Tenta la truffa a due anziani ottantenni, viene arrestato e ottiene, grazie al rito abbreviato, due mesi di reclusione, 30 euro di multa, pena sospesa e non menzione, essendo incensurato.
Fin qui la cronaca, che riguarda un 19enne originario di Napoli e che abbiamo riportato anche qui, andando oltre alla mera cronaca e riflettendo insieme agli esperti del settore, avvocati e rappresentanti sindacali della polizia, sul fatto, altrettanto incontestabile, che di fronte a episodi che minacciano fortemente la sicurezza di persone fragili come gli anziani, la pena non è poi così dura o “commisurata”.
Sul tema interviene l’avvocato Federico Donegatti, difensore del giovane originario di Napoli, che scrive alla Voce ritenendo “di dovere intervenire a seguito degli articoli afferenti la sentenza del giudice monocratico presso il Tribunale di Rovigo, dottoressa Alessia Vanoli, in ordine al giudizio per direttissima nel quale ho chiesto il giudizio abbreviato per il mio assistito accusato di avere concorso nella tentata truffa ai danni di anziani, avendo tentato di prelevare con l’inganno dei gioielli da due anziani di Rovigo”.
Il legale ritiene, in particolare, “doveroso intervenire dopo le esternazioni pubbliche di Matteo Valente, segretario provinciale del Sindacato autonomo di polizia, e dell’avvocato Marco Petternella, presidente della Camera penale di Rovigo. Avendo assistito il ragazzo credo di essere l’unico che abbia cognizione piena del fascicolo processuale e abbia piena contezza dei motivi per i quali il giudice è arrivata a comminare una pena di mesi due di reclusione, 30 euro di multa, pena sospesa e non menzione, che ha destato tanto ‘stupore’ e sconcerto”.
Donegatti precisa quindi: “Si tratta di un ragazzo 19enne di Napoli che vive in condizioni di miseria materiale (disoccupato, con padre disoccupato e madre precaria) e che è stato meramente il braccio esecutivo di una truffa ai danni di anziani ordita ed escogitata a Napoli da ben altri soggetti che hanno usato il mio assistito come mera manovalanza facendo leva sul suo stato di bisogno. Non è stato il mio assistito a fare le telefonate: a lui è stato detto semplicemente di presentarsi a Rovigo in Commenda a ritirare i gioielli senza usare mezzi intimidatori o altro”.
Il legale sottolinea che la decisione del magistrato è stata presa in punta di diritto. “E’ stato chiesto il giudizio abbreviato che comporta, come è noto, un terzo di sconto della pena. Parimenti il giovane ha confessato ammettendo tutti gli addebiti ed è incensurato. La mia difesa volta a configurare uno ‘stato di necessità di fatto in capo’ allo stesso è stata evidentemente accolta dal giudice che ha ritenuto di concedere le circostanze attenuanti generiche da considerarsi equivalenti alle contestate aggravanti. Per questi motivi la pena è stata ridotta a due mesi di reclusione, atteso che il Giudice ha ben operato equamente, anche alla luce dello stato di incensuratezza dell’imputato e della piena confessione”.
Durante il processo, insomma, il ragazzo arrivato a Rovigo solo per incassare il bottino, ha raccontato di aver ricevuto 290 euro per le spese di trasporto e che avrebbe ottenuto il 20% del bottino, una volta giunto alla consegna. Avrebbe anche dichiarato di non conoscere le persone che lo hanno mandato a truffare. Altra circostanza in qualche modo “attenuante della pena” è il fatto che si è trattato di truffa tentata e non consumata. “Non comprendo francamente lo ‘scandalo’ destato da questa sentenza – continua Donegatti – e ritengo che il giudice abbia ben operato, in assoluta onestà intellettuale, applicando la legge, da buon magistrato”.
Posizione giusta e condivisibile, quella del legale. Il punto, tuttavia è: la pena, in questo caso, raggiunge la sua funzione deterrente, rieducativa? E segue il principio di proporzionalità? Nel frattempo le forze dell’ordine non possono far altro che ripetere in ogni sede, convegno e associazione per la terza età: non badate a chi vi racconta di un’emergenza e vi chiede soldi o oro. Cercano di incidere, insomma, sulla prevenzione. “Per inasprire le pene – conclude Donegatti – bisogna chiedere al Parlamento”.
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