Il piastrellista albanese di 37 anni è stato freddato domenica 6 ottobre con 5 colpi di calibro 22 nella corte interna di casa. «Le telecamere? Il Comune ci ha risposto che qui non arriva la fibra»
La squadra mobile concentra la sua attenzione su dieci chilometri di telecamere: il tragitto che ha percorso Rezart Arshiaj, per tutti Beni, piastrellista albanese di 37 anni freddato domenica scorsa con 5 colpi di calibro 22 nella corte interna di casa, poco prima che iniziasse la processione a Oratoio, una zona di Pisa. Le indagini sono in pieno fermento e vanno avanti anche nel giorno della manifestazione organizzata dal Comitato di quartiere Riglione-Oratoio che ha visto sfilare ieri almeno trecento residenti per le strade del quartiere preceduti dal cartello «In silenzio per fare rumore».
L’inchiesta parte dalle 20.20 di domenica scorsa quando Rezart detto Beni è al bar nella zona di Porta a Lucca: ha appena finito una specie di aperitivo assieme ad altri tre amici. Percorre 8 chilometri e arriva poco dopo le 20.58 in via Calatafimi, a Oratoio, dove una telecamera privata lo avrebbe ripreso a bordo del furgone seguito da due uomini su uno scooter. Alle 21.03 l’uomo — senza alcun precedente penale — viene ammazzato nel cortile di casa: il figlio di 9 anni e la moglie sono i primi ad accorrere. Una seconda telecamera privata, in via dell’Oratoio, non funziona: dalle 20 alle 22 risulta essere fuori uso, forse perché — sul luogo dell’agguato, ipotizzano gli investigatori — c’è un terzo complice. Dopo l’omicidio, i killer scappano con lo scooter, ritrovato a due chilometri e mezzo dal luogo dell’agguato: qualcuno — per cancellare le tracce — lo ha riempito di schiuma. Ma nella zona di Ospedaletto, dove la polizia rintraccia lo scooter rubato alcune settimane prima a Livorno, ci sono telecamere comunali. Accertamenti, questi, fondamentali per capire chi siano e quanti siano gli autori dell’omicidio.
Un episodio di violenza che preoccupa i residenti. «Il numero di reati che si consumano nel nostro territorio è in continua crescita. Spaccio in pieno giorno. Furti in appartamento, atti intimidatori nei confronti dei cittadini e degli esercenti, spaccio di droga sotto gli occhi di tutti, atti di violenza, fino ad arrivare all’efferato delitto di domenica scorsa», dice la presidente del Comitato di quartiere che ha organizzato la manifestazione di ieri.
«Abbiamo chiesto che ci fossero telecamere pubbliche ma il Comune ci ha risposto che qua non arriva la fibra — dice la presidente — Abbiamo raccolto 400 firme per avere una caserma dei carabinieri per avere un presidio di legalità e di controllo del territorio, ma ci hanno detto che le nuove regole per ospitare le strutture militari non lo consentono».
Il vicesindaco di Pisa Raffaele Latrofa, ieri alla manifestazione, dice: «Non è il momento della polemica, sono qua in silenzio per rispettare il silenzio che hanno imposto gli organizzatori». Parla Marco Piondi (Pd), consigliere dell’opposizione ieri in piazza: «Quello di Oratoio e Riglione è un territorio che ha visto nel corso degli anni la perdita della caserma dei carabinieri, che nonostante le numerose promesse, non ha trovato una riapertura. Dispiace anche, come ho richiesto più volte, che in questi anni non si sia investito nell’istallazione di telecamere di videosorveglianza, come presenti in altre parti della città».
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