Universitari fuori sede, costi alle stelle. La ricerca pubblicata da Federconsumatori #adessonews

Si arriva fino a 19 mila euro l’anno, secondo le stime di diverse ricerche pubblicate nei mesi scorsi, per sostenere gli studi dei figli fuori sede. Tra tasse, alloggio, cibo, salute, materiali didattici e svago, la vita dello studente universitario costa cara anche per coloro i quali fanno i pendolari o frequentano nella propria città.

Soprattutto nelle città del Nord i costi sono saliti alle stelle e in particolare gli oneri per coprire le spese di alloggio salgono del 7% all’anno. Milano la più cara con una singola che supera quasi sempre le 700 euro, Bologna e Roma a circa 600 euro. Anche una doppia costa all’incirca 300 euro. Si tratta di un impegno assimilabile a quello di un mutuo per molte famiglie, considerando che anche chi rimane in sede deve sborsare almeno 9 mila euro l’anno per ogni singolo anno di corso. Nella casistica dei pendolari la somma sale a 10 mila euro l’anno.

A fare le stime di quanto costa sostenere i figli durante il percorso universitario, tutte le spese comprese, è un rapporto della Unione degli Universitari e di Federconsumatori che registra in due anni incrementi assai rilevanti che nei casi peggiori sfiorerebbe la soglia dei 5 mila euro rispetto ai dati registrati nel 2022. Un peso che le politiche per il diritto allo studio non riescono a compensare completamente. La distribuzione di queste spese è stata analizzata in relazione alla statistica dei prezzi delle locazioni diffusa da un noto sito del mercato immobiliare italiano. Come è facilmente prevedibile, gli studenti che frequentano fuori sede, per scelta o per assenza della offerta didattica nella propria città, sono costretti ovviamente a coprire le spese di alloggio. Per dormire in una stanza singola la media nazionale è di 461 euro/mese, con un incremento del 7% rispetto al dato di agosto 2023. Mentre chi decide per una doppia deve affrontare in media la spesa di 266 euro mensili, anche qui con lo stesso incremento. Secondo le indicazioni della Unione degli Studenti, elaborate anche in collaborazione con CGIL e SUNIA (il sindacato degli inquilini), in ambito nazionale comunque occorre prevedere un esborso non inferiore a 350 euro al mese a cui aggiungere almeno 80 di spese condominiali e bollette.

Una condizione già di per sé impegnativa che si aggrava nei capoluoghi di regione a forte vocazione universitaria. Milano, Bologna, Roma e Napoli sono le aree in cui il costo per alloggi è più elevato. Il prezzo medio a Milano per una singola supera i 637 euro e quello per una doppia i 353 euro. Bologna e Roma sfiorano una media reale di 500 euro per la singola e 280 per la doppia. A seguire Napoli, Firenze e Siena altrettanto esose. La lista della spesa ovviamente non finisce qui. Le tasse universitarie incidono in una misura che si aggira tra i 930 euro e i 1.800 euro escludendo il caso delle Università private il cui costo è decuplica. Sono le università del nord in generale quelle più onerose. Poi ovviamente bisogna nutrirsi. Le mense universitarie, per coloro i quali non beneficiano di una borsa di studi o di altre agevolazioni, costano in media tra i 5,50 euro e i 7,50 tuo per singolo pasto.

Chi ha la possibilità o la voglia di cucinare per sé dovrà approvvigionarsi presso gli esercenti del consumo e qui, secondo i dati Istat che tra le altre cose ha pubblicato recentemente la spesa annua “single 18-34 anni 2022”, il costo delle derrate alimentari arriva a 330,43 euro al Nord e 223,53 al sud. Nella stima complessiva della spesa il costo medio annuo arriva quindi a 4.945 euro considerando i tre pasti quotidiani per un impegno mensile non inferiore ai 412 euro.

Capitolo a parte è quello della mobilità. Almeno in questo settore in quasi tutte le città italiane esistono tariffe agevolate per gli studenti. Il costo medio per muoversi è di 12 euro mensili e circa 130 annuali. Il problema diventa tornare a casa per le vacanze, le feste o evenienze specifiche. Per 5 ritorni annuali, in media, il costo da sostenere non è mai inferiore ai 600 euro/anno. Le spese per il materiale didattico variano da facoltà a facoltà. Nel caso di Medicina in media si spendono 1.900 euro ad anno, nel caso di Matematica appena 300. Se occorre, come ormai normale, dotarsi di supporti informatici la stima media arriva a 1.600 euro anno. Il resto lo fa il tempo libero, 874 euro anno, le attività sportive, 930 euro l’anno, le spese mediche o quelle per il sostegno psicologico spesso frequente, 1.700 euro l’anno. Si arriva quindi ai casi estremi dei circa 19.000 euro annuali.

C’è un dato paradossale in tutto questo e cioè che le università a frequenza fisica continuano a perdere iscritti ogni anno mentre quelle on-line crescono del 410% all’anno secondo una stima del Sole24ore dello scorso mese di aprile. Incidono certamente gli oneri generali di cui in precedenza ma anche la metodologia della didattica sulla cui qualità a volte si discute. Fatto sta che l’economia collaterale alla frequenza universitaria fuori sede ne risentirà presto o tardi.

Dottore Commercialista
Revisore Legale