono dati internazionali, nazionali o relativi ad ambiti locali. Oggigiorno, sempre più frequentemente, i produttori stessi dotano i propri prodotti di certificati di tipo ambientale, come la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (Environmental Product Declaration – EPD) o l’Impronta Ambientale di Prodotto (Product Environmental Footprint – PEF), basate su LCA molto precise che impiegano dati primari riferiti alla produzione nello specifico stabilimento. Tali documenti permettono di certificare in modo affidabile l’impatto ambientale di un determinato sistema o prodotto e di consentire una loro valutazione nell’ambito dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) per le gare di appalto e nei protocolli di valutazione della sostenibilità delle costruzioni (LEED, ITACA, BREEAM, etc.).

L’EPD è un documento che descrive gli impatti ambientali legati alla produzione di una specifica quantità di prodotto o di un servizio: per esempio consumi energetici e di materie prime, produzione di rifiuti, emissioni in atmosfera, etc. La Dichiarazione, creata su base volontaria, deve essere predisposta facendo riferimento all’analisi del ciclo di vita del prodotto basata su uno studio LCA che definisce il consumo di risorse (materiali, acqua, energia) e gli impatti sull’ambiente circostante nelle varie fasi del ciclo di vita del prodotto. La PEF è una misura che, sulla base di vari criteri, indica le prestazioni ambientali di un prodotto o servizio nel corso del proprio ciclo di vita. Le informazioni relative alla PEF sono fornite con l’obiettivo generale di ridurre gli impatti ambientali dei prodotti e dei servizi, tenendo conto delle attività della catena di approvvigionamento: dall’estrazione di materie prime, alla produzione, all’uso e fine vita del prodotto.

Serramenti e analisi LCA

I serramenti rappresentano una componente significativa per la sostenibilità degli edifici, sia in termini di impatto legato alla produzione dei materiali che li costituiscono, sia per la loro influenza sulle prestazioni dell’edificio durante la sua vita utile, in quanto la superficie finestrata dell’involucro edilizio rappresenta una percentuale sempre più importante della superficie complessiva dell’involucro. Nella scelta dei serramenti da impiegare per un edificio è necessario valutare molti aspetti, tra cui il contatto visivo tra interno ed esterno, la permeabilità alla luce naturale, la riduzione delle dispersioni termiche e l’ottimizzazione del comfort termico/acustico, nonché il loro impatto ambientale. La valutazione del ciclo di vita di un serramento dovrebbe includere: estrazione delle materie prime, produzione dei componenti, trasporto dei componenti, assemblaggio dei componenti, trasporto del serramento, utilizzo e manutenzione del serramento, smaltimento del serramento e/o riciclo degli elementi componenti il serramento stesso. È opportuno evidenziare che uno studio LCA sui serramenti dovrebbe essere integrato con un’accurata analisi delle prestazioni e dell’efficienza del prodotto, altrimenti le conclusioni tratte potrebbero essere fuorvianti.

Fasi del ciclo di vita di un infisso

 

Un elemento fondamentale nell’analisi LCA di un serramento è il materiale costituente il telaio. Infatti, esse può essere realizzato in alluminio, pvc, legno o una combinazione degli stessi. In ogni caso, si tratta di tre materiali profondamente diversi per origine, processi produttivi, prestazioni e soluzioni di design.

I serramenti in alluminio sono composti da profili estrusi assemblati con elementi di fissaggio meccanici. L’alluminio viene prodotto da un minerale abbondantemente disponibile, la bauxite. La produzione primaria di alluminio richiede una grande quantità di energia e genera inquinanti pericolosi per l’ambiente, come anidride carbonica, anidride solforosa acida, insieme a idrocarburi policiclici aromatici (IPA), fluoro e polvere. L’alluminio è resistente, leggero, duttile, adattabile a qualsiasi esigenza, sia in termini di ubicazione (con esposizione al sole intenso, alla salsedine, agli agenti atmosferici, ecc.), sia in termini di personalizzazione stilistica. Permette di realizzare serramenti con una notevole durabilità, perché si rovina molto difficilmente. Non richiede particolare manutenzione o una pulizia troppo intensa. Trattandosi di un metallo, l’alluminio possiede una buona trasmittanza termica, cioè un’alta conducibilità di calore. Questo svantaggio è stato ampiamente colmato grazie all’utilizzo di sistemi a taglio termico, costituiti da materiale isolante inserito tra i profili interni e quelli esterni del serramento. L’alluminio può essere riciclato al 100% ripetutamente, senza praticamente alcun deterioramento della qualità e il processo di riciclaggio richiede solo circa il 7% dell’energia necessaria per la produzione di alluminio primario dal suo minerale.

