diGiorgio Bernardini
Accolto il ricorso dopo la sanzione per gli schiamazzi all’esterno
«Un conto sono i rumori degli apparecchi sonori e attinenti allo svolgimento dell’attività, un altro conto sono i rumori che provengono dagli schiamazzi dei clienti, non direttamente imputabili ai gestori dei locali e difficilmente comprimibili in concreto».
Sono le parole di una sentenza che promette di far discutere, pronunciata solo due giorni fa, il 9 ottobre, dal Tribunale di Firenze. La giudice Micaela Picone ha accolto con questo pronunciamento il ricorso presentato da un locale molto frequentato, il «Dogana» di piazza Ferrucci, contro il Comune di Firenze. L’oggetto della contesa è una multa da 2 mila euro comminata al pub-ristorante per il rumore che nella notte del 18 marzo 2018 era stato certificato dall’intervento della polizia municipale. A chiamare gli agenti era stato un inquilino del palazzo di fronte: due rilevazioni fonometriche, all’una e alle 3 di notte, fissavano lo sforamento dei limiti sonori per i rumori delle persone che stazionavano nel piazzale di fronte al locale.
Il Dogana scrive dunque al Comune: non possiamo avere la responsabilità — si legge sostanzialmente nel documento — del vocio di coloro che si fermano di fronte all’attività. Ma Palazzo Vecchio non si sposta di un millimetro e invia un’ingiunzione di pagamento della sanzione. I proprietari del locale però non si scoraggiano, sono convinti di avere ragione: si rivolgono a un avvocato — Gianluca Nicodemo — per fare opposizione. E alla fine del procedimento, la giudice dà loro ragione. Spiegando nella sentenza che la responsabilità di reprimere gli schiamazzi sul suolo che non appartiene alla pertinenza del Dogana è delle stesse persone che hanno certificato lo sforamento della soglia: gli agenti della polizia municipale.
Il pronunciamento del magistrato, molto argomentato e forte di una serie di rilievi precedenti della giurisprudenza sul tema, apre un fronte rilevante sulle controversie che riguardano il problema dei rumori notturni nelle città. Storie di cittadini indignati e imprenditori colpiti dalle sanzioni, con i poliziotti municipali che si trovano spesso nel ruolo scomodo di arbitri di queste battaglie. La sentenza però dice che gli uomini in divisa dovrebbero avere un’altra parte: quella di chi fa rispettare le regole vigenti sul rumore se si tratta di un luogo che non è di pertinenza dei locali. Sono passati più di sei anni dalla notte della contestazione, ma il tema — se possibile — è divenuto ancor più stringente negli ultimi mesi. Queste le parole della giudice: «Si precisa che la componente acustica imputabile al pub era rappresentata dal parlato e risa degli avventori, in special modo di quelli che stazionavano di fronte all’ingresso. Dal verbale non si evince se le persone al di fuori dal Dogana fossero tutte uscite dallo stesso locale, cioè se fossero solo i clienti del locale o anche persone che si trovavano a camminare e/o a stazionare fuori dallo stesso senza aver o voler consumare alcunché presso la stessa attività». E ancora: «I rilievi eseguiti non forniscono alcuna certezza in merito alla attribuibilità della causa del superamento dei valori proprio ai clienti dell’esercizio commerciale».
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