La Procura di Prato ha chiuso le indagini, tra i reati contestati ci sono anche il trasporto non autorizzato di rifiuti, il deturpamento di bellezze naturali e la violazione del vincolo idraulico, poiché per realizzare la discarica, secondo l’accusa, avrebbero alterato lo stato e la forma degli argini del fosso di Strigliana. Contestata anche l’inottemperanza dell’ordinanza sindacale di messa in sicurezza del versante dove sarebbe stato realizzato l’abuso, con rimozione dei rifiuti e ripristino dello stato preesistente dei luoghi.
Il provvedimento è stato notificato all’amministratore di sostegno della proprietaria dell’area, ai titolari di tre imprese e alla persona ritenuta dagli inquirenti l’autore materiale dei reati.
Gli accertamenti successivi al sequestro dell’area, risalente a maggio 2023, spiega la Procura in una nota, “hanno consentito di allargare il quadro delle attività illecite che ha interessato l’impervio tratto di terreno boschivo“, collocato nell’Area protetta di interesse locale (Anpil), che si trova sul versante pratese dell’Appennino tosco-emiliano.
L’acquisizione di documenti, testimonianze e sopralluoghi, oltre all’uso di dispositivi di controllo da remoto, hanno consentito agli inquirenti di ricostruire numerosi trasporti di rifiuti per un totale che al momento ha raggiunto le 2.500 tonnellate. Si tratta, spiega ancora la Procura, di materiale proveniente prevalentemente da attività di costruzione e di demolizione: rifiuti edili, in legno, in plastica e metallici.
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