Il tribunale di Teramo ha condannato l’Inail al pagamento di 150mila euro in favore degli eredi di Dionisio Merli, ex macchinista delle Ferrovie deceduto a 64 anni per un adenocarcinoma polmonare causato dall’esposizione all’amianto.
Dall’Osservatorio nazionale amianto ricostruiscono la dolorosa vicenda di Merli alle dipendenze di Rfi per 27 anni, quotidianamente esposto all’asbesto senza adeguati dispositivi di protezione. Nel marzo 2010 arriva la diagnosi di adenocarcinoma polmonare, nello stesso anno l’ex macchinista presenta domanda di riconoscimento della malattia professionale all’Inail. Domanda che viene respinta con questa motivazione: “Il lavoratore era un fumatore”. Nel 2020 i familiari, assistiti dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, hanno presentato ricorso al giudice del lavoro del tribunale di Teramo.
Dall’istruttoria del processo è emerso che tutte le locomotive Fs, nel periodo di lavoro di Merli, che si occupava anche delle attività di manutenzione e delle riparazioni dei locomotori, avevano l’involucro esterno e parte delle zone interne spruzzate con amianto che serviva a proteggere dal rischio incendio, e che tuttavia determinava il rilascio di polveri e fibre contaminando tutto l’ambiente lavorativo della sala macchine.
Esaminate le prove dell’esposizione alla fibra killer in sinergia con altri cancerogeni e le perizie del consulente tecnico d’ufficio, il tribunale ha accolto la richiesta condannando l’ente previdenziale.
“Proprio tra i dipendenti delle Ferrovie – sottolineano dall’Osservatorio nazionale – si riscontrano casi maggiori di patologie asbesto correlate, come il mesotelioma, tumore al polmone, asbestosi, etc., essendo una delle attività lavorative a maggior rischio di esposizione alla fibra cancerogena. Sin dalle locomotive a vapore nel settore ferroviario l’amianto è stato presente in guarnizioni e rivestimenti, poi dalla metà degli anni ‘50 è iniziata la coibentazione con amianto sui nuovi rotabili, allargata in seguito a tutte le 8mila carrozze circolanti che fu interrotta negli anni ’90, con la messa al bando del pericoloso cancerogeno. La bonifica è stata poi completata all’inizio degli anni 2000”.
Nella settima edizione del Rapporto ReNaM dell’Inail si contano circa 696 casi di mesoteliomi nel settore rotabile, di cui 86 tra i macchinisti. A queste si aggiugnono, come dimostra il caso dell’ex macchinista teramano, l’asbestosi, il cancro del polmone, della laringe e tutte le altre patologie asbesto correlate. “Questa sentenza è importante perchè riconosce il K del polmone anche in lavoratore fumatore che l’Inail, nonostante le numerose condanne, continua a negare che sia malattia asbesto correlata costringendo i familiari dei defunti a intraprendere l’azione giudiziaria. Ora agiremo anche verso l’INPS per le maggiorazioni contributive e la riliquidazione della pensione di reversibilità”conclude l’avvocato Bonanni.
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