Per il 2025 si punta a frenare l’uscita anticipata con l’introduzione di interventi per rendere più conveniente rinviare la pensione. Il DDL Bilancio 2025 prevede il potenziamento del bonus maroni che sarà detassato ed esteso a chi matura i requisiti per la pensione anticipata ordinaria
Nel 2025 aumentano gli incentivi per restare al lavoro anche alla maturazione dei requisiti per la pensione con quota 103 e anticipata.
Il disegno della Legge di Bilancio per il prossimo anno prevede il potenziamento del bonus maroni. I lavoratori e le lavoratrici che decidono di restare al lavoro otterranno un aumento in busta paga, che a differenza del 2024 non sarà tassato.
Introdotte misure anche per il trattenimento in servizio dei dipendenti pubblici, che possono restare fino a 67 anni.
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Posticipo del pensionamento: bonus maroni detassato. Statali al lavoro fino a 67 anni
Il disegno della Legge di Bilancio 2025, attualmente in esame alla Camera, ha confermato anche per il prossimo anno, con gli stessi requisiti restrittivi introdotti per il 2024, le misure di accesso al pensionamento anticipato in vigore attualmente.
Con l’obiettivo di incentivare la permanenza al lavoro e quindi rendere più conveniente posticipare la pensione, così da alleggerire la spesa previdenziale, il DDL introduce anche il potenziamento degli incentivi per favorire la permanenza al lavoro anche dopo la maturazione dei requisiti per la pensione anticipata.
Si tratta in particolare del cosiddetto bonus maroni, una misura già in vigore da 2 anni e che permette a lavoratori e lavoratrici che posticipano il pensionamento di ottenere in busta paga a i contributi a loro carico (il 9,19 per cento della retribuzione) rinunciando all’accredito sul proprio montante contributivo.
Uno strumento che però finora non ha portato i risultati sperati, date le poche adesioni, legate soprattutto alla scarsa convenienza dal punto di vista fiscale.
Ed è proprio su questo aspetto che intendono le novità contenute all’articolo 23 del DDL Bilancio.
Incentivi per il posticipo del pensionamento 2025: bonus Maroni detassato
L’incentivo al posticipo del pensionamento, come detto, permette ai lavoratori e alle lavoratrici che maturano il diritto alla pensione anticipata entro il 31 dicembre 2025 di proseguire l’attività lavorativa dipendente e ricevere un bonus in busta paga.
Nello specifico, il datore di lavoro non verserà la quota di contribuzione IVS a carico dei lavoratori all’ente di previdenza, la quale sarà erogata interamente ai beneficiari, il che si traduce in un aumento del 9,19 per cento dello stipendio per i privati (8,8 per gli statali).
La novità introdotta dal DDL Bilancio 2025 è che tale somma non sarà tassata. Lavoratori e lavoratrici riceveranno l’intero aumento in busta paga.
Chi ne usufruisce, al momento della pensione, riceverà l’importo del trattamento maturato alla data della prima scadenza utile per il pensionamento per effetto del minor versamento.
Questa possibilità finora è stata concessa a chi matura i requisiti per la pensione anticipata flessibile (Quota 103), quindi 62 anni d’età e 41 di contributi.
Il DDL bilancio estende tale facoltà anche a chi matura il requisito per la pensione anticipata ordinaria, cioè 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Si ricorda che, come per quota 103, il bonus maroni può essere attivato solamente trascorse le nuove finestre temporali introdotte lo scorso anno:
- 7 mesi per i dipendenti privati e i lavoratori autonomi;
- 9 mesi per i dipendenti delle pubbliche Amministrazioni.
Per chi matura il requisito per la pensione anticipata ordinaria, invece, la finestra è pari a 3 mesi per il privato e gli statali e a 4 mesi per i restanti dipendenti pubblici (si ricorda che per effetto delle disposizioni introdotte dalla Legge di Bilancio 2024 quest’ultima finestra sarà incrementata di un mese dal 2025).
La domanda per accedere al bonus Maroni si può presentare direttamente online sul sito dell’INPS oppure tramite Patronati o contact center.
Posticipo del pensionamento: nel 2025 dipendenti pubblici al lavoro fino a 67 anni
Il DDL Bilancio 2025 prevede anche interventi per il trattenimento in servizio dei dipendenti pubblici. In primo luogo viene eliminato il limite ordinamentale per i settori che lo prevedevano.
In particolare, si legge al comma 2 del citato articolo 23, per i lavoratori dipendenti delle PA restano fermi i limiti ordinamentali previsti dai rispettivi settori di appartenenza che dal 1° gennaio 2025 si intendono elevati, se inferiori, al requisito anagrafico per il raggiungimento della pensione di vecchiaia (67 anni).
Il limite attualmente previsto a 65 anni, dunque, sarà elevato a 67 e dal 2027 potrebbe aumentare ulteriormente sulla base dell’adeguamento alla speranza di vita.
Di conseguenza viene abrogato anche il comma 5 dell’articolo 2 del DL n. 101/2013, che prevede il collocamento a riposo obbligatorio per chi, al raggiungimento dei 65 anni d’età, ha maturato i requisiti per il pensionamento anticipato.
Il DDL Bilancio prevede anche l’abrogazione della norma contenuta all’articolo 72, comma 11, del DL n. 112/2008, che permette ai datori di lavoro pubblici di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro (con decisione motivata con riferimento alle esigenze organizzative e ai criteri di scelta applicati e senza pregiudizio per la funzionale erogazione dei servizi) nei confronti di dipendenti che, anche prima dei 65 anni di età, hanno maturato i requisiti per la pensione anticipata.
Infine, si prevede che le PA potranno trattenere in servizio (previa disponibilità degli interessati) lavoratori e lavoratrici per lo svolgimento di attività di tutoraggio e di affiancamento ai neoassunti e per esigenze funzionali non diversamente assolvibili. Questa possibilità può essere esercitata nel limite del 10 per cento delle facoltà assunzionali autorizzate. Ad ogni modo, gli interessati non possono rimanere in servizio oltre i 70 anni di età.
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La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
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