Fasi del ciclo di vita di un componente in alluminio

 

Il pvc (cloruro di polivinile) è un materiale di impiego più recente utilizzato per la realizzazione del telaio di infissi. Il pvc è un materiale sintetico composto da cloro, carbonio e idrogeno e la sua resina è composta per circa il 51% in peso da cloro. Il resto è costituito da idrogeno e carbonio, derivati da combustibili fossili (principalmente gas naturale e petrolio).Si tratta di un materiale resistente agli agenti atmosferici, che non necessita di una manutenzione particolare e può essere personalizzato con diversi colori e finiture. Anche la produzione di pvc è un processo ad alta intensità energetica e produce inquinanti, quali idrocarburi, diossine, cloruro di vinile, ftalati e metalli pesanti necessari per la lavorazione. Il pvc si decompone molto lentamente e come prodotto di scarto contiene sostanze pericolose per l’ambiente.Il riciclaggio del pvc è una procedura complessa a causa della presenza di polimeri associati e materiali di rinforzo, e le caratteristiche del pvc variano in funzione degli additivi, che svolgono un ruolo importante nelle proprietà del prodotto finale. Gli additivi possono essere plastificanti per ridurre la fragilità e migliorare la lavorazione, oppure stabilizzanti per proteggere dalla degradazione causata da calore, ossidazione e radiazione solare.

Fasi del ciclo di vita di un componente in pvc. Fonte Vinyl.org

 

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Il legno ha rappresentato a lungo il materiale più comune e tradizionalmente più impiegato per la realizzazione di telai di serramenti, sia per la sua reperibilità che per la facilità di lavorazione. Il legno è composto principalmente da cellulosa, lignina e altre sostanze organiche e, in quanto a estetica, calore e sensazione di comfort, è uno dei materiali più apprezzati. Le sue prestazioni in termini di isolamento termico e acustico sono ottime. Il legno può essere definito un materiale “rinnovabile” con un’energia incorporata molto bassa rispetto a alluminio e pvc, soprattutto in relazione all’introduzione di una gestione forestale sostenibile, che prevede la ripiantumazione di nuovi alberi a seguito dell’abbattimento di quelli vecchi. Tuttavia, un serramento in legno richiede programmati interventi di manutenzione per evitare che le sue caratteristiche di resistenza e impermeabilità si riducano nel tempo.

Economia circolare nei serramenti
Fasi del ciclo di vita di un prodotto in legno. Fonte Good-with-money.com

 

Per ovviare alle criticità del singolo materiale, l’innovazione nel campo dei serramenti ha portato spesso alla realizzazione di infissi a doppio materiale, in modo da massimizzare i vantaggi di entrambi i materiali utilizzati. In generale, si utilizza il legno come rivestimento interno dell’alluminio o, meno comunemente, del pvc.

Per quanto attiene il fabbisogno energetico, nell’analisi LCA di un infisso, la fase di esercizio risulta predominante nei confronti delle altre: per le facciate continue si tratta di circa il 90% del totale, mentre per le finestre si possono raggiungere valori anche oltre il 95%. Nel calcolo degli impatti inerenti alla fase d’uso, il parametro principale da considerare è la trasmittanza termica dei serramenti, dalla quale dipendono sostanzialmente sia la dispersione di calore attraverso gli stessi, sia i consumi energetici dell’edificio. Ogni elemento che compone il serramento contribuisce alla prestazione del sistema in termini di trasmittanza termica, ovvero di quantità di calore trasmesso per metro quadro. Oltre al vetro, anche il telaio (in funzione del materiale col quale esso è prodotto e che può incidere in termini di superficie fino al 30% della superficie totale) contribuisce significativamente alla prestazione del serramento finito in termini di isolamento. Pertanto, l’impiego di materiali caratterizzati da una bassa conducibilità termica, come legno o pvc, contribuisce a ridurre le dispersioni termiche attraverso il serramento. Tuttavia, è opportuno considerare anche la manutenzione ordinaria che ogni materiale necessita nel corso della sua vita; per esempio, nel caso di infissi in legno è necessario prevedere trattamenti/riverniciature della superficie esterna dell’infisso ogni cinque anni circa. Inoltre, come anticipato, anche nel caso di impiego di materiali maggiormente conduttivi per il telaio, come l’alluminio, vengono impiegati i cosiddetti sistemi “a taglio termico”, che interrompono la continuità del metallo tra interno ed esterno del serramento mediante l’interposizione di un materiale con conducibilità inferiore, riducendo le dispersioni energetiche attraverso il serramento. Naturalmente, l’efficienza di un infisso dipende dalla corretta posa in opera e dall’esatta conformazione del raccordo con la chiusura opaca e con lo strato isolante eventualmente presente. In definitiva, il confronto delle prestazioni in termini di confort e di consumi di energia termica richiesta durante la fase di esercizio non evidenzia sostanziali differenze fra i vari materiali e le differenze in termini di prestazioni sono spesso il risultato delle differenti dimensioni dei profili impiegati.

