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Il malaffare politico a Marsala e in provincia: arresti e sequestri milionari. I particolari #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


17,10 – L’indagine di oggi, che vede la seconda ordinanza di arresto per Nino Papania in pochi giorni, segna la fine del suo movimento VIA, che lui aveva fondato, e che era stato determinante in molte elezioni, come ad esempio nelle liste a Marsala a sostegno del Sindaco Massimo Grillo.

 Il Movimento VIA, acronimo di Valori, Impegno, Azione, nasce nel marzo del 2020 per iniziativa dell’ex senatore Antonino Papania. L’obiettivo dichiarato del movimento era diventare un interlocutore solido e affidabile per il territorio provinciale e, successivamente, anche per quello regionale, cercando di rappresentare le istanze locali in modo efficace.

Dalla sua fondazione, il movimento ha attratto numerosi politici di rilievo, con adesioni da vari comuni della provincia di Trapani, tra cui Marsala, Mazara del Vallo, Trapani, Petrosino, Castellammare del Golfo, Buseto Palizzolo, Paceco, Castelvetrano e Alcamo. Tra i primi aderenti spicca Ignazio Chianetta, uno degli indagati principali nell’inchiesta, insieme ad altre figure chiave della politica locale.

Il Movimento VIA si è distinto in particolare durante le elezioni comunali di giugno 2022. A Petrosino, ha sostenuto la candidatura a sindaco di Marcella Pellegrino, attraverso la lista civica “Libertà per Petrosino”, dove figurava anche Sara Accardi, altra indagata e figlia di Michele Maurizio Accardi, consigliere comunale di Marsala. A Erice, il movimento ha appoggiato la candidatura di Piero Spina, con la lista civica “VIA con Simona Mannina” a capo del progetto. A Marsala, nel 2020, erano ben tre le liste a sostegno di Massimo Grillo. 

Tuttavia, dietro la facciata politica, le indagini hanno rivelato che il Movimento VIA si sarebbe rafforzato non solo attraverso il consenso elettorale legittimo, ma anche tramite metodi illeciti. Gli investigatori hanno documentato l’utilizzo dei posti di lavoro nei corsi di formazione finanziati dal CE.SI.FO.P. e dall’Associazione TAI, come strumento di scambio per ottenere appoggi elettorali. Tali posti, spesso assegnati senza rispettare i requisiti professionali necessari, venivano utilizzati per consolidare il potere di Papania e dei suoi alleati. In alcuni casi, venivano creati falsi curricula per giustificare le assunzioni.

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Per consolidare il proprio peso nel panorama politico della provincia di Trapani, Papania e i suoi collaboratori cercavano attivamente di reclutare nuovi membri all’interno del Movimento VIA, a volte con modalità criminose. Promesse di lavoro o vantaggi personali venivano offerti a politici locali in cambio del loro passaggio al movimento. Le indagini hanno rivelato che, per facilitare il loro ingresso nel Movimento VIA, alcuni consiglieri comunali transitavano prima nei Gruppi Misti all’interno dei consigli comunali, per poi aderire formalmente al movimento.

Sebbene il cosiddetto “trasformismo politico” sia una pratica legittima, prevista dall’articolo 67 della Costituzione italiana, che garantisce la libertà dell’eletto di non essere vincolato al partito o agli elettori, le indagini dimostrano che in molti casi il cambio di schieramento verso il Movimento VIA non avveniva per ragioni ideologiche, ma per la promessa di vantaggi illeciti. Politici e consiglieri comunali venivano reclutati non per la loro adesione ai valori del movimento, ma in cambio di promesse di lavoro per sé o per i propri familiari, o per altri benefici personali, come dimostrano le intercettazioni.

La storia del Movimento VIA, come emerge dall’ordinanza, non è quella di un semplice progetto politico locale, ma piuttosto di una rete di scambi di favori e corruzione orchestrata da Papania e dai suoi più stretti collaboratori. Il movimento è diventato un veicolo di potere attraverso il quale i leader locali si garantivano sostegno politico in cambio di posti di lavoro e altre utilità. I legami tra VIA e il controllo degli enti di formazione, come CE.SI.FO.P. e Associazione TAI, rappresentano il fulcro di un sistema di scambio clientelare che ha radicato il movimento nel tessuto politico della provincia.

