È polemica su treno a vapore donato al Comune e restaurato da Rfi, che a distanza di anni è ancora dimenticato. La soprintendenza ha chiesto chiarimenti al Comune
E pensare che c’era chi ne immaginava l’inaugurazione, col taglio del nastro sulle note di «La locomotiva» (Francesco Guccini). Invece un’ammirevole mobilitazione civica si sta trasformando in un viaggio anacronistico, dalla gloria all’oblio. Nel 2016 la giunta Landella approva trasloco, ristrutturazione e ricollocazione di una locomotiva alloggiata in fondo alla villa comunale di Foggia. Non una qualsiasi, una vapore serie 880.009 (prodotta tra 1916 e 1922 in soli 60 esemplari), una di quelle per cui musei e stazioni farebbe carte false per averla: l’intenzione è farla diventare monumento alle vittime civili della seconda guerra mondiale, esponendola permanentemente in piazzale Vittorio Veneto. Cinque anni dopo la giunta Landella viene sciolta per mafia, ma il sindacalista Pasquale Cataneo – rappresentante di lungo corso del settore – mette insieme undici associazioni territoriali che chiedono alle Ferrovie dello Stato di salvare la locomotiva.
Siamo al 2023, Fsi ed Rfi la restaurano sotto l’egida della Soprintendenza: quello che fino a pochi anni prima era un rottame, con decreto del Ministero della cultura viene «classificato bene di rilevante interesse nazionale». Tra ristrutturazione e trasloco nel nuovo sito espositivo, il costo dell’operazione sfiora i 100.000 euro. «Senza che l’amministrazione spendesse un euro – racconta Cataneo -, eppure proprio dopo il restauro comincia la fase più assurda di questa storia». L’ultimo atto del Comune di Foggia risale al 9 marzo 2024, quando scrive a Fsi e Rfi per avviare le procedure del «comodato d’uso finalizzato alla nuova allocazione della locomotiva ». Il 19 aprile Fsi e Rfi avviano l’iter necessario al trasloco, chiedendo «la documentazione tecnica relativa al progetto di allestimento dell’area, comprensiva del monumento alle vittime civili dei bombardamenti». Ma è il richiamo della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio a lasciare basiti, perché di fronte al silenzio del Comune di Foggia richiamandolo al proprio compito scrive «in considerazione del lungo tempo trascorso dall’ultima comunicazione (…) si chiede formale riscontro sullo stato di avanzamento dei lavori, con trasmissione a questo ufficio di relazione descrittiva sullo stato dei lavori».
Niente da fare, l’amministrazione Episcopo – della cui maggioranza fa parte Cataneo – trascura tutte le istituzioni coinvolte. «Assurdo registrare questo disinteresse – aggiunge Cataneo -, ignorare atti ufficiali di Fsi, Rfi e Soprintendenza al punto da irritarle». Non trascurabile il dettaglio secondo cui, la soprintendente che da mesi chiede chiarimenti al Comune di Foggia sul ricollocamento della locomotiva, sia Anita Guarnieri: la stessa che, successivamente a questa vicenda, ha espresso parere negativo sulle installazioni «Cuori pulsanti» che l’artista Felice Limosani avrebbe voluto collocare al parco dei Campi diomedei, poiché protetti da più vincoli di inedificabilità. Approfittando di questo increscioso stallo, di ospitare la locomotiva a vapore 880.009 si sarebbero nel frattempo offerti almeno quattro musei ferroviari italiani. Dalle indiscrezioni raccolte presso RFI uno in Puglia, altri tre tra centro e nord. Fondazione Fsi (che per competenza si occupa dei mezzi d’epoca) non aspetterà certo in eterno, d’intesa con la Soprintendenza potrebbe valutare allocazioni alternative giacché sulla locomotiva foggiana esercita ancora il pieno possesso. Così, ad oggi, l’unico Guccini che risuona in piazza Vittorio Veneto, è quello de «L’avvelenata».
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