Economia circolare nei serramenti
Stoccaggio di serramenti rimossi. Fonte: Thompsoncreek.com

La gestione del fine vita nell’economia circolare

In generale, la gestione del fine vita di un manufatto prevede tre possibili alternative:

  • Il recupero energetico
  • Il recupero di materia
  • Lo smaltimento in discarica

Nel caso in cui le parti componenti degli infissi vengano destinate al recupero di materia a fine vita, è possibile distinguere le modalità di riciclo in:

  • aperto, nel caso in cui il materiale rientri in circolo in un processo diverso da quello originario
  • chiuso, qualora il materiale rientri in circolo nel medesimo processo, sostituendo materiali vergini

Il legno utilizzato per gli infissi è da ritenersi un materiale mediamente ecologico, anche se le vernici con cui viene trattato richiedono lo smaltimento del solvente, con un non trascurabile impatto ambientale; esso può essere considerato riciclabile nel caso in cui venga trattato con vernici idrosolubili. Pertanto, a fine vita il legno utilizzato per i telai dei serramenti viene utilizzato per la produzione di energia, se non addirittura inviato in discarica. Differente è il caso dell’alluminio, che viene riciclato con tassi di raccolta che sfiorano il 100%, in ragione dell’elevata qualità e valore dei rottami: i prodotti in alluminio riciclato sono infatti immessi sul mercato ad un prezzo che varia fra il 50% e il 75% rispetto a un prodotto in alluminio vergine. Il pvc è riciclabile ma, al crescere del numero di riutilizzi, tende a perdere le sue qualità. Esso può quindi essere riciclato, ma solo per un numero limitato di volte, per non abbassare il valore delle sue prestazioni, e il pvc riciclato è generalmente inglobato all’interno di uno strato di pvc di prima produzione.

Economia circolare nei serramenti
Riciclo dei componenti di un serramento

 

Relativamente al riciclaggio dei vetri dei serramenti, sono possibili diversi approcci: un processo di riciclo di tipo “closed-loop”, dove il materiale è riciclato e riutilizzato per lo stesso scopo, e un processo di riciclo di tipo “open-loop”, in cui il prodotto può essere trasformato in un altro prodotto o riutilizzato per uno scopo completamente diverso. Un approccio al riciclaggio “closed-loop” si traduce in un processo che richiede rifiuti di vetro di altissima qualità che possono essere aggiunti di nuovo nella stessa catena produttiva, andando così a sostituire parte delle materie prime. Di contro, questo approccio può incontrare notevoli limiti laddove il prodotto non sia in grado di rispondere ai requisiti restrittivi imposti dal processo di fabbricazione. Si può quindi facilmente comprendere come il riciclaggio “closed-loop” coinvolga principalmente i prodotti di contenitori in vetro, che richiedono meno restrizioni, potendo tollerare la presenza di vetro sodico-calcico proveniente da altri tipi di rifiuti. Se si considerano altre categorie di rifiuti in vetro, quali il vetro piano, è innegabile che ci siano ancora delle difficoltà nel processo di riciclo e pertanto, al momento, si privilegia un processo di riciclaggio di tipo “open-loop”, che dà comunque l’opportunità di riciclare grandi quantità di vetro per la produzione di nuovi prodotti.

