175 interruzioni di gravidanza con metodo “tradizionale”, ossia quelle effettuate con interventi chirurgici all’ospedale di Penne, sono state effettuate alla Asl di Pescara in nove mesi, dal 1 gennaio 2024 fino a oggi. 6-7 aborti a settimana vengono invece effettuati con metodo farmacologico, quindi tramite la somministrazione della Ru486. Questo metodo viene garantito in città nel distretto di Pescara Sud. Si assiste dunque a una lieve riduzione delle interruzioni in ospedale rispetto agli anni precedenti, ma la scelta ora ricade anche sull’altro metodo, poco diffuso in Abruzzo fino a poco tempo fa. Basti pensare che alla Asl di Pescara è possibile scegliere anche la pillola Ru486 solo da maggio 2023.
Il dibattito tra favorevoli e contrari prosegue nella città abruzzese come altrove, nonostante siano trascorsi 46 anni dalla regolamentazione di tale intervento. Da una parte c’è chi difende il diritto a una scelta consapevole e chiede di tutelare l’autodeterminazione delle donne e dall’altra c’è chi si oppone alle interruzioni, come l’associazione Pro Vita & Famiglia, pronta a operare all’interno dei consultori famigliari, così come previsto dal provvedimento di Fratelli d’Italia.
Le associazioni antiabortiste continuano a sostenere, inoltre, «la necessità del ricovero ospedaliero anche nel caso della somministrazione della pillola abortiva Ru486». La circolare Speranza, però, parla chiaro e, anche se dall’Abruzzo l’assessore Verì aveva espresso chiaramente le sue perplessità , le donne che scelgono il metodo farmacologico per interrompere la propria gravidanza possono rivolgersi al distretto di Pescara Sud e procedere come da prassi e quindi senza il ricovero ospedaliero.Â
«Chi decide di abortire può rivolgersi a qualsiasi consultorio, che deve rilasciare il certificato. Se non ci sono urgenze, la donna ha una settimana di tempo per scegliere in totale riservatezza se procedere con l’interruzione o meno», spiega Francesco Giacci, responsabile del servizio Ivg al distretto di Pescara Sud. «Una volta presa la decisione definitiva, ci si rivolge al distretto, previo appuntamento, per la somministrazione di due pillole. Il tasso di successo della procedura è in linea con la media nazionale, tra il 98 e il 99%. Stesso discorso per il tasso di complicanze. Non occorre il ricovero. Dopo due settimane, viene effettuato un controllo. So che alcune associazioni antiabortiste hanno lasciato dei dépliant. Tuttavia ritengo che ci sia una totale mancanza di rispetto nei confronti di chi sceglie di interrompere la propria gravidanza».
«Le uniche cose sicure quando parliamo di aborto sono la morte del figlio nel grembo materno e le bugie che vengono raccontate alle donne per convincerle che quella sia l’unica strada possibile di fronte a una gravidanza difficile o inattesa», sostiene Carola Profeta, referente del circolo territoriale di Pro Vita & Famiglia in Abruzzo e Molise. E ancora: «l’aborto è l’unico atto di autodeterminazione della donna da cui non si può tornare indietro. Diciamolo questo alle donne. Una volta che hai posto fine alla vita di tuo figlio, che è unica e irripetibile, diventa una scelta irreversibile. Se c’è qualcosa di non sicuro, non libero e non gratuito oggi in Italia è dunque proprio il diritto di vivere a pieno la maternità , come anche la paternità , dato che il nostro sistema sociale continua a costringere donne e uomini a una disperata scelta tra la vita familiare o quella lavorativa».
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