Catania, 4 novembre 2024 – Il Tribunale di Catania non ha convalidato il trattenimento di un migrante arrivato in Italia dall’Egitto. “È la prima pronuncia di questo tipo dopo il decreto legge sui paesi sicuri”, ha commentato l’avvocato dell’uomo che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato, Rosa Emanuela Lo Faro.
Nell’ordinanza della corte si precisa che la lista di paesi sicuri stilata dal governo italiano “non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità” di tale “designazione con il diritto dell’Unione europea”. E in Egitto – viene sottolineato – “ci sono gravi violazioni dei diritti umani” che “investono le libertà di un ordinamento democratico”.
Dunque, finora, neanche l’emanazione di un decreto ad hoc garantisce al governo la convalida dei trattenimenti di richiedenti asilo su suolo italiano.
Qualche giorno fa la sezione immigrazione del tribunale di Bologna, ha ritenuto “sussistenti” i presupposti per un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Ai togati Ue il giudice di Bologna chiede quale sia il parametro “sulla cui base debbono essere individuare le condizioni di sicurezza che sottendono alla designazione di un paese terzo come paese di origine sicuro”.
La legge italiana e la giurisprudenza europea
Alla base del quesito la nota contraddizione tra la direttiva europea 32/2013 in materia di protezione internazionale e la legge italiana. Contraddizione già fatta emergere dal tribunale di Roma quando non ha convalidato il trattenimento dei migranti trasferiti in Albania, citando la sentenza del 4 ottobre della Corte Ue. Il sostanza la Corte di giustizia europea ha escluso che un Paese di origine dei richiedenti asilo possa essere ritenuto sicuro se parti del suo territorio o categorie di persone sono a rischio per vari motivi. Ed è il caso dell’Egitto secondo il giudice di Catania.
Proprio per evitare un altro ‘caso-Roma’ il governo ha recentemente approvato un decreto con una nuova lista di Paesi sicuri, confermando l’Egitto, e elevando la lista da regolamento a legge dello Stato, auspicando che nessun giudice l’avrebbe più messa in discussione. L’ha fatto oggi invece il tribunale di Catania. Alla Corte Ue il giudice di Bologna nel frattempo domanda se “sussista sempre l’obbligo per il giudice nazionale di non applicare” le disposizioni nazionali.
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