Sorgenti ancora in calo e falde ridotte, la crisi idrica in Irpinia e nell’ampia fetta di Sannio gestita dall’Alto Calore durerà almeno per tutto l’autunno. È quanto emerso ieri mattina al tavolo operativo convocato dall’amministratore unico, l’avvocato Antonio Lenzi, per discutere con i funzionari quadro responsabili dell’Area Esercizio, Francesco Monaco, e Area Energia, Francesco Bardesiato, e i capi servizio tecnici.
Obiettivo del briefing la redazione di un piano per affrontare al meglio quello che si spera sia l’ultimo scorcio di questa emergenza che per durata sta superando quella del 2017. Parola d’ordine tamponare le continue perdite nel migliore dei modi possibili per limitare i disagi agli utenti, in attesa dell’ok del Tribunale di Avellino all’omologa del concordato preventivo.
Il Collegio della Prima Sezione dell’Ufficio Procedure Consorsuali, presieduto dal giudice Gaetano Guglielmo, potrebbe sciogliere la riserva già questa settimana. Nel frattempo, però, bisogna riorganizzare la macchina degli interventi alla luce di ciò che sarà possibile fare caduti i vincoli dell’amministrazione giudiziale.
«Siamo pronti a mette in campo un piano tecnico d’emergenza – spiega Vito Guerriero, componente della segreteria territoriale della UilTec Avellino Benevento e riferimento dell’Area Manutenzione dell’Acs – per intervenire sulle numerose perdite che ogni giorno continuano a registrarsi. Una corsa contro il tempo visto il personale limitato di cui disponiamo. In pianta organica, infatti, abbiamo solo 53 agenti tecnici a tempo indeterminato, dei quali, anche per l’età non giovanissima e gli acciacchi fisici accumulati per un lavoro che espone alle intemperie e ci vede operare in buche con acqua e fango fino alle ginocchia, pochi non hanno limitazioni d’impiego».
Le perdite da recuperare, cercando di effettuare quotidianamente più interventi delle nuove rotture che si registrano, sono 430. Ma l’attività dell’Alto Calore risulta limitata dagli obblighi dell’attuale fase pre-concordataria. «Dobbiamo combattere con le armi che abbiamo riprende Guerriero che ci vedono poter affidare appalti sulla manutenzione per importi limitati. Mentre lo stesso sistema delle manovre per la sospensione dell’erogazione del servizio idrico, dovute all’insufficienza della risorsa, causa a sua volta altre rotture.
Domenica in città, sullo stesso tratto di rete di distribuzione, nei pressi della scuola elementare di San Tommaso, abbiamo eseguito ben tre riparazioni una dopo l’altra. La condotta in ghisa, che ha più di 70 anni, continuava a rompersi appena reimmessa l’acqua nel circuito. Anche questo, oltre alla burocrazia dei controlli commissariali, finiscono per rallentare gli interventi. E i pochi operai specializzati rimasti sono al collasso». Proprio al personale Acs che ha garantito l’efficienza del servizio per tutta la durata del G7 sono andati i ringraziamenti ufficiali da parte del prefetto di Avellino, Rossana Riflesso, che ha inviato una nota agli uffici della partecipata di corso Europa.
«Auspichiamo una decisione positiva e quanto più celere possibile da parte del Tribunale conclude Guerriero in maniera da poter agire in tempi più rapidi e affidare appalti più cospicui e, quindi, duraturi. Nel frattempo, però, è doveroso chiedere una collaborazione concreta ai sindaci dei Comuni soci. Alcuni stanno cercando di intervenire in proprio sulle reti comunali, nei limiti delle possibilità consentite dai bilanci dei loro enti, altri, invece, non perdono occasione per scaricare ogni responsabilità sull’Alto Calore, dimenticando gli interventi effettuati dai nostri tecnici e che la proprietà dell’infrastruttura è degli stessi Comuni».
Intanto, con sorgenti e falde al minimo storico, il rialzo delle temperature e, quindi, dei consumi ha portato nella serata di ieri alla sospensione del servizio in ben 11 centri. Mentre il fermo del campo pozzi di Volturara ha causato la riduzione dell’erogazione in altri 5. Numeri da piena estate.
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