Fa discutere la proposta di referendum per uscire dalla Basilicata. Il sindaco Bennardi: «No alle annessioni, non sappiamo se Bari sia meglio di Potenza»
Opportunità da cogliere o passo indietro? A Matera ci si interroga sulla possibilità che la città possa diventare pugliese. Infatti, giovedì 10 ottobre, i due ex senatori Tito Di Maggio e Corrado Danzi, hanno presentato, alla segreteria del Comune di Matera, la richiesta di referendum per decidere sul trasferimento della città dalla Basilicata alla Puglia.
L’obiettivo
Una proposta, quella avanzata dai due lucani, che nasce per favorire lo sviluppo economico e culturale di Matera, inserendola in un contesto regionale «più dinamico e competitivo», in una fase storica chiave per la città, dove diventa urgente riflettere sul futuro dopo il processo di Capitale Europea della Cultura per il 2019.
Il sindaco contrario
I promotori lamentano una scarsa attenzione, da parte della politica regionale, nei riguardi della provincia materana, a fronte di risorse e investimenti destinati esclusivamente alla parte potentina. Da qui la battaglia intrapresa dall’associazione “Matera terra d’Otranto”: «La nostra non è una battaglia di campanilismo, ma prospettica. Noi vogliamo essere apripista per l’istituzione della macroregioni. Si chiedono sempre più sacrifici ai cittadini a causa della crisi economica, ma pensate a quanto si potrebbe risparmiare se le regioni fossero 6 e non 20», afferma Danzi.
Di questa ipotesi, invece, non è convinto il sindaco della città dei Sassi, Domenico Bennardi: «Con Bari e la Puglia, immagino delle connessioni, piuttosto che annessioni. Anzi direi delle interconnessioni per facilitare la mobilità, i trasporti, la circolarità del sapere tra i nostri giovani, tra le nostre imprese, tra le nostre università, tra i nostri viaggiatori», esordisce il primo cittadino. Per Bennardi occorre condividere progettualità, visioni ed evitare atti amministrativi teorici e protocollari. «Sul piano amministrativo non è facile prevedere se Bari possa essere migliore di Potenza e se l’attenzione – che oggi viene considerata non sufficiente – possa migliorare col passaggio in una Regione già complessa e grande».
La città si divide
Anche il mondo dei social si divide sulla questione. C’è chi non apprezza questa eventualità e, collegandosi alla ricorrenza del 17 ottobre 2014 – data della proclamazione di Matera 2019 -, scrive: «Dieci anni fa sognavamo di poter diventare capitale d’Europa. Oggi ci basta sognare di poter entrare nella provincia di Altamura. Cosa ci è successo?». Allo stesso modo, c’è anche chi sostiene l’idea di «Matera, diamante dell’area murgiana», a capo del raggruppamento con Altamura, Gravina, Santeramo, e immagina un futuro migliore per le nuove generazioni: «Con il passaggio in Puglia non solo si assicurerebbe un’autonomia amministrativa che Matera reclama da tempo, ma si aprirebbero le porte a un futuro di crescita e prosperità, all’interno di una regione economicamente più forte».
Infine, emergono anche commenti di persone indecise che, in ogni caso, sperano di ritrovare un’unità lucana per rilanciare il territorio nel breve termine: «Sino al 1663, Matera faceva parte delle Terre d’Otranto. Anche oggi, il territorio di Matera è praticamente in Puglia e la città dei Sassi è più pugliese di quanto possa esserlo Leuca o San Nicandro Garganico! Se avvenisse un ritorno alle origini, ci sarebbe la “rottura” della Regione. Matera potrebbe divenire il simbolo della Puglia nel mondo, mentre Potenza regredirebbe a semplice paese campano o calabrese. C’è ancora tempo per ritrovare una unità regionale che non c’è mai stata. Forse uno scisma sarebbe deleterio a Levante e Ponente. Che si tenga bene a mente!».
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