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ANCONA Occhi al cielo. Le Marche del made in Italy, calzature griffate ed elettrodomestici da brand internazionali, sfondano la barriera del suono. Puntano in alto, e convertono il paradigma dei fatturati in quello in progress della prospettiva. In sintesi è space economy. Qui la forza dei numeri, d’un manifatturiero da record europei, cede il passo alla visione, a un futuro dallo sviluppo che incalza.Â
La startup
Le tracce sui radar sono inequivocabili. La prima impronta rileva il percorso netto compiuto da una startup che era arrivata fino alla quotazione in Borsa: Civitanavi Systems, testa nell’aerospazio, sede a Pedaso e la maestria di produrre sistemi di navigazione inerziale. Quello che è considerato uno dei principali player del settore è entrato nell’orbita della Honeywell Srl, la multinazionale americana che opera nel controllo e nell’automazione industriale, e nella difesa per l’aeronautica: lanciando un’offerta pubblica d’acquisto, s’è assicurata il 100% di quel gioiello locale.
Un’operazione da 200 milioni. Andrea Pizzarulli, il fondatore, aveva placato gli animi di chi, quel gesto, temeva: «Perché – rilanciava con una domanda retorica – dovrebbe essere un rischio se le aziende acquisite marchigiane mantenessero la produzione in Italia? Nessuno le compra per portarle via da dove stanno».
La mossa
La geolocalizzazione delle eccellenze sposta l’attenzione più a sud: San Benedetto del Tronto. É nella città della riviera delle palme che Leonardo, la società pubblica attiva nei settori della difesa e della sicurezza, il cui maggiore azionista è il ministero dell’Economia e delle Finanze, s’è garantito il controllo della Gem Elettronica. Una mossa, sulla scacchiera delle acquisizioni, da 16 milioni di euro che consentirà alla Spa di rafforzare e completare l’offerta di radar e sistemi per applicazioni navali e costiere. Muovendosi in direzione Fano, la Spacewear ha creato la tuta Smart Flight Suit 1, indossata dal comandante della missione Virtute 1, nel volo del 29 giugno dello scorso anno, il primo dedicato alla ricerca in microgravità . Con l’Università Politecnica, che ha collaborato nel processo di certificazione, ha dato forma e sostanza al Cluster Aerospazio Marche, un network, nato nel 2021, che mette in rete oltre venti imprese e i quattro atenei marchigiani.
I numeri
Per restare in quota è sufficiente seguire le linee d’un accordo siglato tra Regione e Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche, che promuove l’aeroporto Sanzio a piattaforma per operazioni cosmiche. Le cifre sono la propulsione, l’energia necessaria a mantenere in orbita questo corollario fiorente dell’economia: quest’anno in Europa (analisi Eyk) il business dell’aerospazio vale 231,3 miliardi di dollari, 163 sono quelli riferiti alla difesa: nel 2030 gli stessi dati dovrebbero salire, rispettivamente, a 281 e a 184 miliardi. Stringendo il campo d’azione, in Italia, che rappresenta l’1,5% del mercato mondiale, con aziende con fatturati superiori ai 5 miliardi di dollari, quei valori, tra sei anni, si assesteranno sui 22 e i 21 miliardi. L’evidenza che il terreno è fertile la dà il margine operativo lordo (Ebitda), l’indicatore che rimarca il reddito di un’impresa basato solo sulla sua gestione operativa: è al + 25%, mentre quello del settore dell’auto non va oltre il 10%. Un anno fa, sulle colonne del nostro quotidiano, Michele Germani sollecitava la metamorfosi dello schema: «Si deve avere il coraggio – scriveva il ricercatore della Politecnica – di scegliere i settori dove investire è fondamentale per tornare verso uno sviluppo regionale robusto, e la space economy è uno di questi». Occhi al cielo.
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