13,30 –  Si intensifica l’inchiesta che ha scosso la politica e l’imprenditoria della provincia di Trapani. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di Marsala ha disposto misure cautelari significative nei confronti degli indagati coinvolti nello scandalo legato alla gestione dei fondi per la formazione professionale, tra cui l’ex senatore Antonino Papania, accusato di aver orchestrato un sistema di frode e malversazione.

Il GIP ha deciso di applicare la misura degli arresti domiciliari per Antonino Papania, Angelo Rocca, Luigi Chianetta e Manfredi Vitello. Gli indagati sono accusati di vari reati, tra cui truffa, corruzione e malversazione nell’ambito della gestione di fondi pubblici destinati alla formazione professionale.

La misura prevede che i quattro indagati non possano allontanarsi dalle loro abitazioni senza autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria. Inoltre, è loro vietato comunicare con persone diverse dai conviventi e dai loro difensori legali, inclusa ogni forma di comunicazione telefonica o telematica.

Oltre agli arresti domiciliari, sono state disposte misure restrittive nei confronti di diversi esponenti politici locali. Michele Maurizio Accardi, Sara Accardi, Pellegrino Guglielmo Ferrantelli, Vanessa Titone, Vincenzo Monteleone (Custonaci) e Antonio Giancana (Castelvetrano) tutti consiglieri comunali, sono stati colpiti dal divieto di dimora nei rispettivi comuni di residenza o abituale dimora.

Inoltre, a questi consiglieri comunali è stato vietato l’esercizio delle loro funzioni pubbliche, sospendendoli temporaneamente dalle cariche di rappresentanza politica che ricoprono nei rispettivi comuni, nell’ambito delle indagini che li coinvolgono. Questa interdizione rappresenta un colpo duro per le amministrazioni locali, poiché si tratta di figure politiche di rilievo nei comuni della provincia.

In aggiunta, per Chianetta e Vitello è stato stabilito il divieto di esercitare uffici direttivi di imprese, mentre ad Accardi Michele, Ferrantelli Pellegrino, Titone Vanessa, Monteleone Vincenzo e Giancana Antonio è stato vietato l’esercizio delle funzioni di consigliere comunale, una misura che li allontana temporaneamente dalle cariche pubbliche.

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12,25 – Tra i consiglieri comunali marsalesi in carica raggiunti da provvedimenti giudiziari ci sono Pino Ferrantelli, Massimo Fernandez, Vanessa Titone e Michele Accardi, tutti eletti nella maggioranza del Sindaco Massimo Grillo alle ultime elezioni amministrative. 

L’inchiesta della Guardia di Finanza (della quale parliamo qui) ha svelato l’esistenza di una vera e propria “lobby di potere” che ruota attorno alla gestione di fondi pubblici destinati alla formazione professionale. Nell’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari si descrive un sistema ben organizzato, composto da figure politiche e imprenditoriali della provincia di Trapani, con influenze che si estendono fino al livello regionale.

Secondo l’indagine, l’associazione criminale avrebbe consolidato il proprio potere attraverso il controllo di enti chiave come il Centro Siciliano per la Formazione Professionale (CE.SI.FO.P.) e l’Associazione TAI, che beneficiano di finanziamenti europei e regionali. I componenti principali di questo sodalizio sarebbero Antonino Papania, ex senatore della Repubblica e deputato regionale, Angelo Rocca e Ignazio Chianetta, tutti personaggi di rilievo nella politica locale.

Il modus operandi del gruppo prevedeva la gestione dei fondi pubblici non per le finalità ufficiali legate alla formazione professionale, ma per ottenere vantaggi elettorali e personali. Posti di lavoro presso il CE.SI.FO.P. e l’Associazione TAI sarebbero stati utilizzati come “merce di scambio” per garantire appoggi politici. Tra i beneficiari dei posti di lavoro distribuiti dal sodalizio criminale figurano Sara Accardi, figlia del consigliere comunale di Marsala Michele Maurizio Accardi, Antonio Peppino Licari, nipote del consigliere comunale Pellegrino Guglielmo Ferrantelli, e Antonio Parrinello, figlio di Vanessa Titone, altro consigliere comunale di Marsala. Il sistema avrebbe coinvolto anche Gianni Monteleone, figlio del presidente del consiglio comunale di Custonaci, e Antonio Giancana, consigliere comunale di Castelvetrano.

