PERUGIA – «Mi chiamo Daniel Henri Carre, sono francese e sono interessato ai suoi mobili d’ufficio». Inizia così il raggiro che vede un perugino settantenne derubato di oltre 600 euro quando pensava invece di incassare quasi tremila euro. Quattro anni dopo si è aperto il processo nei confronti del truffatore, difeso dall’avvocato Diego Florio, ma quei soldi ormai sono volati via.
LA RICOSTRUZIONE
Siamo in pieno periodo Covid, e cioè novembre 2020. Sono i tempi in cui, con il lockdown prima e le tante restrizioni poi, vendite e acquisti sul web hanno un’impennata notevole e finiscono per riguardare inevitabilmente anche persone non più giovanissime, che probabilmente per la prima volta si trovano a che fare con il commercio su internet.
Il settantenne ha da poco messo in vendita dei mobili di ufficio su uno dei principali siti di annunci online e dunque aspetta offerte che possano essere considerate soddisfacenti.
Ecco dunque arrivare il contatto, che sembra essere quello giusto. Questo signore di origini francesi si mostra interessato e chiede dettagli oltre ovviamente al prezzo.
Da quel momento, come spesso accaduto nei racconti di altre precedenti truffe, la trattativa si sposta da internet al contatto telefonico tanto che al settantenne perugino nella giornata del due novembre 2020 arriva una telefonata da un numero di telefono con prefisso francese.
Ecco presentarsi il sedicente signor Carre che conferma dunque il suo interesse per i mobili messi in vendita via internet. A quel punto la trattativa sembra svolgersi speditamente: il prezzo è di 2700 euro e il presunto acquirente non solo accetta ma inizia a dare istruzioni al compratore su come fare per accettare il bonifico online.
E qui ecco la truffa. Come sottolineato dalla procura di Perugia nel capo di imputazione, «in concorso con un soggetto ancora non identificato, al fine di trarne ingiusto profitto, con artifizi e raggiri» i due sarebbero di fatto riusciti a confondere così tanto l’uomo da fargli credere che stava mettendo in pratica le procedure per ottenere l’accredito e invece lo stavano alleggerendo di soldi dal conto corrente. Attraverso, scrive ancora la procura, un «suggerire un’erronea procedura per l’accredito del corrispettivo della prospettata vendita» il settantenne finisce per versare oltre seicento euro attraverso due ricariche alla carta prepagata di uno dei due presunti truffatori, «con l’aggravante – continua ancora l’accusa – di avere approfittato della distanza tra il luogo ove si trova la persona offesa e quello in cui, invece, si trovavano gli autori della condotta (provincia di Sondrio) che consentiva loro di schermare le proprie identità e di sottrarsi agevolmente alle conseguenze delle proprie azioni». L’udienza predibattimentale è stata aggiornata al prossimo ventiquattro novembre.
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