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Taglio del cuneo fiscale e nuova IRPEF diventano fissi, e le buste paga crescono #finsubito prestito immediato


Il famoso taglio del cuneo fiscale è il principale intervento che il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha detto che sarà presente nella prossima legge di Bilancio. Anzi, il titolare del MEF ha affermato che si impegnerà affinché non sia una semplice proroga, ma che diventi una misura strutturale. Magari potenziandola come vedremo in seguito, perché si sta considerando l’estensione dei beneficiari.

E strutturale può diventare anche la nuova IRPEF con i tre scaglioni di oggi confermati e forse, anche in questo caso, potenziati.

Ma andiamo con ordine. Partiamo dal taglio del cuneo fiscale, misura monstre per quanto riguarda il mondo del lavoro. Ridurre il costo del lavoro è da sempre un obiettivo dei legislatori. Tagliare le tasse sul costo del lavoro serve per rendere meno oppressivo il fisco sia per i datori di lavoro che per i lavoratori. Per questi ultimi, il taglio del cuneo fiscale si rivela fondamentale per permettere di ricevere una busta paga più corposa.

In base alle indiscrezioni delle ultime settimane, il governo sarebbe intenzionato a proseguire con il taglio del cuneo fiscale rendendolo strutturale. Ma soprattutto estendendo il beneficio anche ai lavoratori che hanno stipendi tra i 35.000 e i 40.000 euro annui.

Taglio del cuneo fiscale e nuova IRPEF diventano fissi, e le buste paga crescono

Oggi il taglio del cuneo fiscale prevede una riduzione del 7% per la parte dei contributi a carico del lavoratore, a condizione che il suo reddito non ecceda i 25.000 euro. Poi, per chi ha redditi più alti ma fino a 35.000 euro, il taglio è del 6%. Ricordiamo che per il lavoratore dipendente la quota a suo carico dei contributi previdenziali è del 9,19%.

Quindi le riduzioni prima citate sono importanti perché riducono il prelievo al 2,19% e al 3,19%, lasciando il 6% e il 7% in busta paga.

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L’idea adesso è di rendere questi tagli strutturali, senza la necessità di confermarli ogni anno, e di allargare la platea con tagli anche per chi supera i 35.000 euro e arriva fino a 40.000 euro di reddito, con un sistema a scalare, ovvero con un taglio più basso man mano che il reddito del lavoratore si avvicina a 40.000 euro.

Ecco le novità che si preannunciano sul taglio del cuneo fiscale

Secondo il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, questo servirà a mettere un freno a uno scalone autentico a livello di imposta, perché è evidente la differenza di prelievo tra un dipendente che ha un reddito di poco inferiore a 35.000 euro, che versa il 3,19%, e un lavoratore che ha un reddito superiore, anche se di poco, a 35.000 euro, che di colpo sale al 9,19%.

Il meccanismo sarebbe un taglio contributivo per lavoratori fino a 20.000 euro di reddito, per poi diventare una specie di agevolazione fiscale con incrementi delle detrazioni per il lavoro dipendente per i redditi più alti. Una novità importante, quindi, che si dovrebbe affiancare anche alle novità fiscali del taglio dell’IRPEF.

Perché anche la rimodulazione dell’IRPEF è una priorità nelle intenzioni del governo, proseguendo la strada intrapresa ormai dal 2023, con un cambio delle aliquote applicate e degli scaglioni. Lo scorso anno, infatti, con l’ultima legge di Bilancio in vigore dal primo gennaio, furono ridotti per l’anno 2024 gli scaglioni IRPEF, che da 4 passarono a 3. E questo è un altro argomento che la legge di Bilancio deve chiarire, dal momento che la novità del 2024 valeva solo per un anno.

Il nuovo restyling dell’IRPEF, ecco cosa bisogna aspettarsi

Un’altra cosa che il governo vorrebbe fare è rendere strutturale il passaggio dell’IRPEF da 4 a 3 scaglioni introdotto quest’anno. Anzi, vorrebbe potenziarlo per quanto riguarda il secondo scaglione. Infatti, gli scaglioni in vigore oggi sono i seguenti:

  • 23% sui redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% sui redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro;
  • 43% sui redditi superiori a 50.000 euro.

In pratica, un lavoratore versa d’imposta il 23% sui primi 28.000 euro di reddito, il 35% sulla parte di reddito oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro, e il 43% sulla parte eccedente i 50.000 euro.

L’idea del governo adesso sarebbe di confermare come strutturale la misura. E di innalzare a 60.000 euro la soglia del secondo scaglione, con conseguente riduzione dell’aliquota, sempre del secondo scaglione, che scenderebbe al 33%.



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