Economia circolare nei serramenti
Ciclo di vita delle lastre di vetro. Fonte: agc-flattoflat.eu

I principi dell’economia circolare

In conclusione, è possibile affermare che l’applicazione della LCA ai componenti finestrati è strategica al fine di indirizzare la progettazione verso l’utilizzo di soluzioni più sostenibili e rispettose dell’ambiente. Tale metodologia, infatti, adotta un approccio multicriterio, valutando gli effetti di una scelta progettuale secondo una molteplicità di indicatori di impatto ambientale. È evidente che, specialmente nell’ottica di una LCA comparativa tra diverse tecnologie, è opportuno considerare tutte le prestazioni di un serramento (isolamento termico, acustico, durabilità, estetica, strutturale, tenuta all’aria e all’acqua, ecc.) per l’ottimizzazione del progetto. A tal riguardo, è opportuno che lo sviluppo di un prodotto rispecchi i principi dell’economia circolare sotto molteplici aspetti, tra cui si segnalano i seguenti:

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  • Materiali: è necessario razionalizzare l’uso delle risorse materiche (efficienza nell’uso dei materiali), cercando di sostituire materiali non rinnovabili con materiali rinnovabili, riciclati, biodegradabili e compostabili. La necessità è di “creare” nuovi materiali che contemplino al meglio sostenibilità e circolarità (ad esempio: materia prima seconda che sostituisce, anche parzialmente, quella vergine). È essenziale la conoscenza delle caratteristiche ambientali dei materiali per evitare di perseguire scelte di progetto che non favoriscono l’economia circolare.
  • Processi produttivi: è opportuno aumentare l’efficienza nell’uso delle materie prime, migliorare la logistica degli approvvigionamenti e della distribuzione e ridurre al minimo la produzione di scarti di lavorazione o fare in modo che questi siano gestiti come sottoprodotti. I processi di simbiosi industriale (dove lo scarto di un processo produttivo diventa materia prima seconda per un altro) offrono un contributo importante per valorizzare gli scarti dei processi produttivi, riducendo i costi di processo e ottenendo ricavi dalla vendita. Al fine di favorire l’implementazione di tali processi, dovranno essere sviluppati sistemi software di supporto alle decisioni (Decision Support System), che garantiscano dati aggiornati ed affidabili, integrando tutte le fonti di informazione in un’unica interfaccia di accesso.
  • Approvvigionamenti: è preferibile utilizzare approvvigionamenti energetici da fonti rinnovabili e valorizzare le risorse a livello territoriale o di prossimità per ridurre gli impatti ambientali del trasporto e creare un’identità locale del prodotto.
  • Disassemblabilità e modularità: è necessario permettere più agevolmente la smontabilità delle diverse componenti di un prodotto in relazione anche alle tipologie di materiali impiegati, favorendo la progettazione di prodotti seguendo il principio della modularità, per permettere la sostituzione delle parti, il recupero e riuso di assiemi e sottoassiemi.
  • Riciclabilità: occorre favorire il recupero e riciclo dei materiali, evitando di avere componenti multimaterici con incastri irreversibili che non possono essere avviati al processo di riciclo.
  • Riparabilità e manutenzione: è opportuno permettere la sostituzione delle parti tecnologicamente obsolete o danneggiate e favorire una manutenzione che permetta l’allungamento del ciclo di vita del prodotto stesso.
  • Sostituzione e gestione delle sostanze pericolose: è necessario cercare soluzioni materiche che non contengano sostanze pericolose per rendere più facilmente riciclabili i prodotti, prendendo anche a riferimento la normativa europea sulle sostanze chimiche. Tuttavia, per molteplici prodotti, la presenza di specifiche sostanze pericolose negli stessi è dettata dalla necessità di garantire determinate prestazioni e caratteristiche (anche di durabilità) che, sulla base delle attuali conoscenze e tecnologie disponibili, non possono essere raggiunte con sostanze alternative. È pertanto necessario garantire un’opportuna gestione e recupero delle sostanze pericolose.
  • Riutilizzo: se possibile, è opportuno considerare qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti.
  • Raccolta post consumo: essa è una fase fondamentale per permettere ad un prodotto o a parte di esso di essere avviato ad una fase di manutenzione o riutilizzo.
  • Rigenerazione: è opportuno permettere che le parti funzionanti e riutilizzabili di un prodotto usato possano essere reimpiegate in un nuovo prodotto/processo.
  • Qualità del riciclaggio: occorre favorire il processo di riciclaggio, cercando di mantenere il più possibile le caratteristiche dei materiali. Una riduzione della qualità del materiale porta inevitabilmente ad un minore valore economico dello stesso.





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