Celletti e Vacchi tracciano la rotta, che passa non solo per l’allarme condiviso, ma anche per Università e Consorzio Industriale
“Noi vogliamo agire per determinare”: è il motto del neo presidente di Unindustria Cassino, Vittorio Celletti. Sessantadue anni, 29 dei quali trascorsi da direttore della Lear: una delle realtà più grandi e importanti dell’indotto automotive. Ed è stato proprio sul settore dell’auto che il neo responsabile dell’area vasta di Cassino degli industriali – al timone dallo scorso 24 settembre – ha acceso i riflettori nel corso di una conferenza stampa. L’ha tenuta venerdì mattina nella sede di Cassino insieme al direttore Giovanni De Vacchi.
A Frosinone il suo collega Corrado Savoriti dice che la riconversione del settore è un’opzione possibile. Mentre il Segretario regionale della Uilm Francesco Giangrande prevede seicento licenziamenti nell’indotto Cassinate durante il 2025. Giovedì il Segretario interporvinciale di Fiom Cgil Donato Gatti ha ampliato il raggio, spiegando che se si tiene conto degli esuberi annunciati da Stellantis si arriva a 1500 licenziamenti il prossimo anno. Il presidente Celletti non nasconde le difficoltà del momento: in quasi trent’anni di automotive ha assistito a crolli e rinascite. Gli hanno insegnato la filosofia dell’ottimismo.
Evitare un’emorragia occupazionale
La crisi? Per Celletti è necessario guardare con ottimismo al futuro facendo rete con tutte le realtà territoriali: le istituzioni politiche a tutti i livelli, il Consorzio industriale del Lazio e soprattutto quella che giudica la vera eccellenza del territorio: l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.
Industria e sindacati parlano la stessa lingua su un punto: servono con urgenza due cose per affrontare la crisi. E sono il tempo per studiare ed attuare la transizione, gli ammortizzatori sociali straordinari per tutelare i lavoratori. “Non saprei quantificare con esattezza il numero di operai che rischiano di perdere il posto di lavoro. Quel che è certo è che la maggior parte degli ammortizzatori sono in scadenza. Dunque serve un intervento per dare ossigeno ed evitare un’emorragia occupazionale”.
Guardando al futuro di Stellantis, all’elettrico che sembra non dare la ‘scossa’ che ci si attendeva e alle notizie poco rassicuranti per Cassino, per Celletti “Il processo dell’elettrico è commercialmente irreversibile, per questo motivo va capito come accompagnarlo e noi dobbiamo essere bravi a vedere anche oltre l’automotive”. il presidente e il direttore di Unindustria tornano a ribadire lo slogan. “Noi vogliamo agire per determinare”. Cosa significa nel concreto? Cosa c’entra con il fatto che nei primi nove mesi dell’anno lo stabilimento di Cassino ha dimezzato la produzione?
De Vacchi: ognuno contribuisca
Lo spiega bene il direttore De Vacchi quando dice che “è inutile partecipare a tanti tavoli quando non si può determinare nulla. Ci sono delle situazioni che sono molto più grandi di noi, vanno anche oltre i confini nazionali. Noi non possiamo determinare nulla in tal senso, ma fare solo delle proposte. A livello locale, invece, possiamo incidere facendo squadra: anzitutto congeliamo le situazioni più a rischio concedendo altri ammortizzatori sociali”. Più chiaro?
In pratica, per Giovanni De Vacchi è inutile fare tante chiacchiere riunendo tavoli che nessuna competenza hanno sul futuro di Stellantis. E allora? Bisogna proteggere il sistema industriale del cassinate, la sua capacità di produrre, la sua competitività sui mercati. E questo a prescindere da Stellantis.
“Poi dobbiamo mettere in campo una serie di azioni per fare in modo che la nostra regione resti comunque competitiva. Cerchiamo di incrementare le infrastrutture, anzitutto. Ognuno nel proprio campo può dare il proprio contributo – Regione, Consorzio, comuni, università – concentrandoci sul fattibile perché se noi vediamo la partita più grande noi facciamo un bel convegno, una bella chiacchierata ma alla fine di pratico non c’è nulla”.
La nautica, e non come ripiego
Il presidente Celletti aggiunge: “Noi dobbiamo riuscire a competere anche con l’incertezza. Anche con eventuali ritardi il processo dell’elettrico è commercialmente irreversibile, per questo motivo va capito come accompagnarlo e noi dobbiamo essere bravi a vedere anche oltre l’automotive. Dobbiamo essere bravissimi a fermare qualsiasi tipo di riduzione delle imprese. Ma nello stesso tempo dobbiamo progettare anche il futuro, quello che forse manca oggi è il disegnare una visione per l’intero territorio del Sud Lazio: va disegnata quella”.
Il presidente di Unindustria Cassino allarga poi lo sguardo oltre l’automotive e spiega: “Noi abbiamo sul lato di Gaeta la nautica, è un settore che in Italia fa numeri impressionanti. Abbiamo grossissime aziende di automazione sul territorio che magari hanno delle dimensioni più modeste”.
“Possiamo provare a capire se vanno aggregate nelle reti d’impresa. Non dobbiamo dimenticare che noi abbiamo una grande ricchezza, che è quella dell’università con una facoltà di Ingegneria robusta. Dobbiamo mettere insieme tutti i soggetti e partire, perché una cosa è chiara: non abbiamo tempo”.
Un hub tecnologico universitario
Il presidente e il direttore di Unindustria vanno subito sul concreto e lanciano la prima sfida al territorio: “Vediamo anzitutto – spiegano Celletti e De Vacchi – se si riesce a fare un hub tecnologico universitario all’interno del forum della ricerca. Si tratta di una struttura che è un bene comune e bisogna tornare a valorizzarla.
“Inoltre, per quel che riguarda l’elettrico non dimentichiamo che sul territorio è arrivato “Power4future” ed “Elettrica” del prof. Tomasso: dobbiamo dare a loro gli strumenti necessari. Le aree industriali vanno rese belle: anche questo è fondamentale per attrarre nuovi imprenditori sul territorio”.
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