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Contributi previdenziali non versati: quali rimedi? #finsubito prestito immediato


I modi per riuscire a recuperare i versamenti contributivi e utili a pensione che il datore di lavoro non aveva effettuato.

Nonostante i vari articoli che abbiamo pubblicato in materia, moltissimi lettori continuano a chiederci quali rimedi si possono attivare nel caso di contributi previdenziali non versati dal datore di lavoro per i suoi dipendenti.

A giudicare dal numero di quesiti che ci pervengono, si tratta di una situazione che, purtroppo, è molto frequente. A volte l’omissione non è totale ma parziale: anche questo fenomeno, però, può pregiudicare notevolmente il raggiungimento dei requisiti contributivi per ottenere la pensione.

Molti lavoratori si accorgono della mancanza di versamenti quando già hanno svolto molti anni di lavoro, e spesso anche nella stessa azienda: confidavano che essa avrebbe provveduto ad effettuare periodicamente questo adempimento obbligatorio, ma poi, quando ormai sono in prossimità dell’età pensionabile e stanno eseguendo i conteggi per conoscere l’importo che potranno percepire, verificano amaramente che non è stato così: quindi gli mancano parecchi versamenti utili per raggiungere l’età pensionabile e per ricevere un importo adeguato al lungo periodo di lavoro svolto.

Tenuto conto di queste tristi situazioni, ti indichiamo i metodi utili sia per prevenirle, in modo da evitare in partenza le ripercussioni negative sulla pensione, sia per eliminarle nel caso in cui si siano già verificate ed ottenere comunque quanto spetta, quasi come se i versamenti contributivi omessi fossero stati effettuati a tempo debito.

Obbligo contributivo

Ricordiamo innanzitutto che il datore di lavoro, in aggiunta al dovere di regolare pagamento della retribuzione, ha l’obbligo di versare all’Inps i contributi previdenziali posti a suo diretto carico, che vanno ben oltre la piccola quota (poco più del 9%) trattenuta al dipendente e che risulta in busta paga.

I versamenti vanno eseguiti all’Inps entro il giorno 16 del mese successivo a quello di pagamento della retribuzione mensile. I ritardi e le inadempienze sono sanzionati in via amministrativa e, se superano determinati importi, anche penale.

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Verifica contributiva

Il miglior rimedio per prevenire l’omissione contributiva del proprio datore di lavoro è quello di verificare periodicamente la propria posizione previdenziale. Si può fare gratuitamente sul sito dell’Inps, dove sono registrati tutti i versamenti eseguiti in favore del lavoratore.

Il documento da consultare è l’estratto conto previdenziale, nel quale compaiono tutti i versamenti contributivi accreditati al lavoratore, distinti per periodo, datore di lavoro, tipologia (da lavoro dipendente, artigiano, commerciante, autonomo, ecc.) ed utili per il conseguimento della pensione.

L’accesso al proprio estratto conto previdenziale può avvenire:

  • personalmente (si accede con Spid, Cie o Cns);
  • tramite contact center al numero 803 164 da rete fissa o 06 164 164 da telefono mobile;
  • tramite i patronati e gli altri intermediari abilitati.

Se dalla verifica contributiva ti accorgi che mancano alcuni versamenti previdenziali relativi ai periodi lavorativi che hai svolto, devi attivare i rimedi legali che ora ti esponiamo.

Segnalazione all’Inps

Se dall’estratto conto Inps risulta che il tuo datore di lavoro ha versato alcuni contributi ma non per l’intero importo dovuto, e dunque l’omissione contributiva è parziale, puoi inviare – tramite gli stessi canali descritti sopra – una segnalazione all’Inps specificando i periodi mancanti e allegando la documentazione che comprova il rapporto di lavoro svolto, quindi il contratto e le buste paga.

L’Inps effettuerà le necessarie verifiche sulla segnalazione ricevuta e provvederà alla ricostruzione corretta, addebitando il dovuto al datore di lavoro, salvo il caso della prescrizione, di cui parleremo nel prosieguo.