Le indagini hanno rivelato fattispecie di truffa aggravata, malversazione, riciclaggio e autoriciclaggio nella gestione dei fondi destinati alla formazione professionale. Le risorse provenienti dall’Unione Europea, destinate a progetti di coesione per il periodo 2014-2020, sarebbero state ottenute mediante false autocertificazioni e successivamente dirottate per scopi personali, inclusi pagamenti indebiti e favori elettorali.

L’ordinanza descrive il gruppo come una “lobby di potere” impegnata nel consolidamento del proprio controllo politico attraverso l’offerta di favori privati e la promessa di posti di lavoro in cambio di voti e sostegno politico. Le azioni criminali includono la corruzione elettorale, con esponenti politici locali cooptati nel Movimento V.I.A. (Valori Impegno Azione), il partito fondato da Antonino Papania, in cambio di incarichi promessi o mantenuti presso gli enti di formazione controllati dall’organizzazione.

Questo schema ha permesso agli indagati di rafforzare la loro influenza politica, specialmente in vista delle elezioni regionali, creando una rete di relazioni basata su favori e scambi di potere. Le prossime fasi dell’inchiesta potrebbero portare alla luce ulteriori dettagli sul funzionamento interno di questa “lobby” e sul ruolo di ciascun membro.

11,30 – C’è anche l’ex consigliere di Erice, Alessandro Manuguerra, tra gli indagati dell’operazione su corruzione, politica e formazione che oggi ha portato a diversi arresti e un sequestro di beni per otto milioni di euro. Soldi dell’Unione Europea, che servivano per lottare la disoccupazione, per la formazione, e che invece sono stati utilizzati ad uso e consumo di un partito poliltico, VIA.

Nella complessa indagine della Guardia di Finanza di Trapani, che ha svelato un vasto sistema di malaffare legato alla gestione di fondi pubblici per la formazione professionale, emerge anche il nome di Alessandro Manuguerra, ex consigliere comunale di Erice. Manuguerra è indagato insieme ad altri esponenti di spicco della politica e del mondo imprenditoriale della provincia di Trapani. Le accuse a suo carico ruotano attorno a reati di riciclaggio e malversazione, legati alla gestione dell’ente di formazione CE.SI.FO.P. e all’Associazione TAI.

Lecondo l’ordinanza, Manuguerra avrebbe preso parte a un vasto disegno criminoso coordinato da Antonino Papania, ex senatore della Repubblica e dominus del CE.SI.FO.P., ente destinatario di fondi pubblici per la formazione professionale. Il sistema prevedeva l’uso illecito di fondi provenienti da progetti finanziati dalla Regione Sicilia, destinati all’occupabilità e alla formazione di soggetti disabili e vulnerabili.

Manuguerra è accusato di aver ricevuto compensi per un totale di 1.600 euro, derivanti da somme provenienti da bonifici eseguiti dall’Associazione TAI, uno degli enti sotto controllo dell’organizzazione. Questi compensi sarebbero stati giustificati con attività di prefazioni mai rese, mentre in realtà avrebbero finanziato il suo impegno attivo nella campagna elettorale di Simona Mannina, capolista del Movimento VIA, partito politico legato a Papania.

Le indagini hanno rivelato che le somme ricevute da Manuguerra e da altri membri dell’organizzazione provenivano da fondi pubblici ottenuti tramite false dichiarazioni e documenti ingannevoli.

Tra le transazioni sospette figurano anche pagamenti all’ASD FC Mazara Calcio per €6.100. Compensi ad altri beneficiari tra cui Vito Bongiorno, Felice Massimo Fernandez e lo stesso Manuguerra, oltre ad altre persone vicine al sistema organizzato da Papania.

Il coinvolgimento di Manuguerra non si limita alla gestione dei fondi pubblici. Secondo gli inquirenti, egli avrebbe svolto un ruolo chiave nella campagna elettorale di Simona Mannina, sostenuta dal Movimento VIA. Il suo impegno politico sarebbe stato ricompensato con somme di denaro illecitamente sottratte ai progetti di formazione finanziati dalla Regione Sicilia, con la piena consapevolezza e il placet di Antonino Papania e Angelo Rocca, altri leader del Movimento.

Le somme di denaro dirottate sono state utilizzate per scopi privati e politici, tra cui la retribuzione di personale per attività fittizie e operazioni economiche non connesse alle finalità dei fondi ricevuti.

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9,30 – C’è anche Ignazio Chianetta, responsabile di Via a Marsala, tra le persone arrestate nell’inchiesta della Guardia di Finanza che ha portato oggi all’esecuzione di 14 misure cautelari, e 24 indagati.

