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Cos’è il CET1 ratio, l’indicatore della stabilità bancaria #adessonews

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Quante volte, sui giornali o in televisione, si è sentito parlare del CET1 ratio quando l’argomento principale riguarda le banche? Molti si chiedono cosa sia questo indice patrimoniale, la cui sigla nasconde il ben più lungo significato di Common Equity Tier 1 ratio; si tratta di un parametro cruciale nel settore bancario, utilizzato per misurare la solidità finanziaria di un istituto di credito.

Un indicatore che mostra il rapporto tra il capitale di base di una banca (Common Equity Tier 1) e le sue attività ponderate per il rischio (Risk-Weighted Assets, RWA). Negli ultimi anni, il CET1 ratio è diventato uno strumento di valutazione fondamentale per regolatori, investitori e analisti, poiché riflette la capacità di una banca di assorbire perdite e far fronte a situazioni di crisi. In un contesto economico sempre più complesso e regolamentato, monitorare il CET1 ratio è diventato essenziale per garantire la stabilità del sistema finanziario (con tanto di limiti imposti dalla BCE).

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Cos’è il CET1 ratio: significato e definizione

L’acronimo CET1 ratio sta in realtà per Common Tier Equity 1 ratio ed è il maggiore indice di solidità di una banca. Questo rapporto, espresso in percentuale, viene calcolato rapportando il capitale ordinario versato (Tier 1) con le attività ponderate per il rischio.

Il CET1 ratio rappresenta la percentuale del Common Equity Tier 1, il capitale di qualità più alta che una banca può detenere, rispetto alle sue attività ponderate per il rischio (RWA).

Cosa significa in sintesi questo rapporto? In sostanza, il CET1 ratio ci dice con quali risorse l’istituto oggetto di valutazione riesce a garantire i prestiti concessi ai clienti ed i rischi rappresentati dai crediti deteriorati (o non performing loans).

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Questo indicatore è stato introdotto con le normative di Basilea III, un insieme di regolamentazioni internazionali emanate per rafforzare la regolamentazione, la supervisione e la gestione del rischio del settore bancario globale. Ma cerchiamo di capire meglio come è composto.

Common Equity Tier 1 (CET1)

Il CET1 è costituito dal capitale ordinario di una banca, come le azioni ordinarie e gli utili trattenuti. Rappresenta il «capitale di alta qualità» perché è il primo a subire perdite in caso di difficoltà finanziarie dell’istituto.

La logica dietro l’introduzione di questo parametro è che, durante una crisi, la banca può attingere a questo capitale per assorbire le perdite senza dover ricorrere a misure straordinarie, come l’assistenza statale o la liquidazione forzata.

Attività ponderate per il rischio (RWA)

Le attività ponderate per il rischio (RWA) sono una misura del rischio legato alle attività di una banca, come i prestiti concessi o gli investimenti effettuati. Ogni attività viene ponderata in base al suo livello di rischio: per esempio, un prestito garantito da un’ipoteca sarà considerato meno rischioso di un prestito non garantito, e quindi avrà un peso inferiore nelle RWA.

Questo sistema di ponderazione consente di adeguare il capitale richiesto in funzione del rischio effettivo delle operazioni della banca.

Calcolo del CET1 ratio e significato

Il CET1 ratio viene calcolato dividendo il capitale CET1 per le attività ponderate per il rischio (RWA), secondo la seguente formula.



CET1 ratio
CET1 ratio
La formula per il calcolo




Il risultato è espresso in percentuale e indica la capacità della banca di coprire i rischi con capitale proprio.

Un CET1 ratio elevato segnala che la banca ha una buona riserva di capitale per far fronte a perdite inattese. Al contrario, un CET1 ratio basso indica che l’istituto è più vulnerabile a crisi finanziarie, poiché dispone di un margine ridotto per assorbire eventuali perdite.

Le autorità di vigilanza bancaria utilizzano questo indicatore per valutare la stabilità e la solvibilità delle banche, imponendo requisiti minimi per garantire la sicurezza del sistema bancario.

CET1 delle banche italiane: la classifica

CET1 ratio: i valori minimi imposti dalla BCE (anche per l’Italia)

La BCE e le autorità europee hanno deciso che tale indice non può essere inferiore all’8% in tutti gli Stati membri, pena il commissariamento della banca come avvenuto in Italia nel 2015 con banca Etruria, per fare un esempio.