Iniziative legali e giudiziarie

Se i versamenti contributivi che il datore di lavoro aveva l’obbligo di effettuare mancano completamente, la situazione è più complessa, in quanto occorre ricostruire la tipologia e l’entità di tutti i versamenti previdenziali dovuti.

In questi casi devi rivolgerti ad un avvocato per intraprendere le necessarie iniziative legali e giudiziarie nei confronti del datore di lavoro che non ha adempiuto ai propri obblighi.

Consulenza fiscale

Consulenza del lavoro

L’articolo 2116 del Codice civile riconosce il diritto del lavoratore a ricevere le prestazioni previdenziali obbligatorie – cioè quelle da cui consegue il riconoscimento della pensione – «anche quando l’imprenditore non ha versato regolarmente i contributi dovuti alle istituzioni di previdenza e di assistenza, salvo diverse disposizioni delle leggi speciali».

La stessa norma precisa che, nei casi in cui, per la mancanza o l’irregolarità dei versamenti contributivi, le istituzioni di previdenza e di assistenza non sono tenute a corrispondere, in tutto o in parte, le prestazioni dovute, «l’imprenditore è responsabile del danno che deriva al prestatore di lavoro».

Pertanto il dipendente vittima di omissione contributiva può fare causa al datore di lavoro (non all’Inps: lo ha ribadito la Cassazione nella sentenza n. 701 del 9 gennaio 2024) per ottenere il pagamento dei contributi dovuti, oltre all’eventuale risarcimento dei danni provocati dalla sua inadempienza.

Prescrizione dei contributi

C’è un grosso ostacolo pratico all’attuazione delle possibilità che abbiamo descritto: la prescrizione dei contributi, che matura in soli 5 anni dalla data in cui avrebbero dovuto essere versati: è un periodo molto breve e facile da superare, ma che purtroppo non si può scavalcare all’indietro per recuperare le contribuzioni non versate.

In altre parole, quando la prescrizione è maturata non si possono più colmare i buchi contributivi nei modi che abbiamo descritto sopra, ma tieni presente che:

  • se il lavoratore aveva denunciato all’Inps l’inadempimento prima che il quinquennio fosse compiuto, la prescrizione contributiva diventa decennale;
  • anche l’azione giudiziaria intrapresa contro il datore di lavoro per ottenere il risarcimento dei danni si prescrive in 10 anni.

Rendita vitalizia

Quando il debito contributivo è ormai prescritto, l’Inps non può più recuperare i contributi dovuti dal datore di lavoro inadempiente, ma ciò non significa che il lavoratore rimanga completamente sguarnito di tutela. È possibile in queste situazioni ricorrere all’istituto della rendita vitalizia erogata dall’Inps. Per ottenerla occorre:

  • preliminarmente, stabilire in modo certo l’omissione contributiva che si è verificata ed il suo esatto ammontare: lo si può ricostruire dalla documentazione comprovante l’esistenza del rapporto di lavoro e l’ammontare della retribuzione;
  • presentare domanda all’Inps (la può fare il lavoratore ma anche il datore di lavoro che intende rimediare all’inadempimento che aveva posto in essere);
  • pagare gli oneri di riscatto contributivo nella misura stabilita dall’Inps in fase di esame della domanda (l’ammontare dipende dalla durata del rapporto di lavoro nel quale la contribuzione era stata omessa e dagli importi dei versamenti contributivi non effettuati).

In questo modo si potrà ottenere, in caso di accoglimento e a pagamento effettuato, il riscatto dei periodi che erano rimasti privi di contribuzione previdenziale obbligatoria. Possono ricorrere alla rendita vitalizia anche i lavoratori che sono già andati in pensione e, se deceduti, i loro familiari superstiti. La stessa rendita vitalizia riconosciuta al lavoratore è reversibile in loro favore.

Approfondimenti

Per saperne di più sull’argomento, leggi anche:



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