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Il Decreto Lavoro, dopo il via libera della Camera, attende ora il passaggio al Senato. Il testo, che interviene su diversi aspetti del mercato del lavoro, ha suscitato reazioni contrastanti, con le opposizioni che denunciano un aumento della precarietà. Il governo, dal canto suo, ribadisce l’assenza di politiche precarizzanti, pur introducendo modifiche significative rispetto al precedente quadro normativo.
Vediamo nel dettaglio le principali novità e il loro potenziale impatto sul mondo della scuola.
Apprendistato e formazione: una spinta verso l’esperienza “on the job”
Uno dei punti cardine del DDL Lavoro riguarda l’apprendistato, con l’obiettivo dichiarato di rafforzare il legame tra scuola e mondo del lavoro. Gli articoli 16 e 18 estendono a tutte le tipologie di apprendistato le risorse finanziarie precedentemente destinate al solo apprendistato professionalizzante. La misura mira a valorizzare maggiormente tutti i percorsi di apprendistato, offrendo maggiori opportunità formative ai giovani. Inoltre, viene introdotta la possibilità di trasformare l’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale in apprendistato professionalizzante o di alta formazione e ricerca, una volta conseguito il titolo. Si tratta di un’opportunità importante per chi desidera proseguire il proprio percorso formativo, acquisendo competenze più specializzate e spendibili nel mercato del lavoro. L’intento del legislatore è chiaro: rendere l’esperienza “on the job” sempre più centrale nel percorso di formazione dei giovani, favorendo un inserimento lavorativo più rapido ed efficace.
Dimissioni e contratti: tra semplificazioni e possibili criticità
Il DDL Lavoro interviene anche sulle dimissioni volontarie, introducendo una nuova casistica: l’assenza ingiustificata prolungata, superiore ai termini previsti dal contratto collettivo o, in assenza di specifiche indicazioni, superiore a 15 giorni, sarà considerata dimissione volontaria, con la conseguente perdita del diritto alla NASpI (art. 19). La misura, secondo i critici, potrebbe aprire la strada a possibili abusi, penalizzando i lavoratori in situazioni di difficoltà. Sul fronte dei contratti di somministrazione, l’articolo 5 introduce semplificazioni normative, escludendo alcuni casi dal calcolo del “tetto” del 30% per i lavoratori a tempo determinato. L’obiettivo è quello di rendere più flessibile l’utilizzo di questa tipologia contrattuale, ma il rischio è quello di un aumento della precarietà, soprattutto per i giovani.
Cassa integrazione, smart working e conciliazioni: le altre novità
Il DDL Lavoro introduce modifiche anche in materia di cassa integrazione, consentendo la possibilità di lavorare durante il periodo di integrazione salariale, ma con la decadenza dal trattamento per le giornate lavorate presso un datore di lavoro diverso da quello che ha fatto ricorso alla CIG (art. 10). Per quanto riguarda lo smart working, l’articolo 14 prevede l’obbligo di comunicazione telematica al Ministero del Lavoro entro cinque giorni dall’avvio o dalla modifica del periodo di lavoro agile. Infine, l’articolo 20 introduce la possibilità di svolgere le conciliazioni in materia di lavoro in modalità telematica, semplificando le procedure e riducendo i costi.
TESTO
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