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Che casco usare il moto? Per i medici nessun dubbio: integrale – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


Milano, 30 ottobre 2024 – La motocicletta è libertà, per i motociclisti veri passione e stile di vita, ma anche una scelta per avere una mobilità, soprattutto urbana, più agile e con minori problemi di parcheggio e di costi.

Andare in moto però è pericoloso ed essere bravi e accorti centauri non basta: la guida scorretta, ad essere gentili e per non scrivere in francese, degli automobilisti e di ciclisti e di monopattinisti, più lo stato delle strade tra buche e pavè lasciato senza manutenzione sono spesso vere e proprie trappole per chi usa le due ruote a motore. Attenzione e prudenza non bastano mai e i veri motociclisti lo sanno bene.

Nell’ultimo weekend in Italia sono morti 11 motociclisti e lo scorso anno le vittime sono state 734 ai quali vanno aggiunti 68 tra i ciclomotoristi. Il valore dell’indice di mortalità è di 2,4 volte superiore (1,6 morti ogni 100 incidenti) rispetto a chi conduce altri mezzi. Se avevate dei dubbi…

Ma se morire in moto e in scooter non è così difficile farsi male è molto ma molto più facile. L’abbigliamento adatto aiuta tantissimo: se caschi e tu e la tua passeggera e vestite bermuda, short e magari e calzare infradito non lamentatevi dei danni. Ve la siete cercata.

Quindi usate la testa in tutti i sensi. Infatti in un incidente stradale indossare il casco sbagliato può fare la differenza tra il ritorno a una vita normale, una grave disabilità o addirittura la morte. Una differenza enorme, che sarebbe evitabile semplicemente proteggendosi con il casco integrale: secondo uno studio dell’ospedale Niguarda di Milano, questo tipo di casco. Quello che i medici non possono dire che a fare (anche) la differenza è la qualità e quindi i materiali del casco. Al netto delle mode e della firma, un casco sicuro non può costare poco neppure se lo compri online. E costa poco, farsi la domanda “perché”

Il volto è una componente unica delle persone, anche per la sua importanza funzionale e relazionale – commenta Alberto Zoli, direttore generale Niguarda – Oltre ad essere il punto in cui si concentrano tutti i principali organi di senso, ha una componente importantissima in termini di comunicazione, emozione e socializzazione: in una parola sola, relazione. Niguarda, con il suo Trauma Center, è il centro di riferimento per la gestione di tutti gli eventi traumatici, da quelli lievi fino ai più complessi, oltre che, ovviamente, alle maxi-emergenze. Nel nostro ospedale abbiamo un Trauma Team e una équipe di chirurghi maxillo facciali altamente specializzata nei traumi del volto e della testa, che ogni anno si occupano della più ampia casistica in regione Lombardia. La prevenzione inizia dalla testa, ovvero dalla semplice scelta di utilizzare il giusto casco“.

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Studio Niguarda: il casco integrale dimezza i danni

Gabriele Canzi è, insieme allo specialista in Chirurgia maxillo facciale dell’università Milano-Bicocca Giorgio Novelli, l’ideatore di diverse iniziative sulla sicurezza stradale. Tra questi c’è il progetto “Scuole in moto”, che porta i giovani studenti in ospedale per far incontrare loro i medici, gli sportivi, gli psicologi, le forze dell’ordine e i volontari del soccorso, creando eventi in cui i temi cruciali della sicurezza personale vengono trattati e condivisi col sorriso ed in modo educativo ma divertente. L’ultima è stata “Non ci casco – Safe Faces”, realizzato grazie al sostegno di Fondazione Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), che ha permesso di donare 150 caschi integrali ad altrettanti giovani motociclisti, selezionati attraverso un click day online, rivolto ai neopatentati delle due ruote.

La sicurezza stradale è un tema centrale per il settore assicurativo – spiega il segretario generale Fondazione Ania, Umberto Guidoni – come dimostrano le numerosissime attività svolte in 20 anni dalla Fondazione Ania. In passato abbiamo sviluppato varie campagne di sensibilizzazione sull’importanza dell’utilizzo del casco per chi viaggia su motocicli e ciclomotori. Iniziative fondamentali per arrivare ad un uso diffuso e capillare del casco, ormai indossato dalla stragrande maggioranza dei motociclisti. Ora è il momento di fare un passo in avanti per incrementare il livello di protezione. I dati dimostrano quanto un casco integrale possa ridurre il livello del trauma in caso di incidente”.

“I nostri studi – spiega Gabriele Canzi, direttore della Chirurgia maxillo facciale dell’ospedale Niguarda – hanno dimostrato che la faccia è coinvolta in un incidente motociclistico su 5, mentre la testa lo è nel doppio dei casi. Il 40% dei motociclisti subisce traumi facciali che richiedono il ricovero ospedaliero e un intervento chirurgico ricostruttivo; purtroppo, meno di un motociclista su 3 si preoccupa di indossare un casco che protegga efficacemente il viso. Ciò dimostra quanto poco diffusa sia la cultura della sicurezza personale mentre si guida una moto o uno scooter”.

Nel dettaglio, i chirurghi maxillo facciali di Niguarda hanno analizzato i casi relativi a 2mila vittime di incidenti motociclistici, dimostrando che “l’utilizzo di caschi integrali dimezza la probabilità di subire lesioni al volto rispetto all’utilizzo di semplici caschi “aperti‘” E’ dimostrato inoltre che – sottolineano i medici – in caso di lesioni, i caschi integrali dimezzano la gravità dei danni e quindi la probabilità di subire complessi e ripetuti interventi chirurgici. Conseguenze che richiedono molti giorni di ricovero, e soprattutto che possono portare a deficit permanenti e invalidità tali da stravolgere la vita quotidiana”. Al contrario, usare adeguati sistemi di protezione “aumenta la percentuale di subire solo lesioni lievi, che spesso non richiedono trattamenti e non comportano conseguenze a distanza di tempo”. E ancora, “è stato dimostrato che l’uso di caschi aperti protegge in modo insufficiente anche il resto della testa: infatti aumenta il rischio di subire lesioni cerebrali associate a quelle facciali, che sono la principale causa di mortalità tra i motociclisti più giovani”.



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