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Auto al collasso? Ecco perché il caso Nissan (che ne licenzia 9.000) insegna anche all’Europa – Torino Cronaca – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


Dall’Italia arriva l’allarme: l’industria automobilista europea è al collasso. Non solo Stellantis, ma anche Volkswagen soprattutto con Audi – che in questi giorni ha pubblicato i dati finanziari secondo cui ha perso il 91% della produzione, a causa della chiusura dello stabilimento di Bruxelles – e a catena tutte le altre. Ma anche a livello mondiale sta accadendo qualcosa di – non – imprevedibile: lo dimostra il collasso, perché diventa difficile definirlo diversamente, di un colosso come la giapponese Nissan che, alle prese con riduzione di ricavi e vendite, ha annunciato il taglio di 9.000 posti di lavoro a livello globale e una significativa riduzione della capacità produttiva, per adattarsi al calo delle vendite. L’azienda ha registrato una perdita netta di 9,3 miliardi di yen (56 milioni di euro) nel secondo trimestre dell’esercizio finanziario in corso.

L’allarme dell’Italia

“Oggi siamo al collasso dell’auto europea, non solo italiana, che sta annunciando ogni giorno chiusure di stabilimenti, licenziamenti di operai. C’è il collasso – ha detto il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso -. Il primo gennaio del prossimo anno scatterà qualcosa che porterà alla fine dell’auto europea se non ci muoviamo in fretta: è previsto un sistema di multe per le case costruttrici che non raggiungono una proporzione di vendita fra elettrico e endotermico. L’ammontare di queste multe è pari a 17 miliardi di euro, che determinerebbe il collasso dell’industria di auto”.

Il ministro, nel suo intervento, ha ovviamente accusato il Green Deal sposato dall’Europa, quello dello stop al motore endotermico entro il 2035, la riduzione delle emissioni di CO2 – ossia aumentando la produzione di elettriche a scapito delle endotermiche – a partire dal 2025, una rivoluzione inizialmente appoggiata da molti costruttori – Mercedes in testa – che però si è scontrata con un mercato che rifiuta l’elettrico, ai prezzi europei almeno, preferendo in questo ambito i costruttori cinesi. 

E così, mentre la politica parla ancora di Mirafiori e delle fabbriche italiane quasi non accorgendosi che, proprio oggi, Stellantis ha annunciato 1.100 licenziamenti in uno stabilimento Jeep negli Usa (vedi articolo correlato qui sotto), anche fuori dall’Europa stanno cadendo i giganti. Perché se Toyota pure non brilla, ma insiste sulle sue auto ibride e disconosce la svolta del full electric, il caso Nissan spiega bene quanto accade ai costruttori globali.

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Cause della crisi di Nissan

Nissan, come altri costruttori globali, sta soffrendo per il rallentamento delle vendite di auto nuove e per l’incertezza economica globale. Il gruppo ha riportato un calo del fatturato trimestrale del 5% su base annua, con entrate scese a 2.986 miliardi di yen (18 miliardi di euro). L’utile operativo è stato meno della metà delle aspettative degli analisti, portando l’azienda a rivedere drasticamente al ribasso le sue previsioni finanziarie per l’intero anno.

Previsioni riviste al ribasso e riduzione dei costi

Nissan ha abbassato le sue previsioni di fatturato per l’intero esercizio finanziario 2024-2025, atteso ora a 12.700 miliardi di yen, rispetto all’obiettivo iniziale di 14.000 miliardi di yen. Anche l’utile operativo è stato ridimensionato, con stime che ora si fermano a 150 miliardi di yen — tre volte inferiore rispetto alle previsioni precedenti.

Per migliorare la stabilità finanziaria, Nissan ha delineato una serie di tagli ai costi: 300 miliardi di yen nei costi fissi e 100 miliardi di yen nei costi variabili. Il piano include una riduzione della capacità produttiva globale del 20%, assieme alla razionalizzazione degli investimenti e alla riduzione della partecipazione in Mitsubishi Motors dal 34% al 24%.

Sfide nei mercati chiave: Stati Uniti, Cina ed Europa

Stati Uniti: Il mercato statunitense è particolarmente cruciale per Nissan, che ha venduto solo 212.000 unità nel periodo luglio-settembre, registrando un calo del 2,3% rispetto all’anno precedente. Le sfide sono amplificate dall’aumento dei dazi doganali imposti dagli Stati Uniti. Secondo Makoto Uchida, CEO di Nissan, l’azienda intende “ricostruire il proprio marchio” negli Stati Uniti, dove esporta un numero significativo di veicoli prodotti in Messico.

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Cina: Nissan sta affrontando una forte concorrenza dai produttori locali nel mercato cinese delle auto elettriche. Le vendite sono calate del 13% a 172.000 unità nel terzo trimestre, un calo significativo rispetto agli anni precedenti. In risposta, l’azienda intende introdurre nuovi modelli elettrici per capitalizzare la crescente domanda di veicoli a basse emissioni.

Europa: In Europa, dove la Nissan ha uno stabilimento a Sunderland, in Inghilterra, le vendite sono diminuite del 5,9% a 80.000 veicoli nel terzo trimestre. Per rimediare, Nissan ha pianificato il lancio di nuovi modelli ibridi e elettrici plug-in, riducendo i tempi di sviluppo a 30 mesi per rispondere più rapidamente alle esigenze dei consumatori.

Investimenti nel futuro e addio a Renault?

Nissan sta rinnovando i propri investimenti nella ricerca e sviluppo per essere competitiva nel settore delle auto elettriche. Recentemente, Mitsubishi si è unita alla partnership strategica tra Nissan e Honda per lo sviluppo di tecnologie avanzate per veicoli elettrici. In parallelo, l’alleanza con Renault è stata ridotta a progetti selettivi, mirati a supportare gli obiettivi strategici del gruppo.

Un caso esemplare

Alla luce di tutto questo, dunque, ecco perché Nissan può essere un caso di studio anche per la crisi europea: non solo il mercato della vecchia Europa, ma anche quello cinese che – proprio per l’avanzata dei produttori locali, sostenuti da una enorme iniezione di denaro pubblico – è sempre stato cruciale e determinante per i brand con modelli premium. Puntare sugli Stati Uniti, invece, sembra una scommessa sulla nuova amministrazione Trump, anche se in questo caso il colosso giapponese dovrà valutare l’eventuale imposizione di dazi sui veicoli prodotti in Messico ed esportati negli Usa. Situazione, questa, che riguarda anche produttori come Stellantis.





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