Chianetta si trova agli arresti domiciliari, secondo quanto riporta La Repubblica Palermo. L’ordinanza di arresti domiciliari riguarda anchel’ex senatore Nino Papania (già in carcere), Angelo Rocca (dirigente regionale dell’Mpa e responsabile provinciale del movimento Via), Manfredi Vitello (responsabile Via a Cinisi). Altri provvedimenti sono interdittive e divieto di dimora nel comune di appartenenza.

 



9,00
– La formazione professionale come “bancomat” per i politici del movimento Via e la campagna acquisti in ottica elettorale. Al centro di tutto, ancora una volta, l’ex senatore Nino Papania (arrestato qualche settimana fa nell’operazione Irene).

E’ quanto emerge dall’indagine della Guardia di Finanza che ha portato, all’alba di oggi, all’esecuzione di 14 misure cautelari su 24 indagati, e al sequestro per equivalente di circa 1 milione di euro, pari all’ammontare delle somme che sarebbero state malversate o riciclate, nonché il sequestro preventivo dei circa 8 milioni di euro residui già finanziati.

Le misure cautelari di oggi scaturirebbero da un’indagine partita due anni fa, con il coinvolgimento dei politici del movimento Via.

L’inchiesta si concentra sulla gestione di corsi di formazione finanziati con fondi pubblici, utilizzati secondo gli inquirenti per ottenere consenso elettorale.

In quell’indagine figuravano i nomi di Michele Maurizio Accardi, consigliere comunale di Marsala, e Ignazio Chianetta, coordinatore comunale del movimento VIA, nonchè Angelo Rocca, coordinatore provinciale di VIA ad Alcamo. Altri nomi comprendono Manfredi Vitello, vicepresidente del CeSiFoP, Rosa Maria Casano, madre di Chianetta, Pietro Gatto, Salvatore Montemario, Sara Accardi (figlia di Michele Accardi), e Calogerino Forniciale, ex assessore di Montevago.

L’indagine si concentra sulla presunta strumentalizzazione del mondo della formazione professionale per ampliare il consenso elettorale. Secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero inserito nei corsi persone prive dei requisiti necessari, in cambio di sostegno elettorale.

I corsi di formazione sarebbero stati gestiti da enti regionali, come il Cesifop e l’Ires finanziati con fondi pubblici. In cambio, gli indagati avrebbero ottenuto sostegno nelle elezioni comunali e regionali. 

8,30 – Stamattina, oltre 60 finanzieri del Comando Provinciale di Trapani hanno dato esecuzione a 14 misure cautelari personali emesse dai Tribunali di Marsala e Trapani su richiesta della Procura Europea – sede di Palermo – e della Procura della Repubblica di Marsala. Gli arresti coinvolgono noti esponenti politici del trapanese, alcuni dei quali con incarichi a livello comunale, regionale e, in un caso, nazionale.

Le operazioni, che includono anche numerose perquisizioni nelle province di Trapani e Palermo, si inseriscono in un’indagine complessa che ha portato alla scoperta di una rete di illeciti legati alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, malversazione e riciclaggio.

Al centro dell’inchiesta c’è un ex senatore della Repubblica ed ex deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana, ritenuto promotore di un sistema di frodi mirato a ottenere finanziamenti pubblici, principalmente attraverso l’uso strumentale di enti come il CE.SI.FO.P. e l’I.R.E.S., per un ammontare complessivo di oltre 8,7 milioni di euro. Di questi, circa 800.000 euro sono già stati percepiti e utilizzati per spese personali e attività politiche, legate al movimento “V.I.A.” (Valori, Impegno, Azione).

La Guardia di Finanza ha eseguito il sequestro preventivo di circa 1 milione di euro e di ulteriori 8 milioni di fondi pubblici, impedendo che venissero impiegati illecitamente.

L’indagine ha svelato come alcuni esponenti politici locali – tra cui consiglieri comunali di Marsala e Custonaci – avrebbero ottenuto o promesso posti di lavoro e promozioni per sé e i propri familiari, in cambio del sostegno politico al movimento V.I.A., estendendo la rete di favori a diverse aree del trapanese. In tutto, sono 24 i soggetti indagati, tra cui politici di Marsala, Buseto Palizzolo, Calatafimi-Segesta, Castellammare del Golfo ed Erice.

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