Ad ogni Paese membro dell’UE è stato assegnato un CET1 ratio minimo per i propri istituti e all’Italia è stato designato un 10,5% in linea generale. Si parla di linea generale poiché la BCE, tramite il meccanismo unico di vigilanza, decide di volta in volta il target di CET1 per ogni istituto di credito.

Come viene regolato ogni singolo CET1? La BCE periodicamente svolge gli Srep test (acronimo di Supervisor Review and Evaluation Process) che le banche devono superare. Superata la fase di test, la BCE indica all’istituto di credito interessato il target di CET1 ratio da raggiungere in un certo periodo di tempo.

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Si può monitorare il CET1 ratio di una banca?

Il CET1 ratio è monitorabile? La risposta è sì. Ogni banca nel bilancio di esercizio, così come nei report finanziari infrannuali pubblica il CET1 ratio rilevato in un certo periodo di tempo.

Tendenzialmente, gli istituti fanno leva proprio su questo indicatore per farsi pubblicità in quanto, come descritto in precedenza, rappresenta un indicatore di solidità dell’istituto.

Perché è importante monitorare il CET1 ratio di una banca?

Negli ultimi anni, il CET1 Ratio è diventato un parametro essenziale per valutare la salute finanziaria delle banche, soprattutto alla luce dei fallimenti bancari e delle crisi finanziarie. In Italia, l’importanza di monitorare questo indicatore è stata sottolineata dagli eventi che hanno colpito il settore bancario, culminati con il cosiddetto «Decreto Salva-Banche».

Il sistema bancario italiano ha vissuto diverse crisi bancarie, tra cui i noti casi di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Carife. Tali istituti hanno affrontato gravi difficoltà finanziarie, causate da una gestione inefficiente, un’esposizione eccessiva verso crediti deteriorati e il deterioramento delle condizioni economiche. Molte di queste banche avevano un CET1 ratio insufficiente per far fronte alle perdite subite, il che ha portato al loro collasso.

Il Decreto Salva-Banche è stato un intervento di emergenza volto a salvare questi istituti attraverso la creazione di una «bad bank» per assorbire i crediti deteriorati e la ricapitalizzazione delle banche in crisi. Tuttavia, questo ha comportato pesanti perdite per gli obbligazionisti e gli azionisti, e ha messo in luce la fragilità del sistema bancario italiano.

Tutta la crisi è stata un segnale chiaro della necessità di monitorare attentamente il CET1 ratio delle banche, non solo per garantire la loro stabilità, ma anche per proteggere i risparmiatori e gli investitori. Un basso CET1 ratio indica che la banca potrebbe non avere abbastanza capitale per affrontare shock esterni, come una crisi economica o un aumento dei crediti deteriorati. Questo porta spesso le autorità di vigilanza a intervenire prima che la situazione peggiori ulteriormente, imponendo aumenti di capitale o interventi di salvataggio, come è accaduto con il decreto italiano.

CET1 ratio? Da solo non basta, ecco cos’altro controllare

Il CET1 da solo non è sufficiente per rilevare la solidità della banca. In Italia vi sono istituti che presentano CET1 ratio normali che non riflettono però l’ammontare di crediti deteriorati posseduti dalla banca che potrebbero mettere a rischio la normale gestione dell’attività.

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È bene, quindi, non limitarsi esclusivamente alla visione del CET1 ratio per valutare un istituto di credito ma è consigliabile dare un’occhiata di volta in volta alle relazioni finanziarie infrannuali e al bilancio d’esercizio.

Nel particolare, si deve monitorare:

  • la qualità degli impieghi;
  • la redditività;
  • il valore del capitale;
  • notizie riguardanti la banca.

La qualità degli impieghi è da monitorare poiché inversamente proporzionale all’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei crediti. La redditività, invece, suggerisce la capacità della banca di creare valore sia per gli azionisti che per i risparmiatori.

Il capitale più alto è sinonimo non solo della capacità della banca di erogare prestiti e mutui ma anche di porsi a garanzia dei depositari. Infine, le notizie vanno monitorate costantemente in quanto va valutata sempre la capacità del management e il sentiment del mercato verso l’istituto oggetto di studio.

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