diVincenzo Brunelli
Il quadro falso fu presentato come una delle 250 opere firmate dall’artista. Poi l’amara scoperta e la lunga causa
Acquista un’opera d’arte a un’asta, convinto di comprare una nota serigrafia di Andy Warhol ma era solo un poster, una ristampa dell’originale. Dopo 20 anni il Tribunale di Pisa ha fatto chiarezza su una vendita avvenuta tramite asta telefonica nel 2004, quando un imprenditore emiliano era persuaso di essersi aggiudicato un’opera dell’artista americano, a circa 8.500 euro (comprese spese d’asta) pensando quindi di aver concluso un ottimo affare. Nello specifico credeva di aver comprato una delle 250 opere d’arte dedicate a Marilyn Monroe da Andy Warhol.
L’opera in questione, «Marilyn», veniva descritta sul catalogo della casa d’aste pisana come una serigrafia a colori del 1967, e precisamente la n. 145 delle 250 create da Andy Warhol. La descrizione indicava anche che sul retro era presente la firma dell’artista. Sui documenti d’acquisto si indicava inoltre che l’opera corrispondeva a quella del catalogo ufficiale conosciuto come «Andy Warhol prints catalogue raisonnè 1962 – 1987». Si tratta della raccolta ufficiale delle 250 serigrafie dedicate da Warhol all’attrice dopo la sua tragica morte nel 1962, che valgono mediamente 50 mila euro l’una, tranne le prime 10 della serie, le più famose e pregiate, che raggiungono invece cifre milionarie. Due anni fa, infatti, una delle prime «Marilyn» di Andy Warhol è stata battuta all’asta negli Usa alla cifra record di 195 milioni di dollari.
Tutte le serigrafie si basano sulla stessa foto di Marilyn Monroe, declinata in diversi modi artistici da Warhol. Ma nel caso dell’opera pisana i giudici hanno stabilito che non si trattava di una serigrafia originale delle 250 create da Warhol ma bensì di una mera ristampa, che vale solo qualche centinaio di euro. Anche la casa d’aste era all’oscuro di tutto perché la documentazione allegata all’opera d’arte era stata fornita dal proprietario che è di Pistoia. L’imprenditore emiliano si accorge della cosa solo 5 anni dopo, nel 2009, quando si rivolge ad alcune case d’asta internazionali per rivendere l’opera d’arte e chiede spiegazioni. Da Pisa rispondono che in effetti era in corso un’inchiesta di magistratura e carabinieri per verificare l’autenticità di quell’opera, e di molte altre che potrebbero risultare contraffatte o non originali. L’uomo contatta infine la sede milanese di Sotheby’s per chiedere una valutazione ma l’esito è negativo: l’opera non è originale. Da qui la causa per rientrare in possesso dei soldi spesi. Nei giorni scorsi il Tribunale di Pisa ha stabilito che la casa d’aste deve restituire gli 8.500 euro all’imprenditore emiliano, più circa 4 mila euro di spese legali, con gli interessi dal 2004 ad oggi.
Contestualmente i giudici hanno condannato il proprietario a risarcire delle stesse cifre la casa d’aste che era stata solo l’intermediaria. Una perizia tecnica disposta dal Tribunale pisano, infatti, è arrivata alla stesse conclusioni di Sotheby’s , dichiarando la «Marilyn» venduta a Pisa non originale. «L’opera esaminata è un poster su cartoncino, mentre le opere originali sono state prodotte su carta e numerate a mano da Warhol che le ha anche firmate tutte, e sono reperibili su internet per poche centinaia di euro».
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