Migliaia di controlli su conti correnti “vip”. Una interferenza grave, un fatto straordinario nella sua pericolosità che ha messo in allarme milioni di correntisti “normali”: è davvero così facile essere spiati? Come ci si può difendere da accadimenti del genere e quali azioni si possono porre in essere a tutela dei propri interessi. A queste e altre domande rispondono uno psicologo e un avvocato dei consumatori.
Il legale Adusbef
«Quanto portato alla luce a Bari – le parole di Antonio Tanza, presidente nazionale di Adusbef, – è inquietante. Siamo dinanzi a una violazione importante della privacy, una gravissima inosservanza della normativa in materia di riservatezza. Sebbene in Italia non esista più il segreto bancario, i risparmi e la consistenza patrimoniale e tutto quello che riguarda queste grandezze è per gli italiani sempre molto importante. Si tratta – rimarca – di violazioni serie e per questo perseguite dalla legge». Il numero uno di Adusbef entra poi nello specifico: «Il fatto che le violazioni siano avvenute da una filiale mette nei guai anche l’istituto bancario che non ha vigilato abbastanza e in modo efficace sul comportamento di un suo dipendente, il quale ha potuto spiare per anni i conti e le disponibilità economiche di tante persone. D’altro canto – dice ancora l’avvocato Tanza – il funzionario che ha compiuto questo illecito dormirà sonni poco tranquilli non soltanto per la violazione della privacy ma anche per questioni accessorie in quanto avrebbe potuto condividere le informazioni con altri soggetti». Il presidente dell’associazione a difesa dei consumatori va oltre: «È stata tradita la fiducia dei cittadini che pagano alla banca per vedersi assicurata correttezza nei rapporti e massima sicurezza. Viene meno il rapporto fiduciario e tutti si potrebbero chiedere se è mai successo anche a loro di essere spiati. Servirebbero a riguardo doppi livelli di controllo per fare stare tranquilli i correntisti e i clienti. Rimane difficile provare di essere stati oggetto di un’attenzione particolare, ma è bene ribadire che se questo è dimostrato, poi il consumatore ha tutti i mezzi per fare valere i propri diritti».
Lo psicologo
Quanto accaduto nella filiale di Bisceglie di Intesa Sanpaolo accende il faro su quello che succede a livello psicologico nella testa di chi spia e in quella di chi è spiato. «Il voyerismo è una parafilia – dice lo psicologo Tommy Dibari – connotata da impulsi intensi e ricorrenti nello spiare l’altro. Accade perché in un modello sociale come il nostro l’identità del soggetto che mette in atto certi comportamenti è quella di pirandelliana memoria: “io sono uno, nessuno e centomila”. Si “gioca” a fantasticare ciò che non si è. La vita degli altri viene sbirciata dal buco della serratura e mai, veramente vissuta. È una specie di falso d’autore incapace di abitare se stesso, costruisce la propria casa sotto la pelle di chi osserva o meglio, spia. Guardare nella vita degli altri è tipico del tempo che viviamo – ammonisce Dibari -: chi non è andato a spiare su un profilo social di un conoscente o di una persona nota? Il segnale è che chi pone in essere atteggiamenti simili non vive bene con se stesso».
E cosa possono innescare questi fatti nella testa di chi li subisce? «Si avverte una sorta di invasione di campo, come accade quando si è sorpresi nella propria nudità. È chiaro – puntualizza lo psicologo– che comportamenti del genere possano generare panico, l’ansia e il timore che prima o poi fatti del genere accadano a tutti, le stesse conseguenze generate dai fatti di cronaca più cruenti. Il rischio è quello di generare un pensiero ossessivo e parassita». Tommy Dibari conclude: «È chiaro che l’accadimento specifico causa problemi a chi ha conti bancari particolarmente ricchi, ma rimane il senso di sfiducia e ridotta empatia verso l’altro. Si vive nell’angoscia del sospetto, come se il prossimo avesse rubato il diritto alla speranza».
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