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nessuno vuole acquistare 31 pecore – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


Un gregge di 31 pecore? Può costare anche 50 euro più Iva e diritti. È quello (50 euro) l’importo minimo del rilancio dell’asta giudiziaria on line che si terrà venerdì 8 novembre sul sito dell’Istituto vendite giudiziarie (l’asta on line è gestita da Vemitalia dopo essersi registrati). Un gregge da 31 pecore che nessuno, fino a oggi, ha voluto. Sono andate deserte due tentativi di vendita per gli ovini pignorati che si trovano a Ocenelli di Spoleto curati e accudite dal titolare dell’azienda agraria che ha subito il pignoramento. La prima vendita era prevista il 20 settembre, prezzo 6.750 euro con rilancio di 50 euro. Nessuno si è presentato. Asta deserta anche il 14 ottobre quanto il prezzo di vendita è stato dimezzato: 3.375 euro. 
Come andrà l’8 novembre? Chi si intende di strategie legate alle aste giudiziarie è sicuro che alla fine le trentuno pecore pignorate per un debito commerciale, troveranno un altro padrone. Che farà la sua offerta, pagherà il 9 per cento di diritti a cui aggiungerà l’Iva. E le pecore lasceranno la collina spoletina dell’Alta Marroggia per trovare un altro ovile e un altro padrone.
Quello delle 31 pecore che nessuno vuole (il pignoramento è di inizio anno), è solo il caso più curioso che si trovano a gestore all’Istituto vendite giudiziarie di Ponte Felcino.
Cliccando cliccando si scopre di tutto, ma c’è poco da sorridere. Perché il web racconta, in modo secco e asettico, la vita delle persone. Chi non ce l’ha fatta a pagare il mutuo e la casa finisce all’asta e chi non ha retto alla sfida del mercato e ha lasciato l’azienda con pezzi venduti all’asta.
Ma c’è anche altro che interessa chi vuole fare affari, a volte a buon prezzo. Come chi ha acquistato, nelle scorse settimane, una serie lunga così di oggetti che arrivano dai sequestri legati a inchieste penali che si sono concluse con la sentenza passata in giudicato di chi è stato prima indagato e poi imputato. L’ultimo caso è quello di un autolavaggio gestito da un egiziano a Città di Castello, autolavaggio non gestito a regola d’arte. Indagine di qualche anno (2018) fa e sentenza irrevocabile del 31 maggio scorso.
L’elenco degli oggetti sequestrati è lungo qualche pagina c’è anche un sacco per fare la boxe e dei guanti da pugile. Tutto quello che era vendibile è stato messo all’asta al prezzo di 500 euro. E alla fine c’è chi si è portato a casa una lista lunga così: un paio di aspirapolveri professionali, un tavolo in ferro e uno in plastica, un router, una cyclette da camera, due caschi paracolpi da allenamento che facevano parte del kit del buon boxer, un frigo per bibite, una poltrano in legno imbottita due mountain bike e anche una gabbia per uccelli.
A proposto di beni che sono finiti all’asta come corpi di reato. C’è un vendita una Tiguan Volkswagen diesel che arriva da una confisca. L’auto è stata immatricolata nel settembre di cinque anni fa con un valore di stima di 17.900 euro. Prima asta deserta, secondo tentativo l’8 novembre (stessa data utile per acquistare il gregge). La scheda dell’auto dice così: 132mila chilometri e pneumatici al limite dell’utilizzo per circolare con una vita residua del 20%. L’auto non è revisionata. Chissà se farà la fine delle pecore e resterà in asta fino al valore zero o qualcuno l’acquisterà prima dall’Istituto vendite giudiziarie di Ponte Felcino.
Tra gli ultimi lotto in vendita di oggetti pignorati anche una potatrice automatica a 1.704 euro, e, addirittura sei fucili: un semiautomatico Beretta calibro 12, un Beretta calibro 28, un monocanna calibro 28 (senza marca né matricola), una doppietta artigiana calibro 12, un fucile Airone a retrocarica calibro 12 e un sovrapposto Marocchi calibro 12. Naturalmente per partecipare all’asta serve il porto d’armi. I fucili fanno parte di un lotto con materiali edili: valore complessivo 596 euro. L’asta c’è il 6 dicembre. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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